Il ministro non lascia E convoca i dirigenti: mai più scivoloni

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ROMA – «Non ci penso neanche a dimettermi ma bisogna che la smettano con questo tiro al bersaglio». Fabrizio Saccomanni è provato ma non al punto di abbandonare via XX settembre. Lo ha detto anche ieri pomeriggio in un incontro con i suoi dirigenti, convocato per capire se c’è un modo di evitare ulteriori incidenti che coinvolgano il governo, il ministero, lui.
Il pasticcio dei 150 euro tolti agli insegnanti non è che uno degli episodi che hanno avvicinato l’esecutivo Letta al pericoloso precipizio della crisi, un precipizio verso cui una parte della maggioranza, il Pd di Matteo Renzi, sembra spingerlo ogni giorno di più. Il caso Nardella ieri, con quella che è sembrata una richiesta di dimissioni del ministro, poi subito smentita, è parsa l’ennesima spallata che lo ha colpito mentre si stava rialzando dopo l’incidente con la collega dell’Istruzione. Ma più che il logorio politico, che Saccomanni sa avere come bersaglio il governo, e lui solo come tramite, il ministro sembra soffrire sempre di più gli incidenti tecnici in cui la struttura che lo circonda lo coinvolge, facendogli rimediare brutte figure. Non si sta parlando della Ragioneria, dove Saccomanni ha voluto una persona di fiducia, anche lui proveniente da Bankitalia: Daniele Franco. Il problema si troverebbe nelle seconde linee del ministero, quelle che fino ieri riportavano alla prima di nomina tremontiana, spazzata via con l’avvento di Saccomanni. È lì che si anniderebbero le resistenze più tenaci.
Realtà? Ossessione? A riprova si raccontano diversi episodi, come quello avvenuto ai primi di dicembre, quando il ministero dovette ritirare rocambolescamente dal Senato la relazione tecnica alla legge di Stabilità, giunta in Parlamento bollinata ma in una versione raffazzonata al punto che a bordo pagina figuravano ancora note del tipo: «Sulla tal copertura, chiedere a Caio…». Una sciatteria o una mina piazzata sul cammino già impervio della legge di Stabilità? Nel caso della scuola la sensazione che qualcosa sia sfuggita al controllo della macchina dell’Economia è ancora più evidente,come avrebbe rimarcato con veemenza il viceministro Luigi Casero. Ma brucia anche a Saccomanni la precipitosità con cui il ministro dell’Istruzione avrebbe rilasciato dichiarazioni prima ancora di confrontarsi con lui. Per non parlare della polemica sotterranea, emersa tra le righe dei giornali (e smentita da Saccomanni), con il commissario alla spending review , Carlo Cottarelli. Tutte ragioni per le quali ieri Saccomanni ha riunito i suoi per capirci di più e richiamare tutti a un maggior senso di responsabilità.
Per il resto il ministro guarda dritto davanti a sé, non senza qualche sollievo da quando Renato Brunetta ha smesso di fargli le pulci giornaliere. «Il meglio deve ancora venire» sembra dire in questi giorni, guardando ai dati sullo spread , tornato ai minimi, e mentre attende per febbraio quelli sul Pil del quarto trimestre del 2013, che dovrebbero sancire il ritorno al segno «più», con questo dimostrando che la cura da cavallo è servita e che il rigore non ha ammazzato la crescita. Anche per questo Saccomanni vuol restare al proprio posto per poter rivendicare i risultati del lavoro svolto, come ha fatto ieri ricevendo in Senato un applauso per la conclusione del difficile percorso del decreto Imu-Bankitalia, che ora passa alla Camera.
Quanto all’appellativo di «mero esecutore», che Saccomanni ha riferito all’operato del suo ministero e che ha destato le critiche dei renziani, è il termine che meglio rappresenta il ruolo che lui ha accettato di ricoprire, quello di civil servant, fedele al premier che lo ha scelto. Insomma,un tecnico prestato alla politica, «prestato» sottolinea spesso, come a voler dire che lui politico non sarà mai. Come quel personaggio del suo libro preferito, i Buddenbrook, che dice: «No, fra gente senza dignità, senza morale, senza ambizione, senza signorilità e senza rigore, fra gente sciatta, scortese e trasandata, fra gente che è allo stesso tempo pigra e leggera, pesante e superficiale… fra gente così non mi posso ambientare… ».
Antonella Baccaro


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