Putin stravince con facilità: «Siamo condannati al successo»

Putin stravince con facilità: «Siamo condannati al successo»

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MOSCA Vladimir Putin è stato rieletto con oltre il 76,5% dei voti (con oltre il 90% delle schede scrutinate) alla presidenza della Russia per altri sei anni, fino al 2024. Già ieri sera ha celebrato sulla piazza del Maneggio approfittando della festa organizzata per l’anniversario dell’annessione della Crimea: «Siamo condannati al successo». Ha vinto con amplissimo distacco, come tutti avevano previsto. Ha sbaragliato gli avversari, come era certo da sempre. E dunque trionfato come i suoi speravano: ha infatti ottenuto quella maggioranza dei votanti che veniva vista come totale e incontrovertibile legittimazione del suo regno che a questo punto dovrebbe durare 24 anni, salvo ulteriori rinnovi futuri (ma ieri sera ha smentito l’ipotesi). Questo man mano che nella notte lo spoglio procedeva dall’Estremo Oriente verso gli Urali e poi la Russia europea, fino a Kaliningrad, 11 fusi orari a ovest di Vladivostok.

Come da copione, è arrivato secondo l’imprenditore comunista Grudinin e terzo si è piazzato l’istrionico Zhirinovskij. Candidati tollerati e visti quasi come necessari dal Cremlino per dare credibilità alla consultazione di ieri. Decisamente deludente il risultato dell’ex stella della tv ed ex figlioccia di Putin Kseniya Sobchak che sperava di coagulare i voti dell’opposizione democratica. Sia lei che Yavlinskij, storico leader liberale, si attestano su percentuali ridicole. In più Kseniya, che sperava di ottenere una specie di investitura alla guida di una futura coalizione dei democratici, ha avuto un litigio in diretta tv con Aleksej Navalny, il blogger che non è stato ammesso al voto. Scambio di accuse e insulti tra due politici chiaramente frustrati per il pessimo esito del voto. Anche Navalny, infatti, ne esce con le ossa rotte, visto che la sua campagna per il boicottaggio della consultazione non ha portato a nulla: l’affluenza alle urne è superiore a quella di sei anni fa. Ieri sera è stata annunciata al 67%. È cresciuta costantemente man mano che arrivavano i risultati della parte occidentale del Paese. Nel 2012 era stata del 65,3%. Navalny non è riuscito a spostare l’elettorato che anzi che anzi è accorso massicciamente ai seggi.

Certo, il potere ha usato tutti i suoi strumenti per convincere la gente a recarsi alle urne; ha monopolizzato tv e giornali durante la campagna; ha messo in enorme difficoltà i candidati più invisi e lo stesso Navalny. Ma il consenso di cui Vladimir Vladimirovich gode nel Paese è autentico e molto ampio. La narrazione di una Russia accerchiata dai nemici esterni (sempre gli stessi dal 1917) è stata ulteriormente favorita dall’ultimo scontro con la Gran Bretagna sulla vicenda dell’avvelenamento della ex spia e di sua figlia. Tanto che il portavoce della campagna di Putin ha voluto pubblicamente e con scherno «ringraziare Theresa May» per aver contribuito a portare i russi alle urne. Putin in nottata ha poi definito «una sciocchezza» l’ipotesi di un coinvolgimento russo e ha offerto collaborazione a Londra.

Il presidente russo era accreditato del 73,9% dei voti dagli exit poll, con risultati superiori al 90% in Crimea e in Cecenia. I dati definitivi che arrivavano alla commissione elettorale indicavano un risultato per il presidente superiore invece al 76,5%, con Grudinin al 12%, Zhirinovskij al 6% e Sobchak ferma poco sopra l’1%.

Putin è andato meglio di sei anni fa quando riportò il 63,6% dei voti. E vista l’affluenza superiore al 2012 ha superato il 50 per cento del consenso di tutti i 111 milioni di elettori chiamati alle urne.

FONTE: Fabrizio Dragosei, CORRIERE DELLA SERA



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