Un doppio agente americano dietro la strage di Mumbai

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Dalla Cia replicano stizziti: vi abbiamo avvertiti . Forse la verità è a metà strada e porta alla figura di David Headley, trafficante di droga, informatore, infine militante qaedista.
Il capitolo primo in questa storia di spionaggio e terrore ruota attorno a quest’uomo enigmatico. Nato a Washington nel 1960, padre pachistano e madre americana, abita a lungo a Lahore dove frequenta ambienti integralisti, quindi rientra negli Usa e apre un bar a Filadelfia. Il primo di molti lavori. Beccato per una vicenda di stupefacenti, sconta una decina di anni di galera e cerca di cambiare vita trasformandosi in una «talpa» della Dea, l’antidroga Usa. La storia si ripete nel 1997: nuovo arresto e offerta di collaborare con la Cia per dare la caccia ai terroristi. Headley, che usa anche il nome di Daoud Gilani, bazzica tra il Pakistan e l’India, inizia la sua lenta infiltrazione di gruppi qaedisti e in particolare, attorno al 2006, del Lashkar, fazione che conduce attività anti-indiane. In realtà il vero obiettivo — sostengono alcune fonti — è Bin Laden.
Vita difficile quella di David. Oltre a tenere d’occhio gli estremisti, deve vedersela con tre mogli, sposate separatamente e ognuna all’oscuro delle altre. Rapporto ovviamente segnato da crisi. E sono loro a segnalare alle autorità, tra il 2007 e il 2008, le connessioni radicali di Headley. Nulla accade. David prosegue nelle sue relazioni pericolose con i qaedisti. E si arriva alla strage di Mumbai, con la presa d’ostaggi nell’hotel Taj Mahal e i civili presi di mira. Headley, come ricorda il Sunday Times , visita sette volte l’albergo, fornisce aiuto ai mujahedin responsabili dell’attacco. È considerato uno dei registi dell’operazione.
Un anno dopo Hadley è catturato dagli americani e sottoposto a processo. Lo condannano a 35 anni rifiutando l’estradizione in India. La tesi è che l’estremista ha collaborato con gli Usa solo all’inizio, ma poi ha abbracciato in pieno i programmi del Lashkar. In molti sospettano, invece, che sia un agente sfuggito al controllo. Gli indiani, però, sono andati oltre. Per loro Washington non ha voluto comprometterlo nella speranza di arrivare a Osama. Tesi respinta dagli Stati Uniti, convinti che solo l’incompetenza dell’intelligence di New Delhi ha impedito di fermare i terroristi di Mumbai.
Guido Olimpio


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