L’Europa: due settimane alla Grecia per le riforme

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Altrimenti non verrà  sbloccata la quinta rata da 12 miliardi del piano di salvataggio da 110 miliardi, organizzato l’anno scorso dall’Ue e dal Fondo monetario internazionale (Fmi) di Washington con la collaborazione della Banca centrale europea (Bce). Una iniezione di capitali freschi è indispensabile per rifinanziare le scadenze del debito pubblico greco a partire da metà  luglio. Inoltre l’Europa minaccia di non iniziare a trattare sul secondo piano di salvataggio da altri 110/120 miliardi, sollecitato dalla Grecia per l’impossibilità  di far fronte agli ulteriori impegni debitori fino al 2014. Ad Atene si sono resi conto che il primo intervento di aiuti Ue-Fmi-Bce non consente di poter ritornare autonomamente sui mercati per rifinanziare i debiti in scadenza. Il presidente dell’Eurogruppo, il premier lussemburghese Jean-Claude Juncker, ha espresso comprensione per le ragioni sociali alla base delle proteste popolari in Grecia contro le misure di austerità . Ma Juncker ha allontanato lo spettro della bancarotta di Atene dicendosi sicuro che il Parlamento greco «farà  quello che deve fare e noi faremo quello che dobbiamo fare» . A Lussemburgo il neoministro delle Finanze ellenico Evangelos Venizelos ha rassicurato i colleghi dell’Eurozona sul rispetto degli impegni di risanamento perché «costituisce la base condivisa politicamente per la nuova strategia finanziaria e per il nuovo programma in corso di preparazione» . Venizelos ha dichiarato apprezzamento per il contributo richiesto agli investitori privati in possesso di titoli greci, che saranno chiamati ad allungare le scadenze «su base volontaria» riducendo le necessità  di prestiti nei prossimi anni. La disponibilità  dei governi dell’Eurozona a concedere altri 110/120 miliardi fino al 2014, se ad Atene verranno attuate le misure di risanamento, è apparsa ampia. L’orientamento sarebbe di fornire 60 miliardi di nuovi prestiti, 30 miliardi con l’allungamento volontario delle scadenze dei titoli greci detenuti dalle banche e da altri investitori privati, circa 20/30 miliardi provenienti dalla vendita dei beni dello Stato. Il fondo salva Stati dell’Eurozona è stato potenziato per poter prestare fino a 440 miliardi e i titoli emessi a favore di Paesi in difficoltà  non costituiranno crediti privilegiati. E’ stata effettuata una seconda teleconferenza del G7, dopo quella di domenica. Nell’Ecofin è stata poi approvata la nuova governance sul controllo dei bilanci degli Stati, che deve ora essere votata dall’Europarlamento. Dall’Eurogruppo sono trapelati malumori sul primo salvataggio Ue-Fmi, rivelatosi inadeguato. Non aver risolto la crisi in Grecia sta costando caro all’Italia e ad altri Paesi con alto debito, a causa dell’aumento dei tassi d’interesse provocato dalla speculazione sui titoli di Stato dell’Eurozona. A Lussemburgo era presente il direttore del Fmi, lo statunitense John Lipsky, che ricopre la funzione vacante dopo l’arresto del francese Dominique Strauss-Kahn, ma non ha voluto anticipare la disponibilità  al secondo piano di salvataggio. «Sapevamo tutti che la situazione di partenza per la Grecia era molto difficile ed è normale che il programma debba essere ridefinito durante la sua applicazione —, ha detto Lipsky al Corriere, che gli ha chiesto cosa avessero sbagliato nel primo salvataggio —. Stiamo cercando di correggere in corso d’opera il piano varato nel maggio 2010 com’era normale che accadesse» . 


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