Carcere, Tamburino (Dap): ”Volontariato insostituibile”

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ROMA – Giusto parlare di costi e sprechi nell’amministrazione pubblica, ma l’85 per cento dei fondi stanziati per il carcere sono “bloccati, ibernati e fissi nel breve termine”. È quanto ha affermato Giovanni Tamburino, capo del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, intervenuto durante il 46° Convegno nazionale del Coordinamento enti e associazioni volontariato penitenziario – Seac, in corso oggi e domani a Roma e dedicato ai “Costi del carcere”.  “Quello delle spese è un argomento attuale in un momento in cui il Paese considera l’aspetto dei costi molto rilevante – ha affermato il capo del Dap -. I costi sono innanzitutto economici, ma su questo spesso ci sono dati discordanti. Io mi attengo a quelli ufficiali, quelli che elabora il Dap”.

I costi fissi. Un detenuto, in Italia, “costa” intorno al 100-120 euro al giorno, ha precisato Tamburino, ma sono dati da manipolare con le dovute attenzioni, soprattutto quando si parla di tagli. “C’è un apparato, ci sono circa 200 istituti per 400 mila metri quadri, abbiamo i mezzi, i veicoli e i beni strutturali che consentono alle strutture di funzionare e voci fisse che non sono destinate a variare nel breve periodo che incidono per l’85 per cento sui 2.800 milioni di euro stanziati annualmente a questo settore”. Dato pro capite, che nel caso di una riduzione consistente della popolazione carceraria, quindi potrebbe “schizzare” da un giorno all’altro. Un incremento repentino che, qualora dovesse verificarsi, è dovuto all’impossibilità “che la struttura riduca in un giorno solo la spesa della metà”.

Autolesionismo e suicidi in calo. Tuttavia non sono solo i costi economici, quelli che preoccupano il Dap, ci sono anche quelli umani, come “il decadimento psicofisico, etico, le malattie e altro ancora”, ha aggiunto Tamburino. Tuttavia, per il capo del Dap, nelle carceri italiane qualcosa sta cambiando. “Stiamo attuando una apertura negli istituti – ha spiegato -. Stiamo realizzando una diversa distribuzione del tempo con l’apertura delle celle e stiamo lavorando per trovare attività per riempire questo tempo”. Un’apertura delle celle, che secondo Tamburino, è già una notizia positiva che fa raccogliere anche i primi risultati. “Abbiamo misurato una diminuzione dell’autolesionismo – ha affermato il capo del Dap -, un notevole calo di casi di suicidio e una riduzione dei fenomeni di aggressività. Indicatori che quando sono così tanti significa che abbiamo imboccato la giusta direzione”.

Un call center per detenuti. Tra gli aspetti positivi evidenziati da Tamburino anche la territorializzazione e le esperienze lavorative. “Abbiamo attuato una maggiore territorializzazione dell’esecuzione penale – ha aggiunto Tamburino -. Il Dap così com’è stato finora, non ha funzionato bene. Bisogna incrementare il decentramento: i provveditori sono i nostri pilastri”. Tra le buone prassi menzionate dal capo del Dap, anche l’esperienza dei call center gestiti dai detenuti. “Abbiamo eccellenti call center gestiti dai detenuti a Bollate, a Padova e anche a Roma – ha aggiunto -. Si potrebbe introdurre un call center che raccolga le chiamate dei detenuti stessi, che sia addetto alle segnalazioni proprio dei detenuti”.

Insostituibile il ruolo del volontariato. Nonostante i dati positivi snocciolati dal capo dell’amministrazione penitenziaria, non mancano le preoccupazioni per le criticità croniche, ma l’intervento di Tamburino in apertura del Convegno Seac è “una dichiarazione di ragionevole ottimismo – ha spiegato il capo del Dap -. Vi è una attenzione rinnovata e maggiore di prima rispetto a questa problematica che riguarda anche il mondo della politica e dell’informazione pubblica. Riguarda anche l’Europa, che ci terrà d’occhio e ogni mese vorrà sapere che succede. Ma la realtà è ancora problematica. Non ci sarà mai un carcere senza criticità. Dobbiamo lavorare per ridurre il “danno”, avere qualcosa dove tutto vada bene è impensabile. In questo contesto, il volontariato è uno strumento prezioso e insostituibile”.(ga) 

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