Un palazzinaro contro Obama. L’ultima tentazione di Trump

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NEW YORK – Il primo ostacolo da superare è la fobìa delle malattie. Come fai a diventare presidente degli Stati Uniti se ti rifiuti di stringere la mano agli elettori, o corri a disinfettarti ogni volta che abbracci un bambino nella folla? Donald Trump dovrà  controllare la sua ossessione per l’igiene, se vuole lanciarsi nella gara per la nomination repubblicana. Di certo il magnate dell’edilizia e star televisiva sta facendo di tutto per alimentare il tam tam sul suo ingresso in politica. L’uomo che ha dato il nome al maggior numero di “torri” a Manhattan, si è messo perfino a corteggiare la destra populista del Tea Party. Il finto biondo platinato che ha trasformato il suo presunto talento imprenditoriale in un reality show, penosa caricatura dell’American Dream, pur di eccitare l’America profonda non va per il sottile: «Voglio che Barack Obama ci mostri il suo certificato di nascita». La leggenda metropolitana secondo cui Obama è nato all’estero (quindi è un usurpatore alla Casa Bianca) fa il paio con quella sulla sua religione islamica: sono i due dogmi su cui è pronto a giurare il 38% dei repubblicani più oltranzisti. Molti sono convinti che la candidatura Trump sia una bufala. «Ci sarà  tanta eccitazione sui media – ha dichiarato al New York Times William Grueskin, rettore della Columbia Journalism School – su un personaggio che ha scarse probabilità  di candidarsi, scarsissime di ottenere la nomination repubblicana, e zero probabilità  di vincere l’elezione finale». I Trump-ologi di lungo corso puntano il dito su una coincidenza di date. Trump ha fatto sapere che rivelerà  le sue intenzioni a giugno, guarda caso quando si conclude la sua serie televisiva «Celebrity Apprentice» su Nbc. Da quando ha messo in giro queste voci, Trump ha visto salire l’audience fino a sfiorare i nove milioni di telespettatori a puntata. Le due occasioni precedenti in cui il miliardario dei grattacieli fece parlare di una propria candidatura – nel 1987 e nel 1999 – precedettero di pochi mesi l’uscita dei suoi due libri. Best-seller immediati, anche grazie alla pubblicità  gratuita di tutte le reti tv che avevano “abboccato” all’esca presidenziale. Con meno glamour di Trump ma più sostanza, la settimana scorsa quattro potenziali candidati repubblicani sono andati a corteggiare un elettorato-chiave: la destra religiosa. L’evento si è tenuto nell’Iowa, che è il primo Stato dove si passa l’esame per la nomination (il caucus dell’Iowa è previsto il 6 febbraio 2012, come sempre anticiperà  tutte le altre primarie). 400 pastori dello Stato, tutti appartenenti alle chiese cristiano-evangeliche, si sono riuniti a West Des Moines per formarsi un’opinione sui leader repubblicani. Mike Huckabee, lui stesso un pastore ed ex candidato nel 2008 per la nomination repubblicana, ha assicurato ai fondamentalisti che «l’America combatte una guerra spirituale», e che «Dio ci ha dato il diritto ad avere uno Stato minimo». Newt Gingrich ha rincarato la dose attribuendo alla volontà  divina anche «il diritto a girare armati», ha detto che è dovere dei cristiani combattere lo strapotere dell’Agenzia federale per la protezione dell’ambiente, e che la riforma sanitaria di Obama «è la strada verso la dittatura». A cercare il plauso dei cristiano-evangelici c’erano anche Haley Barbour, governatore del Mississippi, e la deputata del Minnesota Michele Bachmann, che è la più agguerrita rivale di Sarah Palin tra le possibili candidate donne. L’abbraccio della destra religiosa, utile per vincere le primarie dove vota la base militante, può essere fatale nello scontro finale con Obama nel novembre 2012, quando saranno decisivi i voti degli indipendenti di centro. Lo stesso Tea Party ha cercato di mettere l’accento sul suo programma economico – meno deficit, meno tasse, meno Stato – più che sull’aborto o i matrimoni gay. Mitt Romney resta il favorito tra i repubblicani moderati, ma deve far dimenticare che da governatore del Massachusetts approvò una riforma sanitaria molto simile a quella “socialista” firmata da Obama. E per la prima volta nella storia potrebbero esserci due mormoni a contendersi la candidatura repubblicana: oltre a Romney dovrebbe presentarsi Jon Huntsman, ex missionario in Estremo Oriente, e fino a poche settimane fa ambasciatore in Cina. Per conto di Obama, che non smette di coprirlo di imbarazzanti elogi.


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