I Rom manifestano contro l’onda nera: «Basta odio»

I Rom manifestano contro l’onda nera: «Basta odio»

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ROMA. «Diciamo no agli sgomberi e alla istigazione all’odio razziale, sì a politiche nazionali di inclusione dei rom e dei sinti». A parlare è Dijana Pavlovic, portavoce dell’Associazione Romanì, durante il sit-in di ieri pomeriggio a Piazza Montecitorio, nel giorno dell’anniversario dello sterminio nazista del 1944 ai danni dei rom e dei sinti a Birkenau. Anniversario che è stato ricordato in piazza intonando l’inno rom «Gelem, Gelem», «Bella ciao» e lasciando fiori sulle bandiere posate a terra.

Presente anche Gennaro Spinelli, sopravvissuto ai campi di internamento italiani per zingari. «Avevo cinque anni e fummo portati nel campo di Torino di Sangro, in Abruzzo a pochi chilometri da dove abitavamo con la mia famiglia» racconta. «Restammo lì per quattro giorni e ci portarono prima a Bari e poi in un altro campo. Quando finì la guerra e venimmo liberati nessuno ci ha aiutato: ce ne siamo tornati a piedi in Abruzzo». La gran parte dei partecipanti – un centinaio – sul petto ha i triangoli marroni, gli stessi che i nazisti appuntarono ai loro antenati.

Ma la commemorazione della persecuzione passata è l’occasione per denunciare la situazione pesante che i rom e sinti vivono qui oggi. «È il risultato di dieci anni di una rappresentazione mediatica del nostro popolo. Per Cirasela (la bimba di pochi mesi ferita da un piombino a Roma, ndr) mi aspettavo una reazione più forte. Solo il presidente  Mattarella ha riportato un senso di civiltà nel paese» denuncia Pavlovic. «Non voglio un paese dove ci sono i triangoli marroni e i triangoli verdi, quelli dei criminali comuni che nei campi aiutavano le SS» tuona al microfono il vignettista Vauro. In piazza arrivano Stefano Fassina, Gennaro Migliore, Emanuele Fiano e in rappresentanza della Regione Lazio il consigliere regionale Paolo Ciani (Centro Solidale).

Tra le bandiere anche quelle di Potere al Popolo, portate da un drappello di militanti che promette appoggio contro le politiche del governo che «usa i rom e i migranti per distrarre le persone dai problemi comuni». L’ex sottosegretario Alfonso Gianni (Altra europa con Tsipras) avverte che quando si iniziano a colpire le minoranze è il segnale che prima o poi verranno colpiti tutti. Dalla Spagna arriva a portare solidarietà ai rom italiani anche Juan de Dios, primo rom eletto al parlamento spagnolo e tra i firmatari della Costituzione del 1978.
Alla periferia Nord di Roma intanto prosegue l’odissea degli sgomberati del Camping River per i quali viene lamentata, dalle associazioni Rom e sinti, l’assenza di soluzioni alternative. Nella tarda serata di mercoledì una cinquantina di rom ha occupato l’Hotel Point sulla via Flaminia, vecchia struttura ricettiva per i migranti, dopo essere stati allontanati con le bombe carta dal campo di Prima Porta. L’occupazione è stata sgomberata dalla polizia già nella mattinata di ieri.

* Fonte: Ruggero Scotti, IL MANIFESTO



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