Rehn a Saccomanni: fiducia ma meno spese e più privatizzazioni

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ROMA —Sì, la svolta c’è stata. La caduta del Pil, Prodotto interno lordo, si è fermata e l’economia sta riprendendo a crescere. È il timido ottimismo che spunta nelle stime degli economisti della Banca d’Italia generalmente severi nelle loro analisi. Dopo il calo dell’1,8% del 2013, nel 2014 il Prodotto dovrebbe aumentare dello 0,7% e l’anno successivo dell’1%, si legge nel Bollettino dell’Istituto di via Nazionale che ridimensiona le previsioni fatte dal governo di una crescita dell’1,1% nel 2014, ma conferma che il rapporto debito-Pil quest’anno rimarrà vicino al 3% come dice l’esecutivo. «Le previsioni della Banca d’Italia sono credibili» ha commentato il commissario europeo agli Affari economici e monetari, Olli Rehn, che ieri ha incontrato a Roma il ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni al quale ha assicurato che la Commissione consentirà all’Italia di aumentare il proprio deficit per finanziare investimenti produttivi se continuerà a rispettare gli obiettivi di bilancio mantenendo sotto controllo la spesa («La spending review è importante», ha detto Rehn) e farà le privatizzazioni.
La svolta c’è stata, dunque, la recessione è stata superata. Il cammino verso la completa ripresa dalla profonda crisi è però lento e incerto, pieno di insidie e di rischi di frenata ma soprattutto diversificato, non omogeneo. I segnali di recupero dell’attività produttiva, dice Bankitalia, «restano molto diversificati e non si sono ancora estesi a tutte le aree del Paese e a tutti i settori di attività economica». In altre parole migliora la situazione delle imprese che esportano mentre restano indietro, ancora in grande difficoltà, le aziende che vendono solo sul mercato interno. Queste ultime sono soprattutto piccole e medie e operano nella gran parte nel Mezzogiorno. La ripresa è ancora «largamente trainata dalle esportazioni» a fronte «di una domanda interna, in particolare per consumi, ancora debole» anche se in via di risveglio. Nel terzo trimestre del 2013, infatti, «si è attenuata la flessione dei consumi delle famiglie; restano però frenati dalla debolezza del reddito disponibile e dalle difficili condizioni del mercato del lavoro».
La conseguenza più evidente di questa ripresa diversificata tra imprese grandi e piccole e tra Nord, Centro e Sud è proprio sull’occupazione che, comunque, in generale, segue con ritardo l’andamento del ciclo economico. «Nonostante i primi segnali di stabilizzazione e l’aumento delle ore lavorate, le condizioni del mercato del lavoro restano difficili: l’occupazione potrebbe tornare a espandersi solo nel 2015». Le previsioni sono quindi di un aumento del tasso di disoccupazione al 12,9% nella media del prossimo anno. Resterebbe alta in particolate la percentuale dei giovani senza lavoro anche se la Banca d’Italia sottolinea al pari dell’Istat come il tasso attorno al 40% significhi, tenendo conto del basso tasso di partecipazione dei ragazzi dai 15 ai 24 anni, all’incirca il 10% di disoccupati effettivi.
Un fattore di rischio sulla ripresa dell’economia è ancora rappresentato dalla stretta del credito. «Il costo della raccolta obbligazionaria delle banche è diminuito nelle principali economie dell’area dell’euro, in particolare in Spagna e in Italia» anche se «il credito alle imprese non ha ancora beneficiato del miglioramento delle condizioni sui mercati finanziari». In Italia si è registrata una diminuzione di oltre l’8% su base annua nei tre mesi conclusi a novembre e «continua a rappresentare un freno alla ripresa». In particolare, si legge nel Bollettino, i prestiti «risentono della bassa domanda per investimenti e, dal lato dell’offerta, dell’elevato rischio di credito e della pressione della recessione sui bilanci delle banche».
E poi c’è l’inflazione prevista in calo all’1,1% nel 2014 che, se può favorire i consumi delle famiglie, porta però con sé i timori per un ristagno. «Il rischio di una deflazione generalizzata resta nel complesso modesto, ma il calo dell’inflazione potrebbe essere più accentuato e persistente di quanto prefigurato, specie se la debolezza della domanda si riflettesse sulle aspettative».
Stefania Tamburello


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