I radicali italiani di Emma Bonino si affidano a Tabacci

I radicali italiani di Emma Bonino si affidano a Tabacci

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Salvandole dalla trappola del Rosatellum. Il Pd costretto a una trattativa per i collegi che avrebbe voluto evitare

Da «mercato delle esenzioni», come lo definiva il sottosegretario Benedetto Della Vedova fino a poche ore fa, a «passo importante per la democrazia», come lo presenta adesso Emma Bonino in conferenza stampa. Dove arriva Bruno Tabacci, a salvare la lista +Europa dalla situazione impossibile in cui era finita per colpa della nuova legge elettorale. Bonino, Della Vedova e il segretario dei radicali italiani Riccardo Magi erano obbligati a raccogliere le firme per potersi presentare, ma anche impossibilitati a farlo perché gli alleati del Pd non hanno ancora definito i candidati comuni. Tabacci invece porta in dote il suo «diritto di esenzione», introdotto con le disposizioni transitorie della nuova legge elettorale. Ne è indiscutibilmente titolare in quanto presidente del partito Centro democratico, malgrado un pezzo del suo gruppo parlamentare che ha già scelto la lista «Civica popolare» di Lorenzin non sia d’accordo.

PROTESTA infatti, e minaccia la conta, Lorenzo Dellai, che è a capo del gruppo costituito in deroga alla camera e denominato «Democrazia solidale – Centro democratico». Ma il Rosatellum affida il potere di firmare le liste e dunque di evitare la raccolta di firme ai rappresentanti legali del partito, al quale Dellai non è neanche iscritto. Tabacci invece ha già sottoscritto le liste nel 2013 (quando si presentò in alleanza con Bersani) e firma i documenti per il due per mille. La legge non impone neanche che la nuova lista con Bonino porti nel nome o nel simbolo la traccia del «Centro democratico», ma Tabacci dice che il suo è un accordo politico con i radicali e non intende essere «ospite». Gradirebbe la citazione, che però moltiplicherebbe i riferimenti al «centro» nella coalizione renziana. Perché è lì che la lista si colloca, anche se a questo punto la trattativa con il Pd è tutta da fare.
Mancano poco più di due settimane al giorno in cui andranno ufficializzate le alleanze e le candidature comuni – quelle nei 232 collegi uninominali della camera e 116 del senato – sono ancora in alto mare, molto difficili da definire per il Pd che vede diminuire ogni giorno i collegi sicuri. Proprio per questo i democratici speravano di non dover fare nessuna trattativa con i radicali, obbligandoli ad accettare qualsiasi proposta del Nazareno in cambio dell’indispensabile aiuto del partitone per raccogliere le firme in pochi giorni. Adesso invece bisognerà fare spazio anche a Tabacci, che già incrociava le assemblee di Pisapia con il vice del suo partito, Angelo Sansa, altro democristiano di lungo corso.
Già al tempo di «Campo progressista» Tabacci si era speso per coinvolgere Bonino, «adesso ci sono arrivato per altre vie», dice. E spiega di aver deciso di mettere a disposizione il suo diritto all’esenzione dalle firme come «un atto di servizio alla democrazia, se non ci fosse stata la lista di Emma Bonino saremmo stati tutti più poveri».

BONINO RINGRAZIA per il «gesto generoso e autonomo, coerente con lo spirito europeista che ci connota» e che consentirà alla lista +Europa (o +Europa-Centro democratico) «di essere presente alle elezioni politiche per offrire agli italiani un’opzione seria, diversa da tutte le altre, per la crescita civile, sociale ed economica del nostro paese». È stato Tabacci a offrirsi, prima con una telefonata alla leader radicale e poi ieri mattina alle nove andando a farle visita a casa accompagnato da Della Vedova e Magi. Infine, accompagnato da Sansa, ha fatto il suo colpo di teatro partecipando alla conferenza stampa convocata dai radicali. Adesso è nelle sue mani, fino al momento della sottoscrizione delle liste, la possibilità di +Europa di partecipare alle elezioni, ed è certo che dirà la sua nella selezione delle candidature. Il Pd ne ha pochissime da offrire e le prime dichiarazioni vanno lette nella chiave di una trattativa di cui i democratici avrebbero volentieri fatto a meno. Fassino, il mediatore mandato allo sbaraglio da Renzi, fa buon viso a cattivo gioco e ribadisce l’invito a Bonino nella coalizione: «Siamo pronti al più ampio confronto sia sulle opzioni politico-programmatiche sia sulle modalità con cui presentarci insieme nei collegi uninominali». Tabacci comincia a farsi desiderare: «Certamente staremo nel centrosinistra, sulle modalità decideremo in una assemblea il 13 gennaio».

FONTE: Andrea Fabozzi, IL MANIFESTO



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