Covid-19. Scoppia il caso dei “falsi guariti” in Lombardia

Covid-19. Scoppia il caso dei “falsi guariti” in Lombardia

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Secondo il bollettino della Protezione Civile riportato dal capo dipartimento Angelo Borrelli, nelle ultime 24 ore sono morte 570 persone di Covid-19, mentre i nuovi contagi sono 3951. Le vittime in totale arrivano ora a 18849 e i casi registrati sono 147577. Nessuna sorpresa, dunque: seppure lentamente, prosegue il trend verso il basso. Il numero dei tamponi ha toccato un nuovo massimo, con oltre 53 mila test effettuati in un giorno.

NELL’ULTIMA SETTIMANA, i casi sono aumentati del 23%. Si osservano tendenze diverse nelle regioni più colpite. In Lombardia ed Emilia-Romagna i casi sono cresciuti meno della media nazionale (18% e 20% rispettivamente). Vanno nel senso opposto il nord-ovest e il nord-est. In Piemonte i casi nell’ultima settimana sono addirittura più numerosi di quelli registrati nella settimana precedente. E anche in Veneto la discesa non è ancora iniziata. Nonostante il gran numero di test, in Veneto il contagio non è sotto controllo.

SUI NUMERI SCOPPIA però un nuovo caso. A sollevarlo sono gli analisti della Fondazione Gimbe e del portale YouTrend, che hanno scoperto il fenomeno dei «falsi guariti» della regione Lombardia. Il problema nasce dal diverso sistema di classificazione utilizzato a livello locale rispetto a quello nazionale. La Lombardia, infatti, comunica alla Protezione Civile il numero di persone positive e rispedite a casa dagli ospedali per osservare un periodo di «isolamento domiciliare». Si tratta di persone malate con sintomi abbastanza lievi da essere curati nella propria abitazione.

Una volta spediti alla Protezione Civile, questi pazienti «dimessi» vengono inseriti tra quelli «guariti» nelle tabelle nazionali. Il risultato è che il numero di guariti appare sovrastimato e quello dei malati è artificialmente ridimensionato, mostrando un quadro più roseo di quello che è in realtà. Secondo gli esperti, si tratta di una distorsione notevole dei dati, perché oltre la metà dei 28 mila «guariti» ufficiali è composta in realtà dai 15 mila malati a casa propria della Lombardia.

IL PROBLEMA ERA STATO già sollevato dalla Fondazione Gimbe. Nonostante l’appello, dichiara il presidente Nino Cartabellotta, «il resoconto giornaliero inviato dalla Lombardia alla Protezione Civile e le modalità con cui questa conteggia i casi rimangono invariati». La responsabilità, tanto per cambiare, è della regione Lombardia che non si è allineata alla classificazione definita dal Comitato tecnico scientifico e rispettata dalle altre regioni.

Come sempre, l’errore nei numeri non riguarda solo la precisione matematica dei dati ma ha conseguenze sanitarie e politiche. «La sovrastima del numero dei casi guariti», spiega Cartabellotta, «condiziona la percezione pubblica sull’andamento dell’epidemia e influenza le decisioni sanitarie e politiche. In particolare, la pianificazione della “fase 2” deve essere informata da dati reali, evitando qualsiasi distorsione che induce decisioni finalizzate a tutelare interessi economici, piuttosto che la salute delle persone».

Finalmente arrivano buone notizie sul fronte delle mascherine protettive. Negli ultimi giorni, la Protezione Civile sembra aver preso le misure al problema e il numero di mascherine consegnate ha raggiunto numeri adeguati al fabbisogno (circa tre milioni di mascherine al giorno). Tra lunedì e giovedì la struttura guidata da Domenico Arcuri ne ha consegnate 17 milioni (più di quattro milioni al giorno) a cui devono aggiungersi quelle fornite direttamente dalle Regioni.

Circa tre milioni e mezzo di queste sono del tipo FFP2, necessarie per gli operatori sanitari che lavorano in terapia intensiva. Purtroppo, i dispositivi di protezione sono arrivati in ritardo rispetto al picco dell’emergenza e i medici continuano a morire. Il lungo elenco delle vittime aggiornato quotidianamente sulla pagina web della Federazione degli Ordini dei medici ieri sera era arrivato a 109 vittime.

* Fonte: Andrea Capocci, il manifesto

 



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