Il Portogallo dice no agli aiuti europei

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BRUXELLES — Il premier portoghese dimissionario Josè Socrates, ormai avviato ad affrontare le elezioni anticipate, ha rassicurato che il suo Paese «non ha bisogno di un piano di salvataggio» del fondo salva Stati dell’Eurozona, nonostante la speculazione abbia portato i tassi sui titoli di Stato decennali di Lisbona a un livello record del 7,79%in grado di rendere pesantissimo il rifinanziamento del debito pubblico nazionale. Il Consiglio dei 27 capi di Stato e di governo a Bruxelles si è così concentrato sul mega-compromesso sulla strategia anti-crisi, che ha consentito un accordo sul governo comune dell’economia, sul patto per l’euro e sul capitale in contanti del fondo salva-Stati. Il rafforzamento del rigore nei bilanci degli Stati con conti pubblici in difficoltà  sollecita una correzione strutturale del deficit superiore allo 0,5%del Prodotto interno lordo (Pil) nei piani pluriennali da presentare all’Ue nell’aprile prossimo. L’indebitamento pubblico dovrebbe tornare verso il 60%del Pil con tagli annuali di 1/20 della parte eccedente. L’Italia, che ha un debito al 118%del Pil, ha ottenuto la considerazione di «altri fattori rilevanti» (risparmio privato, sostenibilità  delle pensioni, esposizione del sistema bancario) per migliorare la sua posizione. In questo modo a Roma ritengono di poter trattare a livello politico sui tagli previsti, che altrimenti imporrebbero manovre annuali da circa 40 miliardi generatrici di aspre tensioni sociali. Il premier Silvio Berlusconi ha lasciato il vertice senza rilasciare dichiarazioni, ma a Roma hanno gradito l’accoglimento della richiesta tedesca di dilazionare in cinque anni le quote nazionali degli 80 miliardi di euro di capitale in contanti del fondo stabile salva-Stati. L’esborso italiano scende dai sette miliardi da versare nel 2013 (più altri sette spalmati nel triennio successivo) a una rata fissa di circa 2,8 miliardi. Berlusconi ha fatto sapere di aver respinto, su sollecitazione del ministro dell’Economia Giulio Tremonti, il tentativo della cancelliera tedesca Angela Merkel di imporre ulteriori sconti solo a favore della Germania e degli altri Paesi con rating di massima affidabilità  finanziaria (tripla A). La Merkel, che voleva impegni più rigorosi, si è mostrata soddisfatta del compromesso anti-crisi, aggiungendo però un prudente «se siamo ben attrezzati in via definitiva ce lo dirà  il futuro» . Lo scenario appare effettivamente problematico. Il Portogallo, al di là  delle rassicurazioni elettorali di Socrates, potrebbe seguire presto Grecia e Irlanda nella richiesta di aiuti. I sistemi bancari irlandese e spagnolo aprono ulteriori rischi di salvataggi. Dagli stress test sulle banche europee dei Paesi considerati solidi potrebbero spuntare pericolose esposizioni negli Stati in difficoltà . Il summit ha varato verifiche volontarie sulle centrali nucleari in Europa e sanzioni sul petrolio e gas della Libia che promettono incertezze per il settore energetico. Il presidente stabile del Consiglio, il belga Herman Van Rompuy, e quello della Commissione europea, il portoghese Josè Manuel Barroso, si sono detti convinti che la nuova governance dell’economia e il patto per l’euro consentiranno di rilanciare la competitività  e la solidità  dell’Europa. Barroso ritiene che dal 2013 non sarà  necessario il ricorso al fondo permanente salva-Stati con 700 miliardi di capitale. La premier finlandese Mary Kiviniemi ha ottenuto il rinvio dell’aumento dell’attuale fondo temporaneo salva-Stati (da 250 a 440 miliardi), a dopo le elezioni di aprile nel suo Paese, per evitare le proteste delle componenti euroscettiche.


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