Stati Uniti. Esauriti i pretesti, Trump deve cedere alla transizione

Stati Uniti. Esauriti i pretesti, Trump deve cedere alla transizione

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NEW YORK. L’amministrazione Trump è pronta per iniziare il processo di transizione formale con il presidente eletto Joe Biden. Ad annunciarlo al mondo è stata l’Amministrazione dei servizi generali, Gsa. L’annuncio segna il primo passo per riconoscere la sconfitta elettorale del presidente.

Ora Biden e il suo team hanno accesso a un gran numero di risorse, inclusi circa 6,3 milioni di dollari per avviare la prossima amministrazione. A dirlo è stato anche Donald Trump, a modo suo, su Twitter, spiegando che l’addetta alla transizione, Emily Murphy, che si era sempre rifiutata di firmare la lettera che sancisce il passaggio di consegne, poteva procedere per il bene del Paese, e che comunque non era una concessione, visto che ha vinto lui.

«Ricordate, il Gsa è stato fantastico – ha continuato su Twitter ancora ieri – ed Emily Murphy ha fatto un ottimo lavoro, ma il Gsa non determina chi sarà il prossimo presidente degli Stati uniti».

La famosa lettera firmata da Murphy è stata inviata dopo che il Michigan aveva formalmente certificato i suoi risultati elettorali e dopo che diverse cause legali intentate da Trump per ribaltare il risultato del voto erano state archiviate. Venerdì la Georgia aveva certificato i suoi risultati e anche la Pennsylvania si sta avvicinando alla certificazione.

Sono le ultime battute, segno che le illazioni di cospirazione sostenute da Trump e guidate da Rudy Giuliani, sono arrivate al capolinea. Dopotutto, le cause intentate dalla campagna di Trump per ritardare la certificazione delle elezioni sono state archiviate in più Stati proprio perché il suo team legale non è riuscito a fornire alcuna prova di frodi elettorali diffuse.

In questo senso va letto il licenziamento di Sidney Powell, avvocata del team di Trump, che pochi giorni fa aveva imputato la sconfitta elettorale repubblicana a un complotto interstatale comunista ordito da Hugo Chávez e che coinvolgeva Fidel Castro, la Cina e Nicolas Maduro.

Il ripudio di Powell, arrivato per mano di ex alleati come Giuliani, ha aggiunto un dramma indesiderato per il team legale del presidente in un momento in cui sta perdendo un caso dopo l’altro, offrendo una finestra pubblica sulla natura caotica e le tattiche amatoriali della maggior parte dei tentativi di combattere il risultato elettorale. Persone come Powell e Giuliani sono state ospiti frequenti di programmi televisivi conservatori, dove hanno fatto affermazioni false, puntualmente respinte dai giudici su cui la campagna di Trump si è astenuta dal ripeterle perché senza prove.

Powell, anche se non era direttamente coinvolta nei casi presentati in tribunale, è apparsa con il suo team legale alle conferenze stampa fino alla scorsa settimana ed è stata vicina al presidente e a molti dei suoi alleati con la sua difesa enfatica e incondizionata di una serie di affermazioni infondate.

Improvvisamente la campagna di Trump si è accorta di tutto ciò e ha invertito la rotta. «Sidney Powell pratica la legge da sola – si legge in una dichiarazione – Non è un membro del team legale di Trump. Inoltre non è un avvocato del presidente a titolo personale».

Ora che questo capitolo è archiviato, un funzionario di Biden ha affermato che la necessità più urgente per loro è avere accesso ai dati riguardo il Covid-19 e ai piani di distribuzione del vaccino.

Yohannes Abraham, direttore esecutivo della transizione di Biden, ha affermato che l’inizio del passaggio di consegne è stato «un passo necessario per iniziare ad affrontare le sfide che la nostra nazione richiede, incluso il controllo della pandemia e la ripresa della nostra economia». Proprio su questo ieri Trump a sorpresa ha parlato ai giornalisti alla Casa bianca. Appena due minuti, senza domande, per «rivendicare» – con Pence al fianco – il buon andamento delle borse e attribuirlo al suo governo. Ma il sipario si sta chiudendo

* Fonte: Marina Catucci, il manifesto



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