Parte in Italia la prima causa contro lo Stato per l’inazione sul cambiamento climatico

Parte in Italia la prima causa contro lo Stato per l’inazione sul cambiamento climatico

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E’ in arrivo il Giudizio universale: si prepara il lancio della prima causa legale contro lo Stato italiano per inazione climatica.

Il prossimo 5 giugno oltre duecento ricorrenti tra cittadini e associazioni lanceranno la prima azione legale contro lo Stato italiano per l’assenza di politiche efficaci nella lotta al cambiamento climatico. La causa sarà presentata con un evento riservato alla stampa presso l’Hotel Nazionale di Piazza Montecitorio.
Il gruppo, coordinato dall’Associazione A Sud, accusa lo Stato di non aver fatto abbastanza per mitigare i cambiamenti climatici ed è pronto ad agire in giudizio. L’obiettivo è quello di ottenere una condanna dello Stato per fare in modo che metta in atto una serie di adempimenti in grado di contrastare con forza il surriscaldamento globale. Il lancio della causa è stato preparato da una campagna di sensibilizzazione chiamata evocativamente Giudizio universale: «Il giudizio universale sta arrivando: scioglimento dei ghiacciai, siccità, desertificazione, eventi climatici estremi, estinzione di interi ecosistemi sono solo alcuni dei fenomeni che già oggi si verificano su tutta la Terra. In moltissimi paesi, movimenti e cittadini stanno citando in giudizio Stato, istituzioni e imprese per costringerli ad attuare politiche realmente efficaci. Abbiamo deciso di fare causa anche in Italia. Chiederemo allo Stato Italiano di attuare misure più stringenti per rispondere ai cambiamenti climatici e invertire il processo: se non ci pensiamo noi, nessuno lo farà al posto nostro», denunciano i ricorrenti sul sito della campagna.

La causa arriva dopo il successo delle climate litigation lanciate da diversi gruppi di attivisti in Francia, Germania e Olanda, che si sono concluse con la vittoria dei ricorrenti e la condanna degli Stati, costretti ad innalzare i loro obiettivi di riduzione delle emissioni cilmalteranti.

L’ultima vittoria, infatti, appartiene alla Germania, dove per merito di alcune associazioni ambientaliste tra cui Fridays for Future e Greenpeace, lo scorso aprile la Corte costituzionale ha stabilito che il governo tedesco dovrà rendere ancora più rigida la legge del 2019 che regola la riduzione delle emissioni.

In Italia potrebbe accadere la stessa cosa e attivisti e i cittadini sono già pronti a chiedere ai tribunali di giudicare l’inazione dello Stato. Sul tema del riscaldamento globale esistono ormai delle evidenze scientifiche innegabili e la necessità di agire si fa sempre più impellente: «Secondo i dati recenti delle Nazioni Unite – sottolinea la portavoce di A Sud Marica di Pierri – nei prossimi cinque anni la temperatura media globale del Pianeta aumenterà di altri 1,5 gradi. Vogliamo costringere lo Stato ad intervenire subito: le attuali politiche ambientali sono insufficienti e l’emergenza climatica è sempre più grave. In Europa le climate litigation si stanno diffondendo a macchia d’olio e stanno già riportando vittorie storiche: la nuova frontiera della battaglia contro i catastrofici effetti del riscaldamento globale si gioca nelle aule dei tribunali».

* Fonte: Madi Ferrucci, il manifesto



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