America Latina: era la regione più pacifica del mondo, ora la più violenta

America Latina: era la regione più pacifica del mondo, ora la più violenta

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Tasso di omicidi fuori controllo e regimi autoritari sempre più graditi in America Latina

 

Recentemente un video ha fatto tirare un sospiro di sollievo all’Ecuador: un gruppo di sei uomini dietro a una scrivania, l’uomo al centro, nerboruto, barba incolta, polo blu, sguardo fisso in camera annunciava la sospensione delle richieste di pizzo, estorsioni, sequestri, omicidi. L’uomo alla sua sinistra era un poliziotto in divisa, tutti gli altri erano parte delle principali bande criminali dell’Ecuador. Alla fine del video, come prova di “buona fede”, gli uomini consegnano le proprie armi da fuoco, poggiandole sulla scrivania.

Il video è stato girato dentro il carcere di massima sicurezza di Guayas, zona ovest del paese andino. Tra le centinaia di commenti, alcuni speranzosi ringraziano «Dio per aver toccato il cuore di questi uomini», altri, più illuministi, notano che «el pais se fue a la mierda».

QUEST’ULTIMA IPOTESI è sostenuta dai numeri: nel 2022, l’Ecuador ha avuto un aumento di omicidi dell’86% rispetto all’anno precedente, il più alto dell’America Latina. La guerra tra bande nelle carceri ha fatto 419 vittime, in massacri alla Kill Bill a colpi di machete e partite di calcio con teste decapitate, nelle città sono esplose autobombe e cadaveri appesi ai cavalcavia. La sicurezza è uno dei temi centrali della campagna elettorale in corso, il prossimo 20 agosto si vota per le elezioni presidenziali e legislative. Ricoprire un incarico pubblico può essere mortale: dal 2022 ci sono stati venticinque omicidi di politici e funzionari pubblici oppostisi alle richieste delle gang.

L’aumento di potere, impunità e violenza dei gruppi criminali non si limita all’Ecuador. È una tendenza regionale: con il traffico di esseri umani del venezuelano Tren de Aragua, il mondo sommerso delle miniere illegali e delle piste di atterraggio nascoste in Amazzonia, i gruppi criminali brasiliani che commerciano con la ‘ndrangheta, il narcostato del Paraguay, i proventi della cocaina che alimentano l’economia formale, è tutta l’America Latina che se fue a la mierda.

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SECONDO I DATI di Insight Crime nel 2022 gli omicidi intenzionali sono aumentati in molti dei paesi dell’America Latina – anche in quelli tradizionalmente pacifici, come Cile e Costa Rica- e letteralmente esplosi nei Caraibi, in Giamaica e nelle isole minori.

Oggi l’America Latina è la regione col più alto tasso di omicidi intenzionali del mondo, secondo i dati della Banca Mondiale. Ma non è sempre stato così. Al contrario, storicamente è «la regione più pacifica del mondo». Nel XX secolo – scrive il giornalista argentino Caparrós nel suo Ñamérica, summa che punta a cogliere l’essenza della regione – in Europa ci sono stati 85 milioni di morti per cause violente (le due guerre mondiali, le purghe sovietiche, l’olocausto), 100 milioni in Asia con le guerre civili, le guerre d’invasione, le carestie; 15 milioni in Africa con le guerre interne e quelle di decolonizzazione; in America Latina, tra rivoluzioni, dittature, massacri, 2 milioni di persone. È troppo. Ma è anche molto meno del resto del mondo nello stesso lasso di tempo»

Com’è che l’America Latina è diventata la regione più mortifera del mondo? Innanzitutto col mercato della cocaina, che più di molte politiche pubbliche ha modificato le divisioni sociali ricchi-poveri e portato denaro fresco nella regione più diseguale del mondo. In Colombia la cocaina vale il 2% del PIL, più del doppio del valore del caffè. Nel 2014, quando è caduto il prezzo del petrolio, l’aumento delle esportazioni del narcotraffico ha salvato l’economia colombiana. E poi con la privatizzazione della violenza.

«LE GRANDI IMPRESE contrattano gruppi di sicurezza privata per assicurare i loro investimenti, per esempio costruire una miniera o una diga, come nel caso di Berta Caceres in Honduras o agli attivisti ambientali uccisi in Colombia» spiega al manifesto Tiziano Breda, ricercatore dell’Istituto Affari Internazionali, esperto di sicurezza e violenza in America Latina.

