Siria, governo e opposizione oggi nella stessa stanza

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Le dele­ga­zioni del governo e delle oppo­si­zioni siriane si incon­tre­ranno oggi nella stessa stanza. Que­sto svi­luppo, annun­ciato ieri sera dall’inviato dell’Onu e della Lega araba, Lakh­dar Bra­himi, potrebbe non bastare a sal­vare dal fal­li­mento la con­fe­renza “Gine­vra 2”. «Se nes­sun lavoro con­creto sarà rea­liz­zato domani (oggi), la dele­ga­zione siriana abban­do­nerà la Sviz­zera a causa della man­canza di serietà e di pre­pa­ra­zione dell’altra parte (l’opposizione,ndr)», ha avver­tito il mini­stro degli esteri di Dama­sco, Walid Mua­lem, durante l’incontro con Bra­himi. «Sogna chi pensa di discu­tere la rimo­zione del pre­si­dente Bashar Assad», ha aggiunto il suo vice Fay­sal Miq­dad. Avver­ti­menti pre­cisi, sec­chi, giunti men­tre un altro mem­bro della dele­ga­zione gover­na­tiva, il mini­stro dell’informazione Umran Zoubi, annun­ciava con toni più con­ci­lianti che Dama­sco accetta la crea­zione di un governo transitorio.

Parole che non scuo­tono l’opposizione anti-Assad, decisa ad impe­dire — con l’appoggio degli Usa, della Fran­cia e della “demo­cra­tica” Ara­bia sau­dita — un coin­vol­gi­mento di Assad nel pro­cesso poli­tico che, sulla carta, dovrebbe por­tare la Siria fuori dal tun­nel della guerra civile. Secondo il pre­si­dente della Coa­li­zione Nazio­nale dell’opposizione, Ahmed Jarba, la Rus­sia «Non neces­sa­ria­mente si attacca in modo forte ad Assad… (Il mini­stro degli esteri) Lavrov mi ha detto che una solu­zione deve essere tro­vata dai siriani tra di loro…Assad appar­tiene al passato».

Lo scon­tro ver­bale tra governo siriano e oppo­si­zione ha appe­san­tito il clima degli incon­tri sepa­rati avuti da Bra­himi. Il fronte anti Assad anche ieri ha ripe­tuto di non volere par­lare diret­ta­mente con il regime siriano a meno che sul tavolo non sia posta la que­stione dell’uscita di scena del pre­si­dente Assad. Pre­con­di­zione che Dama­sco con­ti­nua a rifiu­tare. Poi a fine gior­nata è giunto l’annuncio di Bra­himi che le due parti oggi saranno l’una di fronte all’altra. I mar­gini per una trat­ta­tiva vera comun­que restano ristretti e più che del futuro poli­tico della Siria le due dele­ga­zioni oggi affron­te­ranno que­stioni uma­ni­ta­rie come lo scam­bio di pri­gio­nieri, il ces­sate il fuoco e l’apertura di cor­ri­doi di soc­corso per alle­viare le ter­ri­bili con­di­zioni in cui versa la popolazione.

Intanto i curdi siriani alzano la voce dopo la loro esclu­sione da Gine­vra 2. «Alcune forze che non rap­pre­sen­tano nes­suno stanno ten­tando di tenerci fuori dalla ricerca di una solu­zione. Con­ti­nue­remo la nostra lotta fino a quando otter­remo i nostri diritti demo­cra­tici», ha detto in evi­dente rife­ri­mento all’opposizione siriana, Saleh Muslim, lea­der del “Kur­dish Demo­cra­tic Union Party” e rap­pre­sen­tante in Sviz­zera del Con­si­glio Supremo Curdo. Una lotta che ieri Muslim ha riven­di­cato, accu­sando le oppo­si­zioni pre­senti a Mon­treux di aver volu­ta­mente mar­gi­na­liz­zato la que­stione. La comu­nità curda rap­pre­senta il 15% della popo­la­zione siriana e la deci­sione della Coa­li­zione Nazio­nale di tenerla fuori dalle trat­ta­tive è dovuta all’accusa rivolta dai ribelli alla resi­stenza curda di aver ces­sato le azioni mili­tari con­tro le truppe di Assad, in seguito al ritiro (a metà del 2012) dell’Esercito gover­na­tivo dalle aree del Paese a mag­gio­ranza curda e del rico­no­sci­mento di fatto della loro auto­no­mia. Ciò ha con­sen­tito ai guer­ri­glieri curdi di pren­dere il con­trollo di alcune aree, in par­ti­co­lare nella pro­vin­cia di Hasa­kah. Il mese scorso tre regioni curde si sono dichia­rate auto­nome, entrando in aperto con­flitto con i jiha­di­sti di “an Nusra” e i qae­di­sti dello “Stato isla­mico in Iraq e nel Levante” che non inten­dono rinun­ciare al con­trollo dei gia­ci­menti petro­li­feri pre­senti in quelle zone.


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