Il Covid cancella il Natale, piazze nelle mani dei prefetti

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Le piazze e le strade a rischio di assembramento potranno essere chiuse in ogni momento della giornata. Lo chiarisce una circolare della ministra Lamorgese ai prefetti, con la quale viene di fatto estesa per tutte le 24 ore la facoltà di chiudere gli spazi urbani, già prevista nell’ultimo dpcm.

Può sembrare un particolare: invece, nella sua scarna essenzialità, la circolare dice sulla fase in corso della crisi e su come la stanno affrontando le istituzioni più di mille conferenze stampa. La realtà è che il governo si muove alla cieca, cercando in ogni modo di spingere la popolazione a chiudersi in casa senza dover ricorrere alla misura estrema: la chiusura delle attività produttive.

Intervistato dal Corsera Conte ha ieri detto chiaramente che la chiusura per fasce è l’ultima chance per evitare il lockdown: «Chi la rifiuta ci porta a sbattere». Quel che non dice è che né lui né nessun altro sono certi che quella strada eviterà il cozzo.

Le stesse chiusure sono oltretutto tanto confuse da perdere parte della loro efficacia. Ieri sera era previsto l’arrivo dei dati aggiornati, sui quali basare la ridefinizione delle zone. La cabina di regia ne discuterà oggi, domani il ministero della Salute dovrebbe decidere. Si può comunque già essere certi che il probabile passaggio di alcune regioni e non di altre in zona arancione produrrebbe una nuova raffica di polemiche.

È di fatto già certa la caduta dell’ultima trincea prima del fortilizio delle attività produttive, cioè il Natale. Il premier lo aveva già fatto capire presentando il dpcm: «Sarà un natale senza cene, veglioni e balli». I «chiarimenti» arrivati ieri sulla interpretazione del medesimo decreto confermano: i mercatini di Natale saranno vietati ovunque, anche nelle zone gialle. Inciderà sulle feste di dicembre anche un secondo passaggio, pur non se non specifico.

È «fortemente sconsigliato», in tutte e tre le zone, portare i bambini dai nonni. Lo si può fare «in caso di estrema necessità» e seguendo sempre lo stesso tragitto. E’ invece consentito visitare e assistere parenti o amici malati non autosufficienti, ma se si tratta di anziani bisognerebbe limitare quanto più possibile. Le seconde case possono essere raggiunte solo se si passa da una zona gialla a un’altra zona gialla. Se le feste fossero oggi significherebbe potersi spostare per le vacanze in quasi tutto il territorio nazionale.

Già la settimana prossima potrebbe non essere più così e a maggior ragione in dicembre. Il Cts prevede il picco di questa ondata per il 21 dicembre: troppo a ridosso delle festività per consentire allentamenti delle restrizioni.

Non si tratta di un sacrificio minore per nessuno: né per le categorie interessate, che secondo Confcommercio perderebbero intorno ai 25 mld, non per i cittadini, perché l’impatto psicologico della chiusura durante le feste sarà inevitabilmente molto più pesante di quanto già non sia, e neppure per il governo. In conferenza stampa Conte aveva cercato di addolcire la pillola: «Se queste misure ci aiuteranno a contenere il contagio credo che qualche spesa in più potremo permettercela».

È probabile che sia così comunque, anche senza contenimento del contagio, ma certo non in misura tale da coprire il possibile danno previsto dai commercianti. Il Decreto Ristori bis, varato nella notte tra venerdì e sabato, prevede uno stanziamento per le situazioni di emergenza che dovessero prodursi, come sarebbe appunto quella del mancato Natale.

Ma non va oltre i 400 mln e si tratta, nella situazione data, di una goccia nel mare. Il nuovo scostamento di bilancio è stato rinviato al momento del varo della legge di bilancio. A quel punto si porrà probabilmente, non per l’ultima volta, il problema di dover pensare a «ristori» ben più cospicui di quelli messi in campo nei due dl Ristori. Soprattutto se, a quel punto, non ci saranno stati ancora segnali di miglioramento sul fronte del contagio

* Fonte: Andrea Colombo, il manifesto

 

Foto di Roberto Cortes da Pixabay



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