Appello di ong e intellettuali “Apriamo le frontiere per rilanciare l’economia”

Appello di ong e intellettuali “Apriamo le frontiere per rilanciare l’economia”

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PARIGI . Tra le tante soluzioni per evitare nuovi naufragi di migranti ce n’è una di cui si parla poco: aprire le frontiere. Secondo alcuni ricercatori universitari è il rimedio più ovvio (ma anche impopolare) per rendere meno caotico e drammatico l’afflusso dei migranti. «Liberalizzare gli ingressi in Europa permetterebbe di eliminare altre tragedie in mare » spiega François Gemenne, ricercatore che partecipa al progetto MobGlob che da anni lavora sulla gestione dei flussi migratori. La «guerra contro i trafficanti di uomini», come ha detto ieri Matteo Renzi, sarebbe così vinta senza troppi sforzi.
Il collettivo francese ha studiato vari casi, dalla frontiera tra Stati Uniti e Marocco a quella tra Cina e Giappone, arrivando a una conclusione: niente e nessuno può davvero fermare chi è determinato a partire. «Le migrazioni hanno cause strutturali. Inoltre, i migranti sono persone pronte a rischiare la vita, come abbiamo visto negli ultimi anni» continua Gemenne che con altri colleghi ha stilato un rapporto denso di cifre ed esempi, tra cui l’apertura del confine tra India e Nepal. «Contrariamente a quel che si pensa — spiega — l’esperienza insegna che non c’è un aumento dei flussi, ma solo una migliore circolazione dei migranti tra paesi».
L’ipotesi di MobGlob non verrà neppure evocata nel vertice europeo di oggi a Bruxelles. Eppure c’è ormai un vasto dibattito, tra università e ong, che promuove l’idea di abbandonare la difesa di una “fortezza” che si rivela inefficace (solo nel 2014 l’afflusso di migranti è aumentato del 153%) oltre che fatale per migliaia di migranti. L’urgenza è fare qualcosa. In un appello congiunto molte ong, tra cui Oxfam Italia, Save the Children, Arci e Focsiv, hanno ribadito la richiesta di una nuova missione di salvataggio “Mare Nostrum” europea, la sospensione del regolamento di Dublino (che prevede la domanda d’asilo nel paese d’ingresso) e il reinsediamento dei migranti beneficiari di protezione internazionale. La federazione delle Chiese evangeliche e la Comunità di Sant’Egidio propongo invece di autofinanziare, attraverso l’8 per mille, un corridoio umanitario tra Marocco e Italia.
Ma secondo alcuni specialisti è inutile inseguire aggiustamenti di un sistema che ha dimostrato di non funzionare. L’apertura dei confini dell’Ue può sembrare una provocazione o una bella utopia. «Sarebbe invece il discorso economicamente e tecnicamente più saggio e lungimirante », dice Gemenne. Il Vecchio Continente ha una demografia in declino, molte imprese sono alla ricerca di lavoratori che non trovano e gli Stati non sanno come sarà finanziato tra qualche decennio l’equilibrio previdenziale. Inoltre, fanno notare sempre i promotori della libera circolazione dei migranti, il dispiegamento di mezzi e uomini per fermare i migranti ha un costo pubblico elevato, che potrebbe aumentare ancora con le prossime decisioni dell’Ue.
Tra gli studiosi dell’immigrazione c’è anche chi propone di aprire le frontiere ma organizzando dei visti a pagamento. E’ quello che hanno concluso in un rapporto Emmanuelle Auriol dell’Ecole d’économie di Tolosa e Alice Mesnard della City University di Londra. I visti pagati dai migranti sarebbero una nuova fonte di entrata nelle casse degli Stati europei, da reinvestire in sussidi e aiuti ai cittadini europei. Un modo di rendere, forse, più accettabile il progetto di liberalizzazione. «Purtroppo l’agenda politica dei nostri governi è ostaggio delle forze xenofobe e populiste, senza un minimo ragionamento concreto e fattuale» conclude il responsabile del collettivo MobGlob. A Bruxelles oggi si parlerà invece di blocchi navali, aumento di pattugliamenti in mare, droni per neutralizzare i barconi prima che possano salpare. Una “guerra” che nessuno sa quando e se sarà mai vinta.


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