In Emilia si è aperta la caccia ai delegati Cgil

In Emilia si è aperta la caccia ai delegati Cgil

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E siamo già a 4. Questo è il numero dei sindacalisti della Fiom Cgil licenziati negli ultimi due mesi nella sola Emilia Romagna.

A Luca Fiorini, delegato della Lyondell Basell di Ferrara, ed Elhag Ali Mohamed, della Metalcastello di Bologna, se ne aggiungono altri due: uno alla Tecnogear di Reggio Emilia, l’altro alla Elettrondata di Modena. Per i primi due, che hanno impugnato il licenziamento, è stato già disposto il reintegro sul posto di lavoro (il primo da parte del giudice, il secondo con accordo sindacale). Per gli altri, la partita è tutta in salita.

Alla Tecnogear, insieme al sindacalista sono stati licenziati altri due dipendenti. Anche loro iscritti alla Fiom. Una decisione che ha provocato uno sciopero; proprio mentre 200 delegati Fiom di Modena manifestavano davanti ai cancelli della fabbrica in cui lavorava l’altro sindacalista licenziato, l’Elettrondata.

La contemporaneità delle due manifestazioni non è un caso, ma sottolinea come entrambi i licenziamenti siano accomunati da una preoccupante similitudine: uguali le vittime – delegati sindacali Fiom – e uguale la motivazione addotta dall’azienda: applicazione della legge Fornero sui licenziamenti per motivi economici. I conti però non tornano.

«In queste due aziende — dice Bruno Papignani, segretario della Fiom Emilia Romagna — sarebbe possibile utilizzare molte misure alternative ai licenziamenti, come i contratti di solidarietà o gli ammortizzatori sociali conservativi. Eppure si sceglie di licenziare. Evidentemente — prosegue — un governo come questo, che distrugge i diritti dei lavoratori, stimola gli istinti più primitivi e agevola soluzioni che diventano poi sbagliate e vendicative. Avvenimenti del genere potrebbero portare la Fiom regionale a non escludere uno sciopero di tutta la regione».

In Tecnogear le lettere di licenziamento sono arrivate senza che nessuno ne abbia avuto avviso, mentre era in corso la trattativa sugli orari di lavoro e la riorganizzazione aziendale.

I dati dell’azienda sono quelli di una realtà che non appare affatto in crisi, con un alto numero di straordinari fino a luglio e alcune assunzioni registrate fino allo scorso autunno, ma che sceglie comunque di licenziare in tronco — scegliendo tre iscritti Fiom — pur avendo a disposizione altre soluzioni. Decisione confermata anche nell’ultimo incontro tra azienda e sindacati.

All’Elettrondata di Modena la situazione non è troppo diversa. «Si tratta di una vicenda — dichiara il segretario della Fiom modenese, Cesare Pizzolla — in cui si sommano due elementi di criticità. Da un lato un uso improvvido e leggero di quella che è la nuova normativa prevista dalla cosiddetta legge Fornero sui licenziamenti per motivi economici. Dall’altro la preoccupante decisione di aziende che identificano i lavoratori che organizzano l’attività sindacale nelle fabbriche come i primi da colpire. L’Elettrondata aveva a disposizione quasi tutti gli ammortizzatori sociali di tipo conservativo, ma ha scelto di non utilizzarli. Su situazioni di questa natura le istituzioni non devono e non possono restare in silenzio. La Fiom darà tutta l’assistenza al sindacalista colpito sia in termini legali che in termini sindacali, valutando anche una denuncia ex articolo 28».



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