Il piano per gli sgomberi del Viminale: “Usiamo i beni confiscati alle mafie”

Il piano per gli sgomberi del Viminale: “Usiamo i beni confiscati alle mafie”

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Il funzionario della frase violenta verso il trasferimento, ma i tempi dell’indagine si allungano

Il presidente dell’Anci, De Caro: “Necessari stanziamenti ad hoc per fare i lavori” L’ostacolo: due terzi degli immobili sottratti ai clan sono al Sud e la fetta più grossa in Sicilia

ROMA. Il Viminale sgombera subito il campo da possibili fraintendimenti per non prestare il fianco a strumentalizzazioni di sorta: l’ipotesi di utilizzare i beni confiscati alle mafie per ospitare le migliaia di senzatetto che, soprattutto nelle grandi città, occupano abusivamente edifici non è affatto riservata ai soli migranti. A suggerire al ministro dell’Interno Marco Minniti la formulazione di nuove linee guida destinate a prefetti e questori (se ne parlerà oggi in un tavolo tecnico convocato al Viminale) sono stati gli incidenti di giovedì scorso a Roma durante lo sgombero dei rifugiati che occupavano il palazzo di via Curtatone. Ma i circa 12.000 immobili sottratti alla criminalità organizzata già assegnati agli enti locali dall’Agenzia nazionale dei beni sequestrati e confiscati potrebbero servire ad affievolire l’emergenza abitativa tutta che, spesso, ha prodotto sgomberi con l’uso della forza: i centri sociali a Bologna, i rom a Napoli, italianissimi senza tetto a Milano e, ora, i rifugiati eritrei ed etiopi a Roma.

«Gli immobili da poter destinare ci sono e ci sono anche i soldi per potere ristrutturare e rendere agibile gli edifici che non lo sono. Quello che mancano spesso sono i progetti e le sinergie», dicono dal Viminale nel confermare che il piano con le linee guide che nei prossimi giorni verrà inviato a prefetti e questori sotto forma di circolare amministrativa conterrà innanzitutto la direttiva di non procedere a sgomberi di edifici occupati da senzatetto in assenza di una soluzione alternativa e poi la raccomandazione ad agire con prudenza, sinergia ed equilibrio facendo ricorso a leggi e procedure che già esistono e che, in alcune realtà, vengono già applicate. Come a Palermo, ad esempio, che, con oltre 1.700 unità, è in cima alla classifica delle città italiane che ha avuto assegnati immobili confiscati alla mafia. Solo nell’ultimo anno, l’ex direttore dell’Agenzia, il prefetto Umberto Postiglione, ne ha consegnato al Comune circa 450, e in parte gli appartamenti (almeno quelli immediatamente utilizzabili) sono stati destinati a senzatetto, alcuni dei quali sgomberati da edifici occupati.

L’ultimo censimento, fermo al 2015, stima in poco più di 17mila i beni (tra immobili ed aziende) confiscati alle mafie su tutto il territorio italiano, 9.300 quelli già destinati agli enti locali, alle associazioni o alle istituzioni, quasi 8.000 quelli ancora da assegnare. Due terzi sono nelle quattro regioni del Sud, con la fetta più grossa in Sicilia. Nelle grandi città dove si sono verificati i più recenti sgomberi coatti non c’è poi granché. A Roma, ad esempio, gli immobili confiscati già destinati sono 204, ne parleranno Minniti e la sindaca Virgina Raggi in un incontro messo in calendario nei prossimi giorni, a Milano ce ne sono 217, 235 a Napoli, solo 5 a Bologna. Mai presa in considerazione, invece, fanno sapere dal Viminale, l’ipotesi con profili giuridici estremamente complessi di requisire immobili pubblici vuoti.

Nessuna “idea folle”, dunque, per usare le parole del senatore leghista Roberto Calderoli: «Governo e Pd premiano i criminali». La direttiva Minniti sarà una costola del pacchetto sulla sicurezza urbana varato ad aprile che già prevede misure sugli sgomberi per prefetti e sindaci che adesso saranno più responsabilizzati nel cercare soluzioni che contemperino le esigenze dei senza casa, dei legittimi proprietari degli immobili occupati e dell’ordine pubblico. Possibilmente anche con il coinvolgimento degli operatori del sociale. Una iniziativa accolta con favore da Libera: «Davanti all’emergenza e alla gravità dei fatti di questi giorni ben venga la proposta». Chiede risorse il presidente dell’Anci Antonio De Caro: «La strada è positiva ma va accompagnata da un fondo. Servono soldi per effettuare i lavori di ristrutturazione e rendere abitabili gli immobili che altrimenti non si possono assegnare ». Resta critico il centrodestra. Dalle fila di Forza Italia Renato Schifani «l’idea di dare case popolari a chi occupa abusivamente è inaccettabile».

Slittano intanto i tempi del procedimento disciplinare a carico del funzionario di polizia che durante lo sgombero di Roma ha dato ordine ai suoi uomini di «spezzare un braccio» ai migranti che avessero tirato qualcosa contro le forze dell’ordine. Sembra scontato un suo trasferimento ad altro incarico. L’istruttoria di fatto è conclusa, ma la decisione sulla sanzione disciplinare non arriverà prima di qualche giorno.

 

Fonte: ALESSANDRA ZINITI, LA REPUBBLICA



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