Il dollaro va giù e l’euro recupera posizioni, zavorrato da Italia e Spagna

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 Una giornata confusa con i listini europei sulle montagne russe, senza una direzione precisa. Una seduta caratterizzata da una profonda incertezza con l’attenzione rivolta, ancora una volta a Wall Street, e alla questione debito Usa dopo che la nuova direttrice del Fmi, la francese Christine Lagarde, ha messo in guardia dai «gravi effetti di contagio» sul resto del mondo che potrebbero derivare da uno shock fiscale negativo degli Usa. I dati macroeconomici statunitensi non hanno inciso nel rasserenare gli animi visto che all’incremento a sorpresa della fiducia dei consumatori in luglio ha fatto da contraltare il calo delle vendite di case nuove e la flessione a luglio, secondo i dati della Fed, dell’attività  manifatturiera del distretto di Richmond. La Borsa statunitense ha accolto queste indicazioni spingendo il Dow Jones in ribasso di circa mezzo punto percentuale e suggerendo dunque cautela sui mercati europei anche perché in mattinata le aste sui titoli di Stato italiani e spagnoli avevano registrato un incremento dei rendimenti alimentando ancora le preoccupazioni sui debiti sovrani dei cosiddetti «periferici». A Piazza Affari però il rimbalzo, contenuto, dei bancari ha permesso agli indici di viaggiare non lontano dalla parità  per gran parte della seduta: oltre a Unicredit e Intesa, Mps è salita del 2,55%, Mediobanca dell’1,5%, Banco Popolare dello 0,77%. Le ricoperture sul settore finanziario hanno permesso anche a Carige, ieri colpita dal taglio di rating da parte di Fitch, di chiudere con un rialzo dell’1,63%.

Parigi è stata la più penalizzata delle piazze continentali con il Cac 40 che ha archiviato la giornata a -0,66% colpita dalla seduta negativa del comparto auto (-3,2% Peugeot, -2,7% di Renault, -2,5% Michelin), dal crollo di St Microeletronics (-11,3%) e dalla flessione di Eads (-2,2%) che ha sofferto l’apprezzamento dell’euro sul dollaro a causa dell’accordo ancora non in vista tra repubblicani e democratici sul tetto del debito pubblico Usa. Nel resto d’Europa, male Ubs (-3%) che ha trascinato in rosso lo Smi di Zurigo a -0,45%. A Londra, -2,6% di Bp dopo utili trimestrali deludenti rispetto alle previsioni degli analisti: l’indice Ftse-100 ha archiviato le contrattazioni a +0,08%.
A proposito della banca elvetica Ubs, l’amministatore delegato, Oswald Gruebel, ha preannunciato che nell’ambito del piano di ristrutturazione è prevista la cessione di attività  di gestione relative ad alcuni grossi patrimoni statunitensi e il taglio di nuovi posti di lavoro. Il direttore finanziario, Tom Naratil, ha voluto precisare che l’istituto non ha affatto rivisto i propri obiettivi di crescita ma ha soltanto diluito i tempi per raggiungerli. Ma questo non è piaciuto agli investitori. Intanto, nel corso dei una conferenza telefonica, Naratil ha confermato – senza fornire dettagli perché il piano deve essere studiato nel suo complesso – che le riduzione dei costi previste riguarderanno «tutte le categorie e divisioni del gruppo e influiranno sui dipendenti». La stampa elvetica nelle ultime settimane ha anticipato che l’istituto, che a tutto il 2010 aveva in organico circa 65mila impieghi a tempo pieno, si accinge a procedere a un taglio di circa 5 mila posti.
Dal punto di vista delle monete, il dollaro seguita a apparire in difficoltà  con lo spauracchio del default Usa che si avvicina rapidamente: il 2 agosto è infatti la data ultima per un’intesa sull’innalzamento del tetto del debito. L’euro ne approfitta solo in parte e, dopo un picco di 1,4522, è costretto a correggere sul rialzo dei rendimenti dei titoli di Stato decennali italiani e spagnoli registrato nelle odierne aste. L’euro nei confronti delle principali valute trova il sostegno di vivaci acquisti di ricopertura e della liquidità  in uscita dai mercati denominati in dollari. Il dollaro, che è franato sopra quota 1,45 per un euro per la prima volta dal 5 luglio scorso, continua a subire la speculazione di un possibile default degli Usa. Una scossa al mercato è stata data dall’appello ai cittadini lanciato nella notte dal Presidente Usa, Barack Obama, di fare pressione sui loro rappresentanti politici affinché trovino un accorso sul bilancio.
Ma la calma con cui i mercati stanno affrntando il pericolo del default Usa non aiuta il raggiungimento di un accordo sul debito e «aumenta la resistenza» a una soluzione. «La scadenza del 2 agosto non è così rigida come ha indicato il segretario al Tesoro Timothy Geithner«, evidenzia Mohamed El-Erian, amministratore delegato di Pimco, il maggior fondo comune di investimento del mondo. E intanto il tempo passa…


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