Ilaria Salis è tornata in libertà dopo 489 giorni nell’inferno ungherese

Ilaria Salis è tornata in libertà dopo 489 giorni nell’inferno ungherese

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Via il braccialetto elettronico e processo sospeso. L’antifascista attesa in Italia già oggi

 

A 489 giorni dal suo arresto, da ieri mattina Ilaria Salis è tornata ad essere una donna libera. Non era l’ora di pranzo quando due agenti della polizia hanno suonato al portone dell’abitazione di Budapest dove da poco più di tre settimane l’italiana stava scontando i suoi arresti domiciliari e hanno smontato il dispositivo elettronico che aveva alla caviglia, rendendo così esecutiva la decisione assunta dal giudice Joseph Sos.

NEL PROVVEDIMENTO, lungo una decina di pagine in totale, si fa riferimento a una sentenza della Corte di giustizia europea in cui si stabilisce che lo status di parlamentare è da considerare raggiunto dal momento dell’elezione, senza bisogno di aspettare la proclamazione. Così, sull’onda delle 176mila preferenze ricevute nelle liste dell’Alleanza verdi sinistra, Salis ha riconquistato la libertà e potrebbe tornare in Italia già nella giornata di oggi: una grande soddisfazione per lei, uno schiaffo a chi ha passato mesi a ripetere quanto fosse sbagliato politicizzare la vicenda.

LUNEDÌ Ilaria compirà 40 anni e i suoi genitori avevano già comprato i biglietti per andare da lei in Ungheria. Roberto Salis, suo padre, ha però anticipato la partenza e già ieri era a Budapest. «Festeggeremo a casa – ha detto con una certa comprensibile emozione nella voce -, vado a prenderla e la riporto io. Sto cercando di organizzare il rientro il più velocemente possibile. Ho lavorato in sordina, ma non mi aspettavo che venisse liberata già oggi (ieri, ndr). E invece mi ha chiamato l’avvocato ungherese per dirmi che la polizia stava andando a liberarla». Rallegramenti sono arrivati anche dall’ambasciatore italiano Manuel Jacoangeli, che con una nota sottolinea i ringraziamenti ricevuti da Salis «per il grande sostegno sempre ricevuto, a partire dal suo periodo di detenzione in carcere». Il processo all’europarlamentare di Avs ufficialmente è sospeso: proseguirà al termine del mandato a Strasburgo o forse anche prima, anche se appare una strada tortuosa.

L’Ungheria dovrebbe chiedere la revoca dell’immunità acquisita da Ilaria Salis con l’elezione: una decisione che, nonostante i solenni proclami dei portavoce di Orbàn e le neanche troppo nascoste speranze di buona parte della destra italiana, ancora non è stata presa. Nello specifico l’iter prevede che prima di tutti debba essere la procura di Budapest a manifestare l’intenzione di portare avanti il caso. A quel punto la palla passerebbe al governo che dovrebbe a sua volta inoltrare una richiesta all’Eurocamera, che poi verrebbe chiamata ad esprimersi con un voto in seduta plenaria. Anche nell’ipotesi che la maggioranza dovesse decidere di acconsentire all’autorizzazione a procedere, ci sarebbe poi un ulteriore passaggio da affrontare: l’autorità giudiziaria ungherese dovrebbe far arrivare all’Italia un mandato d’arresto europeo riguardo al quale l’ultima parola spetta una corte d’Appello. Quella di Milano, competente per territorio sul caso in questione.

SI TRATTEREBBE degli stessi giudici che il 28 marzo hanno negato all’Ungheria la consegna di un altro antifascista italiano, Gabriele Marchesi, accusato degli stessi reati contestati a Ilaria Salis, cioè l’aggressione di alcuni neonazisti nel febbraio del 2023, quando a Budapest c’era il Giorno dell’onore in memoria delle SS. Il motivo del rifiuto della Corte è da ricercare nella scarsa chiarezza offerta da Budapest sulla situazione delle sue prigioni. Nelle varie lettere scritte dal penitenziario di Gyorskocsi Utca, Ilaria Salis aveva parlato di ambienti angusti e sovraffollati, topi e scarafaggi, condizioni igieniche orribili, cibo marcito e detenuti incatenati. Una condizione divenuta nota al mondo lo scorso gennaio, quando sono state diffuse le immagini dell’italiana che faceva il suo ingresso in tribunale ridotta in ceppi e tenuta al guinzaglio da una guardia.

DA QUI L’INIZIO di una campagna che prima è riuscita (almeno in parte e non sempre con risultati apprezzabili) a ridestare il governo italiano dal suo torpore sulla vicenda, poi è ascesa addirittura al Quirinale, con il presidente Sergio Mattarella che è arrivato a chiamare al telefono Roberto Salis per esprimergli la sua vicinanza. E che infine ha portato alla pioggia di voti raccolti da Ilaria domenica scorsa, contribuendo non poco al successo di Avs. Adesso comincia una storia nuova, quella dell’onorevole Ilaria Salis, esponente della Sinistra europea. Il suo impegno dichiarato sarà prima di tutto sul fronte dei diritti dei detenuti e dell’antifascismo che, come detto proprio al manifesto, lei considera «una cultura viva, sentita e vicina alle grandi questioni di oggi: diseguaglianza sociale, discriminazioni, guerra e cambiamento climatico». La strada della libertà che viene.

* Fonte/autore: Mario Di Vito, il manifesto



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