Un decreto securitario per la Terra dei fuochi

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NAPOLI. Era stato annunciato due mesi fa e ieri il cdm ha approvato il cosiddetto «reato di combustione» per la Terra dei fuochi, secondo il quale chi brucerà rifiuti potrà essere arrestato con un reato specifico rischiando fino a 6 anni di carcere. Svolta repressiva, dunque, per un’attività criminale di sversamento e occultamento di materiali pericolosi che in provincia di Napoli e Caserta è andata avanti indisturbata almeno per venti anni. Il ministro Orlando proprio in un’intervista al manifesto lo scorso mese aveva spiegato di non essere spinto da uno «spirito securitario», ma che l’emergenza campana necessitava di strumenti per poter agire e dare la possibilità agli inquirenti e forze dell’ordine di avere mano libera.
Una strada che però non piace ai comitati i quali chiedono da sempre a gran voce di partire con le bonifiche, mentre nella manifestazione dello scorso 16 novembre avevano proposto, insieme a Fiom e Libera, la costituzione di un Osservatorio con membri gli stessi cittadini.
«Ben venga la repressione, ma ora abbiamo bisogno di una mappatura delle terre inquinate – ha commentato a caldo don Maurizio Patriciello – Ora servono interventi a monte». Il parroco di Caivano, che da tempo si batte contro le ecomafie, ha spronato il governo affinché si approvino leggi in grado di bloccare il fenomeno, non solo toppe temporanee: «Dobbiamo andare a incidere seriamente sulla tassazione delle fabbriche e sulla sistemazione delle loro attività. Se si continua a produrre in nero, e noi facciamo finta di non vedere il problema non troverà mai una vera e definitiva soluzione».
Se si sceglie il pugno duro per chi delinque, non vengono però stanziati fondi per mettere in sicurezza i terreni. Se qualche soldo verrà impiegato bisognerà aspettare l’ok di Bruxelles per i 600 milioni del programma operativo di riprogrammazione e di quello di coesione. Con il decreto si prevede anche l’impiego dell’esercito, così come avvenuto in altri momenti di crisi nell’emergenza rifiuti della Campania. I militari potrebbero essere chiamati fin da subito a presidiare i terreni a rischio per evitare che continuino gli incendi. Una pratica che ha finito per appestare anche l’aria oltre che le terre. Qui la camorra ha buttato di tutto, perfino scorie nucleari. Sempre secondo la norma d’urgenza varata ieri è prevista entro 150 giorni la perimetrazione delle aree agricole interessate. «Un’operazione di verità – ha affermato in conferenza stampa la ministra Nunzia De Girolamo – per individuare quelle aree contaminate impedendogli di produrre ancora alimenti». Per il presidente del Consiglio Enrico Letta questo è solo l’inizio: «Si tratta di una risposta senza precedenti, forte, netta per recuperare tempo perduto», ha dichiarato da Palazzo Chigi. Soddisfazione è stata espressa anche da Ermete Realacci, esponente democratico in commissione ambiente, che ha ricordato come siano almeno 15 i clan che hanno lavorato indisturbati.
Si è invece ancora lontani, a livello legislativo, dal dichiarare il nesso tra aumento esponenziale dei tumori e avvelenamento dei territori. Tanto che Antonio Giordano, uno dei medici per l’ambiente sottolinea la poca attenzione per i rischi oncologici, una svolta fondamentale per le popolazioni in sofferenza. «Non c’è una riga sul diritto alla salute – scrive Antonio Musella, coautore del libro Il paese dei veleni – niente riguardo alla necessità di potenziare il servizio sanitario pubblico, di avviare le indagini tossicologiche. A chi applaude al decreto posso consigliare solo di leggerlo e poi confrontarlo con le richieste dei movimenti. Di quello che chiedevamo non c’è quasi nulla».


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