Google investe in farmaci e sanità Avrà vantaggi dai dati degli utenti?

Google investe in farmaci e sanità Avrà vantaggi dai dati degli utenti?

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Il passaggio di Arthur Levinson da Roche, big farmaceutico, a Google è il segno dell’ambizione strategica del «Primo Motore» di Internet a espandersi nel campo della salute e delle bioscienze. Il top manager che oggi lascia il colosso svizzero, e che ha fatto di Genentech uno dei gruppi biotecnologici più potenti del mondo prima dell’acquisizione da parte di Roche, sta già collaborando con Google e ha quindi evitato un conflitto di interessi tra la sua posizione di consigliere d’amministrazione della società farmaceutica e il ruolo di numero uno di Calico, start-up di Google. Calico ha appena stabilito un’alleanza con AbbVie, rivale di Roche, per la cura delle malattie neurodegenerative e oncologiche. Quello della «salute in età avanzata» e dei relativi farmaci biotech è del resto uno dei grandi business del nostro tempo. L’alleanza Calico-AbbVie vale un miliardo e mezzo di dollari: tale è la somma che le due aziende investiranno nello studio dell’invecchiamento e nello sviluppo di nuove medicine per gli anziani.
Google non è nuova agli «sconfinamenti» oltre Internet, come dimostrano l’accordo con l’altro colosso svizzero dei farmaci, Novartis, per lo sviluppo di lenti a contatto che monitorano il livello di zucchero nel sangue, e gli investimenti nelle auto senza pilota. Però non è l’unica: anche altri Over the Top , i signori della Rete come Apple e Microsoft, sono interessati a sviluppare tecnologie che incrociano smartphone , dispositivi digitali indossabili e applicazioni per monitorare lo stato di salute. In questo ambito Levinson, che è anche presidente del Cda di Apple, è una figura centrale nelle nuove sinergie dell’high tech . A proposito di sinergie. Il fatto che aziende così ricche e potenti investano nella ricerca medica di frontiera e nei nuovi dispositivi di controllo è senza dubbio un’ottima notizia. Tuttavia ci si può porre qualche domanda (senza pregiudizi negativi) sulla correttezza dei vantaggi commerciali che potrebbero derivare loro dalla disponibilità dei dati personali accumulati via Internet, primi tra tutti quelli sanitari, che riguardano ognuno di noi.
Edoardo Segantini



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