I militari israeliani devono aver lavorato tutta la notte di martedì per completare la loro versione del razzo del Jihad caduto sull’ospedale Al Ahli, e di Hamas che avrebbe mistificato la narrazione dell’accaduto attribuendo la responsabilità a Israele. «Le Forze di difesa israeliane (Idf) – ha detto il portavoce Daniel Hagari – hanno accertato che alle 18:59 (ora locale) una raffica di circa dieci razzi è stata lanciata dal Jihad islamico da un cimitero vicino (all’Ahli)». Secondo l’intelligence israeliana, ha aggiunto Hagari, Hamas avrebbe subito «esaminato le notizie, ha capito che si era trattato di un razzo del Jihad islamico andato a vuoto e ha deciso di lanciare una campagna mediatica globale per nascondere ciò che realmente era accaduto». L’esercito inoltre ha pubblicato la registrazione di quella che ha descritto come una conversazione intercettata tra due presunti militanti di Hamas sul lancio di un razzo malfunzionante da parte del Jihad. La voce di uno dei due presunti membri di Hamas ad un certo punto afferma: «Lo hanno lanciato dal cimitero dietro Al Ma’amadani (l’Ahli, ndr). Non è andato a buon fine ed è caduto (sull’ospedale)».

Con ciò le autorità israeliane ritengono di aver concluso le indagini e di aver definitivamente escluso il coinvolgimento delle Forze armate nell’esplosione che ha fatto a pezzi l’ospedale, uccidendo centinaia di persone. Gli interrogativi invece restano e non sono pochi. Il principale è legato alla potenza dell’esplosione mostrata dalle immagini. I razzi palestinesi pur rappresentando una minaccia reale quando sono indirizzati verso i centri abitati israeliani, non provocano cadendo deflagrazioni tanto ampie e devastanti come quella di martedì a Gaza city. In rete peraltro sono circolate teorie, non verificabili, avanzate da presunti esperti militari che attribuiscono una esplosione di tali proporzioni a una bomba MK 84 in possesso delle forze armate americane e occidentali che poteva essere sganciata da un cacciabombardiere, quindi, solo da un velivolo israeliano poiché Hamas e Jihad posseggono piccoli droni e non jet da combattimento. A queste valutazioni «tecniche» si aggiungono le dichiarazioni del vescovo anglicano di Gerusalemme, Hosam Naoum. Il religioso cristiano ha riferito ai giornalisti che l’ospedale Al-Ahli aveva ricevuto almeno tre ordini di evacuazione dai comandi militari israeliani. Inoltre, sabato scorso, due piani dell’ospedale erano stati danneggiati da un raid aereo. Naoum ha detto che martedì è stata danneggiata gravemente anche una chiesa al centro di un cortile attiguo all’Ahli dove avevano trovato rifugio centinaia di sfollati palestinesi, evidentemente convinti che una struttura ospedaliera cristiana non sarebbe mai stata presa di mira.

Gli sfollati e il resto della popolazione di Gaza sono stati alcuni degli argomenti toccati da Joe Biden e il suo entourage ieri durante i colloqui con Netanyahu e il gabinetto di guerra israeliano. Il blocco totale di Gaza ha messo in ginocchio due milioni di civili che dal 7 ottobre, in ogni momento della loro giornata, devono sperare di salvarsi dalle bombe che piovono dal cielo su strade e case e tentare di procurarsi acqua e cibo. «La scorsa notte (martedì) abbiamo dovuto abbandonare l’edificio dove ci siamo sistemati, assieme a tante altre famiglie. Sono giunte voci di bombardamenti imminenti nell’area dove ci troviamo e siamo scappati via tutti. Le bombe invece sono cadute in altre zone di Deir Al Balah», ci raccontava ieri sera Lubna Akhras, che quattro giorni fa ha abbandonato la sua casa a Sheikh Radwan, nel nord di Gaza di cui l’esercito israeliano una settimana fa ha intimato lo sfollamento. «Mia figlia Amal ed io viviamo nella precarietà assoluta, è difficile trovare cibo e ancor di più acqua potabile. Temiamo di ammalarci».

La scarsità dell’acqua e il fatto che centinaia di migliaia di persone si stiano dissetando con acqua impura, è una delle preoccupazioni principali dell’Oms e dell’Onu che temono il diffondersi di malattie infettive. E non va sottovalutato per la salute dei civili anche l’accumularsi nelle strade di tonnellate di rifiuti di ogni tipo che le municipalità non possono raccogliere.

Aiuti umanitari per Gaza dovrebbero cominciare ad entrare nei prossimi giorni, attraverso il valico di Rafah con il Sinai. Israele ha annunciato che non bloccherà più i rifornimenti in attesa in Egitto ma non consentirà quelli dal proprio territorio finché Hamas non avrà liberato tutti gli ostaggi israeliani (circa 250) presi il 7 ottobre da Hamas. Ieri la cronaca da Gaza riferiva di 30 palestinesi uccisi da un bombardamento nei pressi di una moschea di Nuseirat e di altre decine di morti a Touffah, Jabaliya, Gaza city, Maghraka, Beit Lahiya. Il ministro degli esteri israeliano Eli Cohen non ha escluso che il governo Netanyahu proceda alla annessione del territorio settentrionale di Gaza.

* Fonte/autore: Michele Giorgio, il manifesto