Ritorno al passato. E la politica balbetta davanti al ricatto

Loading

DICIAMOLO SUBITO: IL PIANO DELLA MULTINAZIONALE ELECTROLUX PER MANTENERE IN ATTIVITÀ I QUATTRO STABILIMENTI ITALIANI È UN RICATTO INACCETTABILE. Il progetto «lacrime e sangue» del gruppo svedese è un atto di arroganza nei confronti di migliaia di lavoratori e delle loro famiglie, un attacco vergognoso alle comunità locali, al tessuto sociale, che ospitano le attività industriali e che hanno sempre mostrato spirito di responsabilità e di collaborazione anche nei momenti più difficili.
La multinazionale svedese degli elettrodomestici ha posto ieri sul tavolo le condizioni per continuare a produrre a Porcia, Susegana, Forlì e Solaro. Riduzione del costo del lavoro su base oraria e variabile da stabilimento a stabilimento, blocco degli scatti di anzianità e del pagamento dei festivi, taglio secco del premio di produzione. Su questo canovaccio verrebbe poi applicata una riduzione di orario a sei ore giornaliere. I lavoratori perderebbero, secondo le stime del sindacato, il 40-50% della retribuzione netta, quindi un operaio con un salario medio di 1300 euro al mese prenderebbe dopo la cura Electrolux 700-800 euro. Questa decurtazione, tuttavia, non sarebbe risolutiva per tutti gli impianti e la fabbrica di Porcia resterebbe in bilico tra la chiusura e la produzione. In questo caso sarebbe decisivo l’eventuale intervento di sostegno, cioè finanziamenti e altri aiuti, della Regione Friuli Venezia Giulia e delle istituzioni. Electrolux, attiva in Italia da decenni e che grazie all’acquisto del gruppo Zanussi ha potuto sviluppare la sua dimensione internazionale, propone una ricetta indigesta, una soluzione drammatica a problemi di competività industriale e di quote di mercato. Nessuno mette in dubbio che l’industria del «bianco» soffra gli effetti delle recessione europea indotta dalla crisi finanziaria globale, né che la comparsa di nuovi agguerriti produttori internazionali, dalla Turchia a gli asiatici, abbia fiaccato la resistenza dei più grandi produttori che hanno una struttura dei costi fissi decisamente più alta. Le difficoltà del settore, bisogna ammetterlo, sono forti anche in Italia dove questa industria è stata alla base dello sviluppo, uno dei motori del boom economico e del processo di modernizzazione del Paese. Questa è la patria del signor Borghi, del cavaliere Fumagalli, della dinastia dei Merloni e anche di Zanussi. Non abbiamo niente da imparare su frigoriferi, lavatrici e lavastoviglie. Qui sono arrivate le multinazionali per capire e copiare il nostro miracolo, frutto di quella via familiare al capitalismo che, pur nell’asprezza del confronto sociale, trovava sempre la strada della mediazione e del rispetto degli interessi. Ma questo mondo appare superato, siamo in un’altra epoca, la modernità dei nuovi capitani d’azienda ci sorprende anche se, a ben vedere, questa «innovazione» si basa su un ritorno al passato, alla guerra contro gli operai, alla cancellazione di diritti faticosamente conquistati. Già visto.
L’aggressione delle multinazionali sorprende una politica che balbetta, incapace di mettere le mani nei problemi reali e di affrontare a muso duro, come si conviene a una vera classe dirigente, gli interessi prevalenti dei golpisti delle stock options. Qual è la politica industriale del governo? Cosa dice il Jobs Act di Matteo Renzi sui ricatti delle imprese? Si può pensare, come hanno fatto altri governi, di vincolare le multinazionali al rispetto della legislazione e dei contratti, alle garanzie per tutti gli stakeholders e non solo dei loro ricchi azionisti? Ma non si possono nutrire illusioni. Abbiamo avuto Marchionne che, come Electrolux, prometteva investimenti (i famosi 20 miliardi di Fabbrica Italia, chi li ha mai visti?) e lavoro se tutti avessero accettato le sue condizioni.
Il piano Electrolux è un salto di qualità in questa rinnovata lotta di classe scatenata negli ultimi anni di crisi dal capitale contro il lavoro. Si vuole affermare la prevalenza degli interessi dell’impresa su tutto il resto, si tende ad accreditare la visione per cui solo il trionfo del profitto può garantire una qualche possibilità di sviluppo all’economia e al lavoro, si induce la convinzione che diritti, leggi, contratti possono essere piegati e cancellati se sono di ostacolo all’avanzata dell’industria. La proposta della multinazionale svedese non è solo una provocazione, è invece il segno del cambiamento profondo che è avvenuto e sta avvenendo nelle relazioni tra capitale e lavoro, tra impresa e autorità di governo. Electrolux vuole pagare stipendi da polacchi agli operai italiani e se non accettano trasferirà le produzioni direttamente in Polonia o in Ucraina o sempre più a Est o a Sud del mondo perché, se passa questa filosofia, ci sarà sempre un operaio che costerà meno di quelli di Porcia e di Susegana. Il ricatto Eletrolux è come quello di Alcoa e di altri. E tutti subiscono senza opporre un disegno industriale alternativo, un piano di ricerca e di aiuti pubblici se necessari, una strategia di investimenti. Oggi il caso Electrolux deflagra come una bomba nell’accademico confronto sul «modello tedesco», sui lavoratori nei consigli di amministrazione, sui contratti a tempo indeterminato a tutele crescenti. Il dibattito imperversa sulla riforma elettorale: proporzionale o maggioritario? Provate a chiedere cosa ne pensano gli operai dell’Electrolux.


Related Articles

Fornero: salari leggeri? Va scardinato il sistema Intesa senza levate di scudi

Loading

NEW YORK — Ma insomma, ministro, è vero, come scrive Aldo Grasso sul Corriere, che al tavolo del negoziato lei tratta i leader di Cisl e Uil, Bonanni e Angeletti, come «incalliti studenti fuoricorso»?

Portogallo La convalescenza è ancora lunga

Loading

Cristina Sampaio

A differenza della Grecia, il paese iberico ha mandato giù le dolorose riforme imposte dai creditori senza quasi battere ciglio. Ma guai a pensare che la strada per uscire dalla crisi è ormai in discesa.

Paura Grecia, tonfo delle Borse

Loading

Timori per lo scambio dei titoli di Atene. Milano perde il 3,39%

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment