Caos a Ventimiglia, la Francia respinge i tunisini

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VENTIMIGLIA – Ajman che dice di avere 18 anni e di avere lasciato a Tunisi solo il ricordo dei genitori uccisi nella rivolta del pane sussurra: «La France est mon seul espoir». Il fatto è che né Ajman, né le altre centinaia di immigrati che si accalcano alla frontiera di Ventimiglia e poi le migliaia ferme a Lampedusa o ancora in mezzo al Mediterraneo, al momento rientrano nelle speranze della France. Ajman e gli altri come lui sono invece pedine di un cinico gioco di scacchi che è in corso tra Sarkozy e il governo Berlusconi. Gioco sintetizzato con sarcasmo da un poliziotto in servizio alla stazione di Ventimiglia: «La Francia si prende il petrolio e a noi ci lascia la solidarietà ». La frontiera di Ventimiglia, che dopo Schengen non dovrebbe più essere una frontiera e invece sembra il check point Charlie della Berlino della guerra fredda, è un osservatorio importante per capire quello che sta accadendo. E quello che sta succedendo è un accalcarsi di disperati nella città  ligure, soprattutto tunisini che vogliono andare in Francia per raggiungere i parenti. Sembra di rivivere la trama del “Cammino della speranza” di Germi, stessa storia protagonisti diversi: i siciliani allora, i tunisini oggi. Arrivano a gruppetti a Ventimiglia e da qui tentano di attraversare la frontiera. «Fino all’altro ieri – dice il questore di Imperia Pasquale Zazzaro – la Francia ne ha rimandati indietro 470». Che, se si prendono per buone le cifre della polizia italiana che parlano di 30 arrivi al giorno dall’inizio dell’emergenza per un totale di un migliaio di persone (ma fonti ufficiali hanno parlato anche di oltre 3mila arrivi), vuol dire che i francesi ne bloccano circa la metà . Basta oltrepassare il vecchio confine sull’Aurelia di ponte San Luigi e una curva prima di raggiungere Mentone e la sua popolazione di pensionati milanesi e torinesi, ecco il primo furgone dei Crs, i celerini transalpini della Compagnie républicaine de sécurité. È un continuo viavai. I sopravvissuti alla traversata dal nordafrica e ai campi di Lampedusa tentano di passare in tutti i modi. In treno con regolari biglietti per Nizza, a piedi lungo l’Aurelia oppure rischiando la vita camminando sulla massicciata della ferrovia a pochi centimetri dai treni. Sono tornati all’opera anche i passeur, pochi italiani e molti nordafricani che ripercorrono i sentieri di montagna aspri e pericolosi resi celebri dai romanzi di Francesco Biamonti. Ma più che per i boschi i passeur agiscono sulla strada nascondendo i clandestini in auto e furgoni. Negli ultimi tre giorni ne hanno già  arrestati tre. In ogni caso sono pochissimi quelli che ce la fanno. I più vengono presi, ammanettati e rispediti in Italia. Rilasciati pochi metri oltre il confine come in un vecchio film di spie, solo molto più triste. Intanto, il sindaco di Ventimiglia Gaetano Scullino, Pdl, contesta i dati della polizia e parla di cento arrivi al giorno e di una situazione che, se è vero che fino ad oggi non ha provocato nessun tipo incidente, è assolutamente a rischio visto che gli arrivi sono destinati ad aumentare e moltiplicarsi. Così i suoi toni sono quelli della Lega: «Questi sono clandestini e vanno rispediti a casa loro. Lo dice la legge». E conclude: «Il sistema-saracinesca inaugurato dalla Francia ci farà  entrare in crisi”.


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