APPENA ventiquattrore dopo la giornata mondiale del migrante, una nuova strage si è consumata ai confini di un’Europa ancora incapace di affrontare l’emergenza profughi. Un barcone di dodici metri si è rovesciato venerdì notte nel centro della baia di Bodrum, costa sud est della Turchia. A bordo c’erano trentadue persone: diciotto sono morte annegate. Tra questi dieci bambini, uno trovato morto tra le braccia della madre, e quattro donne, una incinta di quattro mesi. Dall’inizio dell’anno, nell’Egeo sono annegati 700 profughi bambini.
Partito da una delle spiagge che si affacciano sul golfo di Bodrum, il gruppo di siriani, iracheni e pachistani si è presto reso conto di non riuscire ad affrontare il mare in tempesta. Puntava verso l’isola di Kalymnos. Ma il vento e le correnti devono aver fatto scarrocciare la barca verso sud. Dopo mezz’ora di navigazione, il gruppo ha iniziato a imbarcare acqua. Presi dal panico, uomini e donne a bordo si sono ammassati su un lato e si sono capovolti.
Solo davanti alla morte dei bambini l’Europa reagisce con le solite note di solidarietà: «Dopo tre mesi di assoluto silenzio », commenta l’Unhcr, «si parla della vera ecatombe che si consuma ogni giorno tra la Turchia e la Grecia». Dall’inizio dell’anno, lungo la rotta balcanica sono transitate 850 mila persone. Un record assoluto nel più grande esodo umano dell’epoca moderna. La Turchia assiste più che intervenire. Secondo l’accordo del novembre scorso, Ankara dovrà ricevere un contributo europeo di 3 miliardi di euro. Serviranno a compensare gli sforzi per assistere i 2,2 milioni di sfollati che assediano il confine con la Siria. Ma i rifugiati possono essere un ottimo strumento di pressione per altri scopi. Come quello di entrare nella Ue.
Chi può fugge dai campi. Verso la costa mediterranea. Bodrum è diventato l’hub delle traversata verso l’Europa. Siriani, iracheni e afgani sbarcano col traghetto ad Atene e si dirigono a piedi verso Idomeni e da lì passano in Macedonia, Serbia, Croazia, Slovenia, Austria. Hanno il visto. Diverso per marocchini, algerini, somali, eritrei che restano nei campi greci. Lubiana ha costruito il suo muro. Gli scontri tra migranti e polizia sono quotidiani. Ieri, l’ultimo. «Siete come i nazisti», hanno urlato i rifugiati. La rete, punteggiata da gagliardetti e bandiere naziste, è stata usata per una partita di pallavolo.
( d. m.)