Come reagiscono i governi alla violenza? «Ci sono quattro tipi di risposte. L’approccio “alla Bukele” (il presidente di El Salvador, ndr) , è mano dura, sospensione dei diritti civili, eliminazione della presunzione d’innocenza, incarceramenti di massa. È quel che avviene oggi in El Salvador e Honduras» spiega Breda. Una pratica diffusa è la detenzione preventiva, in Paraguay, Bolivia e Venezuela, oltre il 60% dei detenuti è in carcere in attesa di giudizio, secondo i dati dell’Istituto Crime & Justice Policy Research dell’Università di Londra.

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«VI È POI L’APPROCCIO del Cile, rafforzamento dei poteri alle forze dell’ordine, ma anche investimenti in prevenzione dei delitti, repressione e servizi» continua Breda. «L’approccio dell’Ecuador è quello della resa dello Stato, come è avvenuto con la liberalizzazione dell’uso delle armi per difesa personale, approvata dal governo uscente pochi mesi fa. Infine, c’è il modello della Colombia» aggiunge Breda, con riferimento al modello del presidente colombiano Petro, che ha promesso di lasciarsi alle spalle il modello di guerra alla droga per negoziare la «Paz Total» con i guerriglieri e i gruppi criminali. Il risultato più emblematico di questa strategia è la recente firma di un cessate il fuoco da parte dell’Esercito di Liberazione Nazionale (ELN). I

Il Messico «è una via di mezzo tra trattativa con i gruppi armati e repressione» spiega Breda. Nel secondo paese più grande della regione si assiste a una militarizzazione degli spazi pubblici e dello Stato e a una lieve riduzione degli omicidi, trentmila nel 2022.
Oltre alle strategie degli Stati, ci sono quelle delle persone comuni per fronteggiare la violenza. In Ecuador le città si svuotano dopo il tramonto; in Messico sono frequenti i linciaggi, la giustizia popolare impartita al presunto colpevole, nel 2019 ce ne sono stati duecento in tutto il paese.

Tre mesi fa a Buenos Aires un conducente del bus è stato ucciso da alcuni ladri che volevano rubargli gli spicci dell’incasso dei biglietti. I colleghi hanno organizzato una protesta durante la quale hanno preso a pugni il ministro della Sicurezza della provincia di Buenos Aires.

UNA DELLE CAUSE SCATENANTI della giustizia fai-da-te è il ruolo della polizia che in molti paesi è parte del problema e non della soluzione, con pratiche frequenti di corruzione, violenza arbitraria, furti, partecipazione in affari illeciti.

Il recente rapporto di Latinobarómetro mostra il più basso livello di sostegno alla democrazia nella regione da quando viene effettuata la rilevazione. Il 48% dei latinoamericani è convinto che la democrazia sia preferibile a qualunque altra forma di governo, era il 63% tredici anni fa. In tutti i paesi, eccetto Panama, è aumentata la preferenza per i governi autoritari. L’idea «se il governo risolve i problemi, non mi interessa se non è democratico» è condivisa dalla maggioranza dei cittadini di Honduras, Paraguay (68%), Guatemala (66%), Repubblica Dominicana (63%) e El Salvador (63%).

IN QUEST’ULTIMO PAESE, il presidente, Nayib Bukele, ha l’indice di popolarità più alto dell’America Latina, ottenuto grazie ad arresti di massa di esponenti delle Maras, che ha fatto crollare gli omicidi da 1147 del 2021 a 495 nel 2022. «C’è una drastica riduzione della violenza nel Salvador, se le stime verranno confermate chiuderanno il 2023 con un tasso di omicidi a livello europeo. Ma nel lungo periodo è insostenibile: come si fa a tenere in carcere il 2% della popolazione?» si chiede Breda, che per le sue critiche alle politiche del governo salvadoregno ha ricevuto aggressioni in rete.

«Il presidente Bukele ha una grande capacità di comunicare tramite TikTok e Instagram, è supportato da una rete di influencer, i suoi video fanno il giro di tutta l’America Latina, appare come un presidente giovane e senza scrupoli» conclude Breda.
Bukele ha annunciato che si ricandiderà nel 2024, benché la Costituzione glielo impedisca, e i suoi concittadini sono entusiasti.

* Fonte/autore: Federico Nastasi, il manifesto



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