Sanità: i conti migliorano, le cure peggiorano

Sanità: i conti migliorano, le cure peggiorano

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Migliorano i conti della Sanità nelle otto regioni commissariate o in piano di rientro ma a discapito delle cure offerte ai cittadini, in cinque i Livelli essenziali di assistenza sono sotto la soglia minima: il dato è stato diffuso ieri dalla ministra Beatrice Lorenzin, durante un’intervista all’agenzia Ansa. «I conti sono migliorati – ha spiegato – anche se ci sono ancora troppe regioni che riescono a non andare in rosso solo grazie all’aumento delle aliquote fiscali previste dai piani di rientro o a risorse proprie di bilancio». Piemonte, Abruzzo, Puglia e Sicilia sono in piano di rientro; Molise, Campania, Calabria e Lazio sono anche commissariate: nel 2007 il disavanzo totale era di 4,1 miliardi, nel 2016 (sulla base dei dati provvisori) è poco più di 300milioni. «Il Lazio nel 2015 ha chiuso in pareggio solo grazie alle coperture fiscali – ha proseguito Lorenzin – ma in realtà la regione aveva un disavanzo strutturale di 332,6 milioni sceso nel 2016 a 163milioni». In rosso nel 2016 ci sono anche il Molise per 17milioni, la Calabria con 55milioni, l’Abruzzo a 23milioni e la Puglia a 49milioni: «Se i piani di rientro hanno funzionato sotto il profilo economico – prosegue -, lo stesso non può dirsi per le cure. Anzi alcune regioni con i commissariamenti sono peggiorate».

Il ministero utilizza i Lea, cioè i Livelli essenziali di assistenza, per valutare l’erogazione delle cure, il punteggio minimo è 160. I primi risultati relativi al 2015 (non ancora definitivi) mostrano cinque regioni sotto la sufficienza: Calabria 147 punti, Molise 156, Puglia 155, Sicilia 153, Campania appena 99. «Il dato della Campania è preoccupante – commenta la ministra -. Rispetto al 2014, dove la regione era a 139, c’è stato un calo di ben 40 punti. Ma ad aver peggiorato sono anche Puglia, Molise e Sicilia. Ci sono molte difficoltà nel potenziamento della assistenza territoriale: l’assistenza domiciliare, il numero dei posti letto per assistenza residenziale, assistenza ai disabili, coperture vaccinali, screening del tumore a colon-retto, mammella e cervice uterina».

I commissari, ammette Lorenzin, hanno fatto pagare tasse altissime ai cittadini per servizi in quantità ridotte e di scarsa qualità. Non ne chiede però la fine, solo una modifica: «Possiamo ridare alle regioni la capacità decisionale completa. Ma dovremmo commissariare le singole aziende sanitarie a fronte di standard bassi. Il direttore generale, amministrativo, sanitario lo decidiamo noi dando un tempo definito per la riorganizzazione ed esercitando poteri sostitutivi completi». Solo in Calabria e Campania i commissari non sono i governatori: a novembre il governo ha modificato la norma (con il parere negativo del ministero) consentendo ai rispettivi presidenti di assumere l’incarico, previo parere dell’esecutivo. Una misura fortemente voluta dal campano Vincenzo De Luca. Così l’aggiustamento ipotizzato da Lorenzin suona come una contromisura.

Il Codacos invoca l’intervento della Corte dei Conti («Ci sono cittadini di serie A e di serie B»), la Sicilia commenta: «L’abbassamento dei livelli è legato ai problemi nella veterinaria, al calo delle vaccinazioni e a un abbassamento del livello degli screening oncologici. Non all’assistenza ospedaliera». Il governatore della Puglia, Michele Emiliano (eletto nel 2015), difende gli investimenti fatti, in grado dal 2016 «di invertire la rotta» nonostante i finanziamenti sospesi da parte del governo per circa 100milioni. In Campania dal 2010 sono stati tagliati posti letto, chiusi ospedali, persi 14mila posti di lavoro così i conti sono andati in attivo ma l’aspettativa di vita è scesa di sei anni. La regione è ultima nei trasferimenti dallo stato, negli ultimi mesi una serie di scandali ha anche mostrato una lunga teoria di sprechi. De Luca (che vuole l’incarico di commissario) attribuisce il gap sui Lea ai ritardi dello screening oncologico e promette di recuperare in due anni.

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