Messico. Impunità per Ayotzinapa: «Sui 43 studenti la bugia è di Stato»

Messico. Impunità per Ayotzinapa: «Sui 43 studenti la bugia è di Stato»

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Con il sesto rapporto il Gruppo indipendente di Esperti interdisciplinari chiude le indagini e denuncia, di nuovo, il ruolo dell’esercito nella scomparsa e, poi, nell’insabbiamento

 

Nei giorni scorsi il Gruppo indipendente di Esperti interdisciplinari ha terminato il proprio lavoro di ricerca della verità per il caso dei 43 studenti desaparecidos di Ayotzinapa. Era la notte tra il 26 e il 27 settembre 2014 quando diverse forze di polizia e del crimine organizzato, con il supporto dell’esercito messicano e della politica locale, attaccarono, a Iguala nello stato del Guerrero, diverse centinaia di studenti della Scuola normale rurale Isidro Burgos di Ayotzinapa.

SEI PERSONE furono uccise, 43 scomparirono. A due mesi dal nono anniversario della terribile notte di Iguala, martedì 25 luglio il Giei ha presentato il suo sesto e ultimo informe con il quale sottolinea come la presunta «verità storica», avvallata dal presidente Enrique Peña Nieto, e demolita passo passo negli otto anni di indagini indipendenti, sia stata costruita con la tortura. E sottolinea come esercito e marina abbiano avuto un ruolo chiave nella vicenda, assieme a quel che oggi si chiama Centro nacional di Inteligencia e che prima si chiamava Cisen.

Quasi metà delle oltre 300 pagine che compongono il sesto rapporto del gruppo, che dipende dalla Commissione interamericana dei Diritti umani, guarda all’operato dei militari, al loro ruolo attivo nella vicenda e alle omissioni nella ricerca della verità. Carlos Martín Beristáin, uno dei due membri del Giei, ha dichiarato: «Le ultime rivelazioni ampliano la prospettiva del caso. Ci sono molti ostacoli che devono ancora essere superati. La sfida è stata monumentale. Il rapporto mostra i diversi livelli di coinvolgimento e responsabilità dei diversi livelli dello Stato nella scomparsa dei 43». Durante la conferenza stampa Beristáin e Angela Buitrago Ruiz hanno ripercorso gli anni di investigazione ricordando l’intreccio tra politica, forze militari e criminali e ribadito: c’è chi sa cosa è successo e perché, ma chi sa non vuole collaborare e ostacola le indagini.

PROPRIO PER QUESTO sarebbe stata costruita la «verità storica» e nel rapporto si legge: «Il Giei ha registrazioni video di interrogatori di detenuti accusati di aver partecipato all’attacco e alla scomparsa dei normalisti, che includono torture. Per anni la partecipazione degli agenti del Cisen ad attività quali arresti o interrogatori è stata occultata.

La gravità di questi eventi ha portato il Giei a chiedere alla Procura di arrestare coloro che sono stati identificati e di indagare su tutte le loro azioni e partecipazione a essi. Nelle registrazioni video degli interrogatori vengono riconosciuti agenti del Cisen, del Seido (Sostituto procuratore specializzato in investigazioni sulla criminalità organizzata) e della marina militare mentre minacciano e torturano dei detenuti indifesi: legati ammanettati o incappucciati».

Il Giei termina annunciando la fine del proprio lavoro perché non ha trovato adeguata collaborazione dalle istituzioni messicane: si è scontrato con un «sistema che avalla metodi illegali e la permanenza dell’effetto corruttivo che distrugge la giustizia, invalida la credibilità e mantiene l’impunità, consentendo ai gruppi al di fuori della legge di continuare a crescere nel potere e nella convinzione di essere parte inamovibile della società, perché non saranno mai perseguiti, al di là della periodica decapitazione di alcuni dei loro capi, sempre rifornendosi e trasformandosi in nuove organizzazioni. Finché questo effetto perverso non diventa visibile, ottenere giustizia in molti casi sarà solo un’illusione, l’accesso alla verità un mito e la riparazione per le vittime un vicolo cieco».

ALLA GRAVE DENUNCIA risponde il presidente Lopez Obrador che, prendendo le distanze dal Giei, sostiene che marina ed esercito stanno collaborando al caso. Beristáin, in conferenza stampa, ha però puntualizzato: «Il rischio che si sta affrontando è che la menzogna sia istituzionalizzata come risposta, il che è inaccettabile».

Indagini e denunce del Giei, assieme alle prese di posizioni istituzionali, dicono che a oggi è impossibile sapere la verità su chi ordinò l’attacco, sul perché e sul cosa è accaduto ai 43 studenti. Impossibile avere giustizia per i giovani morti e desaparecidos della notte di Iguala.

* Fonte/autore: Andrea Cegna, il manifesto



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