L’Europa: azioni anti-scafisti e fondi tripli Niente accordo sulle quote profughi

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BRUXELLES . Per la prima volta la Ue affronta strategicamente il tema drammatico della migrazione epocale dall’Africa verso l’Europa. Per la prima volta i capi dei 28 governi accettano di parlarne tutti insieme in un vertice straordinario, per mettere in piedi un piano per affrontare i problemi strutturali ma di non nascondersi davanti alle emergenze. Il cammino sarà ancora lunghissimo, gli scontri fra interessi diversi sono poderosi. E in Europa la paura di perdere voti dimostrando troppa generosità è la nebbia velenosa che avvolge tutti. Ma il convoglio è partito, come dice Matteo Renzi «per l’Europa è stato un grande passo in avanti, ci vorrà tempo per capire se passeremo dalle parole ai fatti: ma intanto iniziamo a combattere i trafficanti internazionali». Il vertice straordinario della Ue di ieri ha deciso alcune cose chiare: le missioni navali Triton e Poseidon, al largo dell’Italia e della Grecia, vengono rafforzate. Si parlava di raddoppiare la spesa, e invece verrà triplicata. Non è molto, da 3 milioni a 9 milioni al mese, e soprattutto intorno a Triton c’è un balletto degli equivoci sulle competenze che verrà sciolto solo in mare (lo dice la Merkel, «non è chiaro a tutti cosa fare»). Ma arriveranno tre navi tedesche, una grossa portaelicotteri inglese con due unità minori, navi da Belgio, Svezia, Irlanda, Finlandia. La Spagna deciderà nei prossimi giorni.
Il secondo segnale importante è che tutta l’Unione europea conferma la luce verde a combattere in mare (e se servirà in terra di Libia) i trafficanti di esseri umani. Quelli che Matteo Renzi chiama gli schiavisti del 21° secolo saranno oggetto di un’operazione di polizia internazionale molto approfondita, una “guerra” che non sarà per nulla semplice e risolutiva, ma che verrà lanciata. La Ue ha dato mandato a Federica Mogherini di studiare i modi per «smantellare le reti dei trafficanti, assicurare i colpevoli alla giustizia, sequestrare i loro assetti ». Ancora: ci sarà uno sforzo sistematico per «identificare, catturare e distruggere le imbarcazioni prima che vengano utilizzate dai trafficanti».
Parallelamente però i capi della Ue hanno chiesto alla Commissione di stringere i tempi sull’”Agenda per le migrazioni” che è ormai in dirittura d’arrivo, la strategia che detterà le linee di intervento dell’Unione in Africa per affrontare lì, strutturalmente, i problemi di gestione e assistenza ai migranti ma anche per innescare il cambiamento nelle condizioni economiche e politiche che la Ue ritiene sia l’unico vero strumento per arrestare il flusso di migranti dall’Africa. «Abbiamo deciso di aumentare il supporto a paesi come Tunisia, Egitto, Sudan, Mali e Niger non solo per controllare le frontiere, per combattere i trafficanti, ma anche per favorire migliori condizioni economiche », dice Matteo Renzi.
C’è però il vero tabù attorno al quale tutti i capi europei, quasi indistintamente, corrono a nascondersi: quando si discute di riequilibrare le “quote”, di decidere come distribuire i migranti che sono già arrivati e quelli che arriveranno, i primi ministri svicolano. Il primo è il britannicoDavid Cameron, «daremo tre navi e tre elicotteri a Triton, ma neppure un migrante nel Regno Unito, li trasferiremo nel paese più vicino », ovvero l’Italia oppure la piccola Malta. La stessa Angela Merkel dice che «la priorità è salvare le vite umane», ma di quote non vuole parlare,anche perché la sua Germania oggi è al primo posto fra i paesi che accettano migranti africani. La Merkel però aggiunge che si deve studiare «un percorso che preveda una diversa distribuzione dei profughi tra i paesi rispetto a quello che era possibile fare prima».
Il più esplicito contro la ripartizione dei migranti è stato come abbiamo visto Cameron. Ma Matteo Renzi lo ha ringraziato lo stesso, «non ha dato disponibilità ad accogliere migranti, ma parteciperà a Triton, intanto è un buon inizio». E lo ringrazia perché assieme alla Francia lavorerà alle Nazioni Unite per far votare una risoluzione che permette di avviare la guerra ai trafficanti. Nel bilancio complessivo per Roma questo è un risultato assai serio, che punta in prospettiva alla stabilizzazione della Libia, non solo a fermare i migranti.


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