Escalation. Israele assassina in Libano un capo di Hamas
Saleh Aruri era il riferimento delle Brigate Qassam. Tel Aviv vieta ai ministri di parlarne
GERUSALEMME. Di fronte all’assassinio ieri a Dahiyeh, alla periferia di Beirut, di uno dei massimi leader di Hamas, Saleh Aruri, e di altre cinque persone tra cui due comandanti militari del movimento islamico palestinese, qualcuno ora sospetta che il ritiro, cominciato nei giorni scorsi, di una parte dei reparti corazzati israeliani da Gaza, descritto come un cambio di strategia militare, sia avvenuto in vista di una possibile escalation al nord con Hezbollah.
TRUPPE TIRATE fuori da Gaza per un prossimo impiego contro il Libano. Si capirà nelle prossime ore se davvero ci sarà un conflitto vero e non più solo di attrito al confine tra Israele e Hezbollah come quello abbiamo visto da quando è cominciata l’offensiva a Gaza. Ieri sera si è riunito il gabinetto di guerra guidato da Benyamin Netanyahu e in Galilea è stato proclamato lo stato di massima allerta. Da Beirut sono giunte voci di una presunta intenzione di Hezbollah di lanciare razzi su Tel Aviv. In passato il leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah, aveva avvertito: «Se attacchi Dahiyeh, bombarderemo Tel Aviv».
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Si vedrà. Quello che è certo è che ieri Israele non ha ucciso un leader qualsiasi di Hamas. Aruri, 58 anni, non era solo il numero 2 del movimento islamico all’estero e stretto collaboratore del capo Ismail Haniyeh. Era più di tutto il punto di riferimento dell’ala militare, le Brigate Qassam, all’interno dell’ufficio politico di Hamas, con la facoltà di orientarne le scelte sulla base delle decisioni prese a Gaza da Yahya Sinwar (altro obiettivo dichiarato di Israele) e dal capo del braccio armato, Mohammed Deif e dal suo vice Marwan Issa. Aruri aveva vissuto per anni a Istanbul, ma ha lasciato il paese quando Israele ha ricucito i legami con la Turchia. Da tempo viveva in Libano, sotto la protezione di Hezbollah. Era un interlocutore frequente di Nasrallah, segretario generale del movimento sciita libanese.
ISRAELE dopo il 7 ottobre aveva giurato di ucciderlo ma non ha rivendicato il raid. Mark Regev, un consigliere di Netanyahu, ha sottolineato che Israele «non si è assunto la responsabilità di questo attacco» e a proposito di una risposta di Hezbollah ha aggiunto: «Chiunque sia stato, deve essere chiaro: non si è trattato di un attacco allo Stato libanese… Chiunque abbia fatto questo, ha compiuto un attacco chirurgico contro la leadership di Hamas». In Israele però qualcuno non si è trattenuto dal festeggiare. Un deputato importante del Likud, l’ex ambasciatore Danny Danon, ha elogiato le forze armate e l’intelligence per l’attacco a Beirut sottolineando che il Mossad «avrà molto da fare nel 2024», ossia individuare e uccidere altri leader di Hamas all’estero in modo da vendicare l’attacco subito da Israele il 7 ottobre.
«QUINDI periscano tutti i tuoi nemici», ha twittato il ministro delle finanze e leader dell’estrema destra Bezalel Smotrich, citando il Libro dei Giudici. Poco dopo il segretario di gabinetto Yossi Fuchs ha inviato una direttiva ai ministri ordinando loro di non parlare pubblicamente dell’attacco israeliano. In ogni caso, spiegano i media israeliani, questo è il primo vero «successo» ottenuto da Netanyahu in tre mesi di guerra che il premier israeliano userà a scopo politico interno e presso l’opinione pubblica. «Netanyahu probabilmente è molto felice – ha detto l’analista Akiva Eldar – Aveva bisogno di mostrare una sorta di vittoria. Yahya Sinwar è ancora nascosto a Gaza, questo è il meglio che ha potuto fare finora».
Hamas ha reagito alla notizia affermando che l’assassinio di Aruri non piegherà la «resistenza» e «non spezzerà la determinazione del nostro popolo». A Gaza si considera l’attacco di Beirut un «colpo» per il movimento islamico ma non destinato a cambiare le cose sul terreno. «C’è già una guerra in corso, con combattimenti strada per strada, attacchi a soldati e mezzi corazzati israeliani da parte di Hamas, perciò è difficile che possa accadere dell’altro oltre a questo», ci diceva ieri sera un giornalista a Rafah. La posizione di Hamas però potrebbe irrigidirsi sulla questione dei 129 israeliani suoi prigionieri a Gaza. Poco prima dell’uccisione di Aruri, Ismail Haniyeh in un discorso televisivo aveva detto che gli ostaggi saranno liberati solo «alle condizioni della resistenza» in risposta al rifiuto di Israele, riferito da Axios, delle ultime proposte fatte da Hamas.
HANIYEH PERALTRO ieri ha fatto una inattesa apertura nei confronti dell’Autorità nazionale palestinese, rivale di Hamas, affermando la disponibilità del movimento islamico alla formazione di un «governo nazionale» in Cisgiordania e Gaza. In risposta all’assassinio di Aruri è stato proclamato per oggi uno sciopero generale nella Cisgiordania, al quale aderisce anche Fatah il partito guidato dal presidente dell’Anp Abu Mazen.
Prima del raid a Beirut si erano scritte pagine sul cambio di strategia israeliana a Gaza, non più ampia e circoscritta ad alcune zone. Yoav Gallant ieri ha spento le speranze di chi cominciava a immaginare la fine del bagno di sangue costato la vita a 22.185 palestinesi di Gaza, di cui 207 solo tra lunedì e martedì. «La sensazione che stiamo fermando la campagna contro Hamas è sbagliata», ha avvertito il ministro della difesa israeliano aggiungendo che l’offensiva di terra andrà avanti con più forza nel sud, a Khan Yunis. Contro la seconda città della Striscia si è concentrato ieri il fuoco dei carri armati e dei cacciabombardieri. Attacchi con morti e feriti sono scattati anche sui campi profughi di Al Bureij e Nuseirat nella zona centrale e nel nord nel campo profughi di Jabaliya. La Mezzaluna rossa denuncia che le forze israeliane hanno colpito il suo quartier generale a Khan Yunis, provocando diversi morti e feriti tra gli sfollati che vi si rifugiavano. L’esercito israeliano afferma di aver ucciso dozzine di combattenti palestinesi e di aver smantellato i siti di lancio di razzi. Hamas e i suoi alleati del Jihad affermano di aver lanciato bombe di mortaio e razzi anticarro contro le forze israeliane.
È GUERRA anche in Cisgiordania. Ieri all’alba cinque giovani palestinesi sono stati uccisi in un’incursione israeliana nel villaggio di Azzun, est di Qalqilya.
* Fonte/autore: Michele Giorgio, il manifesto
ph by Khamenei.ir, CC BY 4.0 <https://creativecommons.org/licenses/by/4.0>, via Wikimedia Commons
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