Sette milioni di pensionati sotto mille euro

Sette milioni di pensionati sotto mille euro

Loading

ROMA — Il 43% dei pensionati in Italia, cioè quasi 7 milioni di persone, ha un assegno mensile inferiore a mille euro. E tra loro 5 milioni di cittadini hanno percepito una rendita media di 702 euro lordi mensili e altri 1,2 milioni di soli 294 euro. Sono alcuni dei preoccupanti dati emersi nel bilancio 2013 dell’Inps, presentato ieri a Montecitorio, dal commissario straordinario, Vittorio Conti. «La crisi che stiamo vivendo da 7 anni», osservano i vertici dell’Istituto, sta facendo emergere «problematiche sociali latenti con l’aggiunta di nuovi soggetti deboli: milioni di disoccupati e inoccupati giovani e meno giovani, famiglie prive di reddito stabile a rischio povertà e esclusione sociale». Un quadro cui ieri Bankitalia ha aggiunto un’altra nota ancora dolente: scendono i prestiti bancari a maggio. Il calo è del 3,2% (ad aprile era stato del 3,1%). In particolare i prestiti alle famiglie sono scesi dell’1% sui dodici mesi, come ad aprile. Quelli alle società non finanziarie sono diminuiti, sempre su base annua, del 4,7% (erano a meno 4,4% ad aprile).
Se a questo scenario si aggiunge l’Istat, che denuncia la riduzione dei consumi nel 2013 per il 65% delle famiglie (consumi scesi ai livelli del 2004), che arrivano addirittura a diminuire l’acquisto di carne del 3,2% rispetto al 2012, oltre che di altri generi alimentari, si comprende la preoccupazione del ministro del Lavoro, Giuliano Poletti: «In questo Paese c’è un tema poco affrontato: la lotta alla povertà». Che la situazione generale sia pesante lo testimonia un altro aspetto del rapporto Inps: nel 2013 sono andate perse 54 mila aziende e 500 mila posti di lavoro rispetto al 2012. I sindacati chiedono «misure strutturali per rendere il sistema più equo». La crisi, però, continua a mordere: «Quasi 1,5 milioni di persone sono state nel solo 2013 i beneficiari di trattamenti connessi alla perdita del lavoro ed alla disoccupazione – sottolinea Conti – e la spesa totale per le ore di cassa integrazione (1,2 miliardi lo scorso anno) è stata pari a 6,7 miliardi».
Le pensioni sotto i mille euro, però, «sono un retaggio del passato dovuto al vecchio sistema retributivo – spiega Conti – il cui esiguo importo è riconducibile in larga misura a carriere troppo brevi, discontinue, che hanno generato dei flussi di pensione che non sono adeguati». Se la gestione finanziaria dell’Inps per lo scorso anno ha evidenziato un saldo negativo per 9 miliardi e 875 milioni («in gran parte causata dalla gestione dei dipendenti pubblici ex Inpdap», precisa il commissario), grazie alla legge di Stabilità si registra «un miglioramento del patrimonio netto che a fine 2014 ammonta a 21 miliardi complessivi». In questo modo le riforme degli anni scorsi andranno a regime «con conseguenti risparmi significativi e crescenti nel tempo — osserva Conti —. Quindi il disavanzo dell’istituto è temporaneo e destinato ad essere riassorbito, mettendo definitivamente in sicurezza i conti della previdenza italiana». Buoni risultati per l’Inps arrivano dal rapporto tra pensioni e Pil indirizzato verso i valori medi europei: «Eravamo al 14% circa prima della crisi – fa notare Conti-. Ora siamo al 16,3%, saremmo stati oltre il 18% senza le recenti riforme, grazie alle quali arriveremo al 13,9% nel 2060».
Commentando il bilancio dell’istituto, che eroga 21 milioni di pensioni a 15,8 milioni di cittadini, il ministro Poletti propone la creazione di «una banca dati unica e unitaria, una infrastruttura che metta insieme politiche previdenziali, sociali e del lavoro». Questi temi «si devono tenere insieme — precisa —. È come se avessimo usato le scarpe per piantare chiodi: non funziona. È meglio costruire un martello». E per l’operazione «busta arancione» (l’estratto conto pensionistico, ndr) il ministro annuncia: «Oggi i tempi sono maturi per una sperimentazione buona e sostanziale. Entro la fine di quest’anno possiamo partire» per il settore privato, perché «c’è già un lavoro di istruttoria». I dati devono essere il più possibile dettagliati, raccomanda Poletti che aggiunge: «Anche sul fronte previdenziale la trasparenza è una buona ricetta».
Francesco Di Frischia


Tags assigned to this article:
giuliano polettiInpsIstatrapporto Inps

Related Articles

L’«anonimo» che rischia di aiutare Al Sisi

Loading

Caso Regeni. L’ultimo depistaggio, una verità di riserva

Bonus alle colf, anticipa il datore di lavoro

Loading

Padoan: anno di svolta per la crescita. Lettera alla Ue sul rinvio del pareggio Conti pubblici, Bankitalia avverte: i tagli della spending review non bastano

Ritorno a Lampedusa per i sopravvissuti

Loading

3 ottobre. Un anno fa il naufragio con 368 morti. Polemiche per l’arrivo a Lampedusa dei politici

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment