Paura Grecia, tonfo delle Borse

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FRANCOFORTE — Alla vigilia del grande scambio di titoli greci da parte degli investitori privati, la paura di un fallimento dell’offerta lanciata da Atene e in scadenza domani alle 21 attanaglia le borse.

Dopo una giornata al cardiopalma, fra dichiarazioni di «ottimismo» per la riuscita del piano da parte del ministero delle Finanze greco e i timori di costi elevatissimi, fino a mille miliardi di euro, nel caso di un’uscita di Atene dall’euro, i mercati hanno chiuso in forte perdita. Milano è retrocessa del 3,39%, Francoforte del 3,4%, Parigi del 3,58% e Londra l’1,86%, in controtendenza Atene, che rimbalza invece del 2,77%, mentre i titoli del debito pubblico tornano nel mirino dei mercati, e lo spread fra Btp e Bund a 10 anni è arrivato fino a un massimo di 330 punti base.
Una settimana particolarmente densa, iniziata con i timori per la crescita cinese, proseguita con quelli per l’offerta di scambio dei titoli greci, i cui risultati domani sera seguiranno di poche ore la conferenza stampa del presidente della Bce Mario Draghi. Nel mirino la crescita in rallentamento, il confronto sul maxiprestito e i depositi record delle banche, a quota 827 miliardi. Mentre per venerdì è atteso l’Eurogruppo sulla Grecia (ma si parlerà  anche di Spagna e del deficit al rialzo) e un altro lunedì, più un nuovo Eurosummit informale, il 23 marzo.
Da giorni si rincorrevano i timori di una partecipazione troppo bassa da parte degli investitori all’offerta lanciata da Atene. A seminare il panico ieri di prima mattina fra gli operatori è stata la pubblicazione, da parte dal giornale ellenico Athens News, di un documento «segreto» dell’Iif in cui l’associazione internazionale delle banche (dopo aver trattato con Atene un taglio di 107 dei 200 miliardi del debito privato greco) metteva in guardia dai costi di un fallimento di Atene se l’operazione non fosse andata in porto. Secondo il documento, l’Italia e la Spagna sarebbero le prime a essere trascinate da un effetto contagio, mentre la Bce perderebbe 170 miliardi. I mercati ieri ci hanno creduto, anche se secondo alcuni esperti il documento contiene dati poco affidabili ed è ormai obsoleto, perché risalente al 22 febbraio. Da allora, è stato firmato il secondo pacchetto di aiuti da 130 miliardi da parte della Ue, c’è stato lo scambio di titoli greci (senza perdite) in bilancio alla Bce, e è stato deliberato il maxiprestito da 130 miliardi. Ma ora queste misure sono state prese, oltre alle riforme di Italia e Spagna e il fiscal compact siglato dalla Ue, e il contagio farebbe meno paura. Rimane però da decidere a Bruxelles (entro marzo) il potenziamento del meccanismo salva Stati permanente Esm con i fondi residui dell’Efsf, ancora più importante, ora, per aumentare il deterrente europeo ad almeno 750 miliardi.
Nel frattempo, hanno remato contro l’offerta greca anche alcune associazioni dei piccoli risparmiatori, consigliando di non accettare i termini. Negli ambienti finanziari si ritiene però poco probabile che non venga raggiunta la soglia minima di adesione da parte delle banche, pari al 75%. Appare intanto lontana dal concretizzarsi la speranza che il 90% degli investitori accetti questa offerta di scambio estremamente complessa, facendo andare tutto liscio; sembrano più attendibili le stime, circolate ieri fra gli addetti ai valori, secondo le quali le adesioni dovrebbero essere comprese fra il 75-90%. L’Iif rappresenta circa il 50% del debito privato. Nel frattempo, alle dodici banche e assicurazioni, fra cui Intesa Sanpaolo, Allianz, Cobank e Deutsche Bank, che hanno già  anticipato la loro adesione, ieri si sono aggiunti un gran numero di istituti, fra cui Generali, Unicredit e le maggiori banche greche.
Tuttavia, malgrado le adesioni delle grandi banche, fanno ancora paura ai mercati le minacce del ministro delle Finanze greco Evangelos Venizelos, di attivare le clausole di azione collettiva (Cacs), decise da Atene settimane fa con potere retroattivo, per obbligare gli investitori ad aderire al piano e accettare le perdite sui bond detenuti. Quali conseguenze avrebbe l’attivazione delle Cacs? Ancora non è del tutto chiaro se e per quale soglia di adesione l’offerta, passata da volontaria a obbligatoria, possa far scattare anche un «credit event» e dunque far scattare i pagamenti dei derivati d’assicurazione. Finora l’Isda, l’associazione internazionale dei derivati e degli swap, legalmente competente a decidere in materia, non ha ravvisato gli estremi di un evento del credito nello scambio del debito greco. Ma gli operatori non escludono che possa deciderlo nei prossimi giorni, se riterrà  insufficiente il numero dei partecipanti all’offerta.
Marika de Feo


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