Recovery PlaNET. Movimenti in piazza per curare la società, contro le grandi opere

Recovery PlaNET. Movimenti in piazza per curare la società, contro le grandi opere

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Finalmente qualcuno inizia a dirlo nelle strade oltre che online: il «Recovery plan» carico di miliardi – pochi, in realtà: poco più di 200 in sei anni, in parte da restituire- è interamente guidato dalla triade neo-capitalista «green» di Crescita – Concorrenza – Competizione. Lo sostiene la «società della cura», una rete di movimenti e associazioni nata nei giorni degli «stati generali» farlocchi di Conte nella sua seconda incarnazione di «punto fortissimo di riferimento di tutte le forze progressiste». La rete si è strutturata in tutto il territorio nazionale e domani promuove una manifestazione diffusa in trenta città, oltre che online, per promuovere un denso e strutturato piano alternativo chiamato «Recovery PlaNET». Si tratta di un documento di 46 pagine, è stato presentato in una partecipata assemblea online il 6 marzo scorso, frutto di un percorso di confronto e analisi collettiva di tre mesi da parte di centinaia persone. All’iniziativa di domani hanno aderito circa 1800 realtà collettive e individui. In sé può essere considerato un percorso dal basso che aspira ad essere il più generale possibile, tutto quello che è mancato al governo precedente e non sembra costituire un problema per quello attuale di cui ieri ha elencato sommariamente i criteri di governance evidenziando alcune discontinuità rispetto a quello di Conte.

AZIONI simboliche rispettose delle misure di emergenza sono previste domani, tra l’altro, a Ancona, Aosta, Asti, Campobasso, Fermo, Firenze, Genova, Imperia, La Spezia, Legnano, Lucca, Milano, Padova, Pesaro, Pietra Ligure, Pisa, Prato, Saronno, Sarzana, Torino, Venezia. A Roma si terrà un «Recovery PlanET tour» dalle ore 9,30 fino alle 18.30 che farà tappa all’Ospedale Forlanini, al Rialto-Sant’Ambrogio, al Teatro Valle, a piazza Montecitorio, a Villa Fiorelli, a Piazza Vittorio, all’ex S. Maria della Pietà. Parteciperanno da associazioni e movimenti coalizzate a sostegno di un progetto che spazia dall’agricoltura alla casa, dalla salute al lavoro, dalla digitalizzazione alla scuola e all’università, il Welfare, i trasporti e un cambio radicale delle politiche migratorie.

DAL DOCUMENTO, scaricabile sul sito societadellacura.blogspot.com/p/recovery-planet.html, emerge una convergenza di idee amplissima per un altro modello di società. Partiamo dalla sanità per la quale si rivendica un servizio sanitario universalistico nell’accesso, gratuito perché posto in carico alla fiscalità generale, basato sulla «medicina territoriale partecipativa». Per invertire realmente la tendenza ai tagli, alla privatizzazione e alla concorrenza con la sanità privata occorre rivedere il sistema delle autonomie regionali concorrenti nella gestione della sanità e ripensare l’assistenza alle persone non autosufficienti superando il modello delle Rsa». Sul lavoro «serve un piano straordinario del lavoro per garantire occupazione, a partire da donne e giovani, l’abolizione della precarietà, la riduzione dell’orario a parità di salario, l’aumento delle tutele e della sicurezza, la democrazia reale nei luoghi di lavoro». Per il Welfare, tra l’altro, si richiedono ulteriori risorse « per garantire un reddito di base incondizionato con l’obiettivo di dare dignità e sicurezza alle persone e affermare il principio della giustizia sociale».

SUI TRASPORTI e sulla mobilità il modello è opposto a quello dei commissariamenti e delle «grandi opere» sulle quali si intende strutturare il «Piano nazionale di ripresa e resilienza »: «Occorre – si legge nel «Recovery PlaNET» – un deciso stop a tutte le grandi e piccole opere inutili e dannose, a partire dal Tav in val di Susa, servono pianificazione e investimenti per un trasporto pubblico urbano e pendolare basato sulla gratuità e sulla sostenibilità ambientale».

L’ALTERNATIVA al devastante modello economico ad alto consumo energetico e di suolo è basata sul rifiuto di «tutte le grandi e piccole opere inutili e dannose, a partire dal Tav in val di Susa, servono pianificazione e investimenti per un trasporto pubblico urbano e pendolare basato sulla gratuità e sulla sostenibilità ambientale. Invece di immaginare una crescita di nuovo ispirata al consumo delle città Disneyland e al turismo di massa low cost serve «un piano di risanamento e riqualificazione del patrimonio territoriale, naturale ed edificato; l’avvio di processi di rigenerazione urbana basati sulla ricostituzione di ecosistemi; il sostegno alle produzioni agro-ecologiche e alle attività eco-sostenibili nelle aree interne; la trasformazione del turismo di consumo in turismo eco-socio-culturale». E, visto che si intenderebbe finanziare anche l’industria delle armi, si chiede al contrario la riconversione, una drastica riduzione della spesa militare un modello di difesa esclusivamente basata sul territorio nazionale».

* Fonte: Mario Pierro, il manifesto



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