Nell’Eurotunnel esodo di morte

Nell’Eurotunnel esodo di morte

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Un esodo nell’Eurotunnel. Migliaia di migranti hanno cer­cato di rag­giun­gere, con ogni mezzo e senza pre­oc­cu­parsi dei rischi, l’altra sponda della Manica. È morto così un migrante suda­nese che nella notte di mar­tedì — come gli altri — cer­cava di rag­giun­gere la Gran Bre­ta­gna. Lo ha let­te­ral­mente schiac­ciato un camion durante la mano­vra di discesa da una delle «navette». E si con­tano anche decine di feriti, al ter­mine di que­sto man­cato viag­gio nella notte europea.

Un altro migrante di nazio­na­lità egi­ziana è morto, invece, a Parigi. È stato ful­mi­nato dai fili elet­trici alla sta­zione Gare du Nord men­tre voleva sal­tare dal tetto di un treno diretto in Bel­gio sull’Eurostar diretto a Lon­dra. L’uomo è spi­rato in ospedale.

A Calais, l’altra notte in almeno 2 mila ad ondate si sono con­cen­trari nella zona dell’Eurotunnel con l’obbiettivo di tro­vare una via verso Lon­dra. Nella notte di mar­tedì, a Calais, c’è stata una sorta di esodo di massa. E ieri il governo fran­cese ha scelto di raf­for­zare il «cor­done di sicu­rezza»: il mini­stro degli interni, Ber­nard Caze­neuve, ha ordi­nato l’invio di altri 120 fra poli­ziotti e gendarmi.

Da set­ti­mane, l’Eurotunnel è diven­tato il cro­ce­via della dispe­ra­zione. E la gestione del «nor­male» traf­fico fra Fran­cia e Gran Bre­ta­gna si rivela ardua, anche a causa delle pro­te­ste degli ex dipen­denti di una delle società del con­sor­zio pri­vato. Ma l’altra notte i migranti hanno ripro­vato in massa ad aggrap­parsi alle «navette» con cui attar­ver­sare la Manica. Un esodo: migliaia in cerca della via di fuga. Alla fine, sono scat­tati circa 200 arre­sti oltre al bilan­cio tra­gico con un morto e cen­ti­naia di feriti. Già a giu­gno una decina di migranti è morta in vario modo, sem­pre nel ten­ta­tivo di lasciare Calais.

Il pre­mier con­ser­va­tore bri­tan­nico David Came­ron ha annun­ciato che farà «tutto il pos­si­bile». Pec­cato che le sta­ti­sti­che siano impie­tose: dall’inizio del 2015 almeno 37 mila migranti hanno cer­cato di attra­ver­sare la Manica. E d’estate la pres­sione aumenta in modo mas­sic­cio, com’è acca­duto l’altra notte. D’altro canto, l’Eurotunnel rap­pre­senta la via diretta per il traf­fico com­mer­ciale e pas­seg­geri fra le due sponde.

A Lon­dra, le auto­rità hanno per­fino invi­tato i viag­gia­tori a rin­viare la par­tenza o, quanto meno, a ripia­ni­fi­care il modo di attra­ver­sare la Manica. Un espli­cito rico­no­sci­mento dell’ingovernabilità: intorno alla sponda fran­cese dell’Eurotunnel c’è una sorta di «ten­do­poli» con migliaia di migranti che ogni giorno s’inventano qual­cosa pur di arri­vare dall’altra parte. Ma prima di tutto, quest’onda umana «sbatte» sulle recin­zioni e sui con­trolli. Poi prova a gua­da­gnare un «pas­sag­gio» dai camion e dai Tir in tran­sito. E addi­rit­tura si avvia a piedi lungo i binari. Tutti ci ripro­vano, sem­pre e comunque.

L’ultima volta sono stati bloc­cati a cen­ti­naia. Per uno, invece, non c’è stato scampo. Secondo la rico­stru­zione, il gio­vane suda­nese è stato inve­stito dal camion in mano­vra sulla «navetta» e ha perso la vita schiac­ciato dal mezzo pesante.

«Non siamo di fronte ad un pas­seg­gero che non paga il biglietto. Ma ad inva­sioni siste­ma­ti­che, mas­sicce, forse anche orga­niz­zate, a voca­zione media­ti­che visto che, in fin dei conti, nes­suno rie­sce ad attra­verso il tun­nel sotto la Manica» com­menta Jac­ques Gou­non, pre­si­dente ed ammi­ni­stra­tore dele­gato di Euro­tun­nel inter­vi­stato dalla radio France Info.

Il con­sor­zio pri­vato che gesti­sce l’infrastruttura della Manica mette le mani avanti: «Il nostro gruppo uti­lizza tutti i mezzi neces­sari, nel limite delle respon­sa­bi­lità, per assi­cu­rare la totale imper­mea­bi­lità del tun­nel nei con­fronti del pas­sag­gio di migranti nel Regno Unito». Tut­ta­via, non basta. L’ammissione è espli­cita: «Biso­gna far fronte ad un pro­blema di effet­tivi e non di qua­lità: abbiamo un pro­blema di quan­tità delle forze dell’ordine, nono­stante i nostri ingenti investimenti».

Insomma, l’Eurotunnel sim­bolo dell’unione euro­pea agli albori si sta rive­lando come una delle più cla­mo­rose «falle» nel sistema dell’Europa-fortezza alle prese con i flussi migra­tori che dal Medi­ter­ra­neo pun­tano verso la Gran Bre­ta­gna. E Calais con­ti­nua a rap­pre­sen­tare la mèta del lungo esodo, tant’è che gli «accam­pa­menti» si sono sem­pre mol­ti­pli­cati e rige­ne­rati negli anni. Ancor di più durante l’estate…

Un bel pro­blema, soprat­tutto per il governo fran­cese. La mobi­li­ta­zione delle forze dell’ordine per Calais, infatti, non esau­ri­sce i «fronti» aperti. A Parigi, è stato appena sgom­be­rato pro­prio un accam­pa­mento di rifu­giati. Già «azze­rato», si era rifor­mato di nuovo alla Halle Pajol, nel nord della capi­tale fran­cese. Le ope­ra­zioni di sgom­bero si sono svolte senza inci­denti. Tut­ta­via, non è solo una que­stione di ordine pub­blico. Si regi­strano sto­rie di cit­ta­dini soli­dali: offrono un tetto e cibo.

I riflet­tori anche media­tici, però, sono con­cen­trati sulla Manica. È la gal­le­ria fer­ro­via­ria di più di 50 chi­lo­me­tri che col­lega Che­ri­ton nel Kent a Coquel­les, vicino a Calais. Euro­tun­nel è il nome della con­ces­sio­na­ria che può gestire l’infrastruttura fino al 2086. Vanta la parte sot­to­ma­rima (39 chi­lo­me­tri) più lunga del mondo e nell’intera tratta èsu­pe­rata solo dalla gal­le­ria Sei­kan in Giappone.



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