Dall’Isew al Gpi, come calcolare il benessere oltre il Pil

Dall’Isew al Gpi, come calcolare il benessere oltre il Pil

Loading

Il benes­sere rap­pre­senta un con­cetto com­plesso e spesso con­tro­verso dal punto di vista seman­tico e, di con­se­guenza, dal punto di vista della sua misu­ra­zione. A dif­fe­renza di quanto avviene per altri feno­meni sociali, eco­no­mici e ambien­tali, per il benes­sere non esi­stono né una defi­ni­zione con­di­visa, né una meto­do­lo­gia uni­voca di misu­ra­zione, né tanto meno degli stan­dard con­so­li­dati.
All’origine di tutte le dif­fi­coltà vi è la natura mul­ti­di­men­sio­nale di un con­cetto chia­mato a pren­dere in con­si­de­ra­zione aspetti della vita delle per­sone, della società e dell’ambiente diversi tra loro e spesso di dif­fi­cile con­ci­lia­zione. I carat­teri rile­vanti che com­pon­gono tale mul­ti­di­men­sio­na­lità variano nel tempo, nei luo­ghi e tra cul­ture dif­fe­renti, fino ad arri­vare, per quanto riguarda le prio­rità indi­vi­duali, a dif­fe­renze sen­si­bili da per­sona a per­sona. Inol­tre, quando si affronta il tema della misu­ra­zione, si acca­val­lano aspetti ogget­tivi (come il red­dito pro-capite, il livello di istru­zione e for­ma­zione, le con­di­zioni di salute, etc.) con aspetti che dipen­dono essen­zial­mente dalla per­ce­zione indi­vi­duale (come il livello di sod­di­sfa­zione, la sicu­rezza per­ce­pita o le rela­zioni sociali), accre­scendo la com­ples­sità del risul­tato finale. Nono­stante que­ste dif­fi­coltà, vi è stato un cre­scente inte­resse sul tema della misu­ra­zione del benes­sere fino ad arri­vare ad inte­res­sare i più alti livelli isti­tu­zio­nali: negli ultimi anni, l’Ocse con il pro­getto Bet­ter Life Index e nume­rosi isti­tuti nazio­nali di sta­ti­stica, tra cui l’Istat con il pro­getto Bes, hanno pro­po­sto set di indi­ca­tori con i quali misu­rare le varia­zioni delle diverse com­po­nenti di benes­sere nazio­nale. Tut­ta­via la scelta di non rac­chiu­dere in un unico numero tutte le infor­ma­zioni for­nite dai diversi indi­ca­tori, pur per­met­tendo di evi­tare le con­tro­ver­sie meto­do­lo­gi­che legate alla pro­ce­dura di sin­tesi, non con­sente alle misure pro­po­ste di godere di quella comu­ni­ca­bi­lità e com­pa­ra­bi­lità che hanno aiu­tato il Pil a diven­tare uno stru­mento guida per le politiche.

A tale riguardo è utile ricor­dare che dagli anni ’70 si è svi­lup­pato un filone di ricerca avente come obiet­tivo quello di cor­reg­gere il Pil e pro­durre una misura di wel­fare aggre­gato. Una misura sin­te­tica, dun­que, espressa in ter­mini mone­tari, per­fet­ta­mente con­fron­ta­bile con il Pil stesso ma sce­vra di tutte quella stor­ture meto­do­lo­gi­che e di quei pro­blemi teo­rici che ren­dono il Pil sia una pes­sima misura di benes­sere che di wel­fare, inteso come pro­gresso socio-economico. L’indicatore più noto in que­sto filone è l’Index of Sustai­na­ble Eco­no­mic Wel­fare (Isew), pro­po­sto nel 1989 Daly e Cobb, e cono­sciuto anche come Genuine Pro­gress Indi­ca­tor (Gpi). Per il suo cal­colo si parte dall’aggregato del con­sumo pri­vato nazio­nale, il cui valore è aggiu­stato per tenere conto delle dise­gua­glianze nella distri­bu­zione del red­dito. A que­sto aggre­gato sono sot­tratte delle voci che inci­dono nega­ti­va­mente sul livello di wel­fare aggre­gato e che sono invece indi­ret­ta­mente incluse nel valore del Pil (per esem­pio il valore eco­no­mico del pen­do­la­ri­smo, dell’inquinamento atmo­sfe­rico, idrico, acu­stico, dello sfrut­ta­mento risorse non rin­no­va­bili, etc.) e aggiunte altre che invece vi con­tri­bui­scono posi­ti­va­mente (come una parte della spesa pub­blica in salute e istru­zione o il lavoro dome­stico non retribuito).

Cal­co­lato in serie sto­rica per diversi Paesi, regioni e città, l’Isew ha mostrato che anche nei Paesi più indu­stria­liz­zati si sia da tempo arri­vati a un livello di pro­gresso socio-economico non più soste­ni­bile e spesso decre­scente. Dal punto di vista del suo impatto, l’indicatore ha avuto un discreto suc­cesso nel corso degli anni e anche per que­sto da alcuni mesi quasi la metà degli Stati Usa (20 su 50) lo ha adot­tato come indi­ca­tore uffi­ciale. Natu­ral­mente il dibat­tito in ambito scien­ti­fico ed acca­de­mico è tutt’altro che con­cluso, in par­ti­co­lare sui feno­meni da inclu­dere nel cal­colo e sui metodi di stima di molte com­po­nenti per le quali non esi­stendo un mer­cato non esi­ste un prezzo da usare per defi­nirne il valore mone­ta­rio. Infine, c’è da segna­lare che a dif­fe­renza di indi­ca­tori mone­tari più con­so­li­dati, nel caso dell’Isew/Gpr man­cano com­ple­ta­mente stan­dard inter­na­zio­nali e meto­do­lo­gie sta­ti­sti­che con­di­vise, che ne aumen­te­reb­bero sicu­ra­mente la dif­fu­sione e l’utilizzo come indi­ca­tore con­fron­ta­bile e alter­na­tivo al Pil.



Related Articles

Il ministro Calenda tenta l’azzardo sull’ILVA, ma perde e se ne va

Loading

Trattativa Sospesa. Il ministro uscente propone 1.500 assunzioni pubbliche per chiudere la vertenza. No dei sindacati: troppi esuberi. Re David (Fiom): abbiamo sempre guardato al merito, Mittal non ha fatto alcun passo avanti

Ramadi l’Iraq scatena le milizie sciite

Loading

La mossa di Bagdad (col consenso degli americani) per recuperare la città caduta in mano all’Isis Washington ammette la «battuta d’arresto»: oltre 500 soldati locali uccisi e ottomila profughi

? Ventimiglia, al confine della realtà

Loading

Ventimiglia. Una mattina di paura e sgomento per decine di migranti che la polizia ha trascinato a forza su furgoni diretti alla stazione

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment