“La povertà non può attendere anche il Papato deve convertirsi”

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CITTÀ DEL VATICANO — C’è l’impegno a cambiare la Chiesa profondamente — a cominciare dallo stesso Papato — e l’invito a contrastare la legge del più forte, «dove il potente mangia il più debole». C’è il richiamo a fermare «le guerre all’interno del popolo di Dio» (leggi: in Vaticano), e l’appello per «una riforma finanziaria che non ignori l’etica ». Dice il Papa “venuto dalla fine del mondo” che ora «non si possono lasciare le cose come stanno». E che «questa economia dell’esclusione e dell’iniquità uccide». Mentre «bisogna ascoltare il grido dei poveri». E allora Francesco prega «il Signore che ci regali più politici che abbiano davvero a cuore la vita dei poveri».
Jorge Mario Bergoglio volta la pagina della Chiesa, invita fedeli e non credenti a serrare le fila contro le aberrazioni della società, e mette per la prima volta nero su bianco i punti fondanti del Pontificato a 8 mesi dalla sua elezione. Lo fa con un’esortazione apostolica, “Evangelii Gaudium”, la prima interamente di suo pugno dopo l’enciclica “Lumen Fidei” ispirata da Benedetto XVI. Un testo lungo 220 pagine, buttato giù direttamente in spagnolo lo scorso agosto dopo il viaggio a Rio de Janeiro, e teso come vuole il titolo a «recuperare la freschezza originale del Vangelo».
È, in sostanza, un documento programmatico. Un’analisi lucida, spietata a tratti, dell’attuale sistema economico e capitalistico. Con un richiamo vibrante alla pace fuori e dentro la Chiesa. Uno scritto potente e al tempo stesso intriso di umanità, nel quale la sensibilità latinoamericana del Papa emerge in tutta evidenza. Un lavoro che L’Osservatore Romano definisce come una «Magna Charta per la Chiesa di oggi », eppure steso con uno stile colloquiale e una prosa coinvolgente.
CONVERSIONE DEL PAPATO
«Dal momento che sono chiamato a vivere quanto chiedo agli altri, devo anche pensare a una conversione del Papato». È il passo forse più forte e destinato a suscitare discussioni. «A me — scrive Francesco — spetta rimanere aperto ai suggerimenti orientati a un esercizio del mio ministero che lo renda più fedele al significato che Gesù Cristo intese dargli e alle necessità attuali dell’evangelizzazione. Il Papa Giovanni Paolo II chiese di essere aiutato a trovare “una forma di esercizio del primato che si apra a una situazione nuova”. Siamo avanzati poco in questo senso», è la dura critica di Bergoglio. Anche il Papato e le strutture centrali della Chiesa universale, prosegue, hanno «bisogno di ascoltare l’appello a una conversione pastorale». Perché «un’eccessiva centralizzazione», anziché «aiutare », «complica la vita della Chiesa». È necessaria dunque «una salutare decentralizzazione». Troppe poi le «guerre» nel popolo di Dio e «nelle diverse comunità: chi vogliamo evangelizzare con questi comportamenti? ». Piuttosto, «le chiese devono avere dappertutto le porte aperte
». Anzi il Papa preferisce «una Chiesa accidentata, ferita e sporca per essere uscita per le strade», invece «che una Chiesa malata per la chiusura». Occorre, dunque, una «rivoluzione della tenerezza». Ed evitare il clericalismo e il pessimismo sterile.
ECONOMIA TIRANNA
«Il Papa ama tutti, ricchi e poveri, ma ha l’obbligo, in nome di Cristo, di ricordare che i ricchi devono aiutare i poveri, rispettarli e promuoverli. Vi esorto alla solidarietà disinteressata e a un ritorno dell’economia e della finanza a un’etica in favore dell’essere umano. La politica, tanto denigrata, è una vocazione altissima, è una delle forme più alte della carità, perché cerca il bene comune».
DONNE E ABORTO
«C’è ancora bisogno di allargare gli spazi per una presenza femminile più incisiva nella Chiesa. Il genio femminile è necessario in tutte le espressioni della vita sociale». Ma sull’aborto «non ci si deve attendere che la Chiesa cambi la sua posizione». E per Bergoglio «non è progressista pretendere di risolvere i problemi eliminando una vita umana». Il “no” all’aborto, spiega, «è legato alla difesa della vita nascente e di qualsiasi diritto umano ».
VESCOVI PIÙ AUTONOMI
«Ancora non si è esplicitato uno Statuto delle Conferenze episcopali che le concepisca come soggetti di attribuzioni concrete, includendo anche qualche autorità dottrinale. Non è opportuno che il Papa sostituisca gli Episcopati locali nel discernimento di tutte le problematiche che si prospettano nei loro territori».
OMELIE PIÙ BREVI
«La parrocchia — esorta Francesco in uno dei passi più coinvolgenti — stia in contatto con le famiglie e con la vita del popolo e non diventi una struttura prolissa separata dalla gente». E l’omelia del sacerdote «deve essere breve ed evitare di sembrare una conferenza o una lezione».
Né contenere moralismi o condanne. «Non può essere uno spettacolo di intrattenimento, non risponde alle logiche mediatiche».
LA COMUNIONE AI DIVORZIATI
Francesco non pretende di dire «una parola definitiva» su temi che devono essere ancora «oggetto di
studio e di attento approfondimento ». Ma sulla comunione ai divorziati risposati indica una direzione che potrà essere seguita dal prossimo Sinodo straordinario: «L’Eucaristia, sebbene costituisca la pienezza della vita sacramentale, non è un premio per i perfetti ma un generoso rimedio e un alimento per i deboli».
ISLAM ED EBRAISMO
L’evangelizzazione implica il dialogo. E per Bergoglio l’ecumenismo è una risorsa imprescindibile. «Di fronte a episodi di fondamentalismo violento », ricorda che «il vero Islam e un’adeguata interpretazione del Corano si oppongono a ogni violenza». E «l’amicizia con i figli d’Israele» è parte «della vita dei discepoli di Gesù».
PAGINE POETICHE
Più volte, qua e là nel testo, si trovano passi densi e spunti ricchi di poesia. Come questo, verso la fine: «La nostra tristezza infinita si cura soltanto con un infinito amore».


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