Le carte con gli accusatori e l’ombra dell’inchiesta

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BENEVENTO — Potrebbe non essere soltanto il futuro politico e in particolare della sua poltrona di ministro delle Politiche agricole a preoccupare in questi giorni Nunzia De Girolamo. L’inchiesta della Procura di Benevento sulla Asl del capoluogo sannita, nelle cui carte compare il nome dell’esponente del Nuovo centrodestra, seppure non in qualità di indagata, non è ancora giunta a conclusione. E al di là di ciò che veniva detto nel corso delle riunioni che De Girolamo convocava a casa del padre e in cui dava indicazioni ai manager su come gestire servizi, nomine e appalti, il lavoro dei magistrati continua.
Lo snodo immediato è l’udienza in programma stamattina davanti al Tribunale del riesame di Napoli che dovrà decidere se accogliere o meno il ricorso dell’ex direttore amministrativo della Asl sannita, Felice Pisapia, accusato di truffa e malversazione, contro il provvedimento del gip di Benevento che gli impone l’obbligo di dimora a Salerno. In questa occasione potrebbero essere depositate le trascrizioni di tutte le ventisette ore di registrazioni che Pisapia fece segretamente durante le riunioni con l’allora deputata del Pdl e gli altri vertici della Asl. Una parte di quelle conversazioni (quelle nelle quali De Girolamo parla dell’assegnazione degli appalti per il bar interno all’ospedale Fatebenefratelli e per il servizio 118, condendo i discorsi con qualche parolaccia) sono finite in una informativa della Guardia di Finanza ma nessuno degli investigatori vi ha ravvisato risvolti penalmente rilevanti. Ora il materiale che potrebbe entrare a far parte degli atti dell’inchiesta, se l’avvocato di Pisapia, Vincenzo Regardi, deciderà per il deposito e se il Tribunale lo accoglierà, aumenterebbe notevolmente e se ne dovrebbe valutare il contenuto. Con risultati per ora impossibili da prevedere.
Ma se tutto questo deve ancora avvenire, ci sono cose che invece nel corso di questa indagine sono già avvenute e che non fanno escludere nuovi sviluppi. Come i verbali riempiti dallo stesso Pisapia e da Arnaldo Falato, responsabile del servizio organizzazione aziendale della Asl. Quest’ultimo viene ascoltato dal pubblico ministero Giovanni Tartaglia Polcini in qualità di persona informata dei fatti e racconta dei suoi rapporti con il direttore generale Nicola Rossi (quello che in una registrazione dice a De Girolamo: «Nunzia, premesso che io non resterò un secondo su quell’Asl se non per te e con te, perché io la nomina l’ho chiesta a te, tu me l’hai data ed è giusto che ci sia un riscontro…») e dice che «per quanto a mia conoscenza vi sono atti amministrativi non in linea con l’attuale legislazione adottati dall’attuale direttore generale», specificando che si tratta di «provvedimenti peggiorativi della posizione dei cosiddetti avversari politici». Se Rossi rappresenta De Girolamo, Falato ammette di avere altra provenienza («la vecchia guardia Udeur»), ma le cose che riferisce, se verificate, sarebbero comunque gravi: «Il direttore generale mi ha più volte espressamente rappresentato di voler favorire le imprese vicine al Partito della libertà».
Ancora più esplicito Pisapia, che certo, però, da indagato, sostiene davanti al pm una linea difensiva. Ma ecco che cosa dichiara, nell’interrogatorio del 14 gennaio 2013, a proposito dei pagamenti della Asl ad alcune ditte fornitrici di servizi, Sanit e Modisan: «Rossi (il direttore generale, ndr) vuole danneggiare Sanit per favorire Modisan (…) che ha sponsorizzato il congresso del Partito della libertà».
Pisapia riferisce di «incontri politici» in cui venivano trattati questi argomenti e dice che a questi incontri «era presente» Nunzia De Girolamo: «Eravamo a casa sua a San Nicola Manfredi, penso a casa del padre o della madre». Pisapia parla anche di commissioni mediche formate in modo che fossero «affini all’orientamento politico del direttore generale», aggiungendo che questo serviva a «fare proselitismo politico». A questo punto il pm gli chiede elementi di riscontro precisi e lui fornisce i riferimenti di una transazione per 450.000 euro con un’altra impresa (la Minieri) avvenuta nonostante l’operazione fosse stata vietata dalla Regione.
Se su questi elementi la Procura ha approfondito o deciderà di farlo, è chiaro che altri nomi potranno essere iscritti nel registro degli indagati.
In ogni caso è ormai chiaro che nella Asl di Benevento c’erano interessi che andavano ben oltre l’assegnazione dell’appalto per la gestione del bar nell’ospedale. Che comunque è finito alla cugina di De Girolamo. Anche se ora il Comune ha scoperto che nei successivi lavori di ampliamento ci furono gravi violazioni amministrative. Tanto gravi da poter lasciare, a breve, medici infermieri e pazienti, senza un posto dove andare a prendere il caffè.
Fulvio Bufi


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