Undici vittime negli scontri in Kazakistan con la minoranza dungana

Undici vittime negli scontri in Kazakistan con la minoranza dungana

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La questione degli equilibri tra diverse nazionalità e i conflitti inter-etnici resta uno dei fattori più sensibili nei paesi dell’ex-Urss. Lo prova quanto successo la scorsa notte nella cittadina di Masanchi, nella zona meridionale del Kazakistan vicino alla frontiera con il Kirgizistan. Violenti incidenti scoppiati tra kazaki e minoranza dungana hanno provocato la morte di 11 persone e il ferimenti di altre 40.

Secondo quanto riferito dal ministro degli interni kazako Erlan Turgumbaev, sarebbero avvenuti anche pogrom: 30 edifici sarebbero stati incendiati così come 15 negozi e decine di auto. Sono state anche arrestate 47 persone. Entrambi i contendenti avrebbero usato durante gli scontri armi da fuoco, bottiglie molotov, spranghe e biglie d’acciaio. Alla guerriglia avrebbero preso parte molte centinaia di persone. Almeno 300 dungani kirghizi avrebbero attraversato la frontiera per dare man forte ai loro «compatrioti».

Solo nella mattina di ieri, dopo l’arrivo dei reparti speciali della guardia nazionale è tornata la calma a Masachi. Il primo ministro del Kazachstan Askar Mamin ha firmato un decreto per l’istituzione di una commissione governativa sui motivi che hanno condotto agli incidenti. I dungani sono una popolazione musulmana di origine cinese ma di lingua turcofona che lasciò l’Impero di Mezzo nel XIX secolo.

Oggi i dungani, che si caratterizzarono per un approccio all’islam progressista e aderirono in massa all’Armata Rossa durante la guerra civile russa, vivono principalmente in Kazakistan, Kirgizistan, Uzbekistan e Russia. I dungani (o parte del popolo Hui come si autodefiniscono) pur non avendo mai fondato un proprio movimento nazionalista, hanno sempre difeso accanitamente le loro tradizioni e la loro lingua. Secondo i dungani sarebbero stati i kazaki a dar la stura alle violenze sostenuti dalla polizia locale. Il capo dell’associazione Dungan del Kazakistan, Husey Daurov, ha affermato a KazTAG: «Alla 5,25 i reparti antisommossa di Almata sono arrivati e hanno preso il controllo della situazione, ma lo hanno fatto con un ritardo di un’intera giornata. Se fossero arrivati prima avremmo evitato questo disastro e salvato vite umane». Gli scontri sarebbero iniziati dopo che la polizia aveva tentato di arrestare un automobilista dungano nel pomeriggio di venerdì ma aveva dovuto recedere dal proposito, dopo una violenta sassaiola della popolazione locale dungana che accusa le autorità locali di usare costantemente l’arma della prevaricazione e dell’intimidazione nei loro confronti.

Sui social i kazaki accusano invece i dungani di essere all’origine delle violenze per futili motivi di teppismo che non avrebbero nulla a che vedere con motivazioni etniche.

Tuttavia ieri mattina una lunga teoria di dungani con donne e bambini al seguito ha iniziato a dirigersi mestamente verso il confine kirgizo per timore di rappresaglie e pogrom della maggioranza kazaka.

* Fonte: Yurii Colombo, il manifesto

 

ph: Askar Mamin by Yakov Fedorov [CC BY-SA (https://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0)]



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