Confindustria rivede al ribasso la stima per la crescita 2011: senza riforme altra frenata nel 2012

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I campi da dissodare 
Quelli che Confindustria chiama i “campi da dissodare” sono: semplificazione e sburocratizzazione, accelerazione delle realizzazione di opere pubbliche, liberalizzazioni e apertura del mercato in molti servizi, formazione, efficienza della pubblica amministrazione, contrasto all’evasione, riforma fiscale che allevi il carico sui redditi da lavoro e impresa e lo sposti su altri guadagni e consumi. L’alternativa non é difficile da immaginare: diverebbero necessarie manovre aggiuntive che il Governo stesso – ha ricordato Paolazzi – cifra cumulativamente nell’1% del Pil al 2014, cioé altri 18 miliardi oltre ai 39 scritti nei documenti ufficiali. Il CsC – ha concluso Paolazzi- confida che verrà  effettuato tutto quanto serve e perciò stima per l’anno venturo contemporaneamente un aumento del Pil dell’1,1% e un deficit pubblico ricondotto al 2,8%, a sancire il sostanziale raggiungimento dei target di finanza pubblica”. L’indebitamento quest’anno é atteso al 3,9% del Pil, mentre il debito salirebbe al 120,1% per attenuarsi al 119,8% l’anno venturo.

Le previsioni del CSC 
Nella tabella che segue sono esposte le previsioni formulate dal Centro studi di Confindustria sull’economia italiana (variazioni percentuali)
2009 2010 2011 2012 
Prodotto interno lordo -5,2 1,3 0,9 1,1 
Consumi delle famiglie residenti -1,8 1,0 0,8 1,0 
Investimenti fissi lordi -11,9 2,5 1,6 2,5 
Esportazioni di beni e servizi -18,4 9,1 5,7 5,0 
Importazioni di beni e servizi -13,7 10,5 6,0 4,7 
Saldo commerciale (1) 0,1 -1,3 -1,8 -1,6 
Occupazione totale (ULA) -2,9 -0,7 -0,2 0,6 
Tasso di disoccupazione (2) 7,8 8,4 8,4 8,3 
Prezzi al consumo 0,8 1,5 2,6 2,0 
Retribuzioni totale economia (3) 1,8 2,1 1,7 1,8 
Saldo primario della PA (4) -0,7 -0,1 0,8 2,2 
Indebitamento della PA (4) 5,4 4,6 3,9 2,8 
Debito della PA (4) 116,1 119,0 120,1 119,8 
(1) Fob-fob, valori in percentuale del Pil (2) Valori percentuali (3) Per addetto (4) Valori in percentuale del Pil

Le attese per l’inflazione 
L’inflazione è attesa al 2,6% quest’anno, dice il Centro Studi di Confindustria, rivedendo al rialzo la stima rispetto a dicembre (1,8%) per via dei rincari energetici e dei beni alimentari. I prezzi al consumo, che erano all’1,5% nel 2010, dovrebbero portarsi al 2% l’anno venturo. Contemporaneamente i consumi “continueranno a incedere lentamente: +0,8% nel 2011 e +1% nel 2012. Anche perché le famiglie hanno scarsi mezzi a cui attingere, giacché in questi anni – rileva il direttore del CsC Luca Paolazzi – hanno smentito la loro proverbiale parsimonia, pur di difendere gli standard di vita. Il tasso di risparmio netto é sceso al 6,1% nel 2010; era superiore al 20% all’inizio degli anni ’90”.

Osservando la Bce 
“Se la Bce porterà  al 2,25% i tassi entro fine 2012, gli oneri per interessi pagati dalle famiglie sui mutui risulteranno aumentati di 4,2 miliardi, 1.945 euro a nucleo”. Lo indica il Centro Studi di Confindustria nei nuovi “Scenari economici” presentati oggi a Roma. “Quelli sostenuti dalle imprese – aggiunge il CsC – saranno di 16,7 miliardi più elevati, una volta completato il rinnovo di tutti i prestiti, di cui 6,3 entro l’anno venturo”.

L’occupazione 
Sono 582mila le persone che con la crisi, dal primo trimestre 2008 al primo trimestre 2011, hanno perso il posto di lavoro. Lo dice il Centro studi di Confindustria, secondo il quale il tasso di disoccupazione quest’anno si attesterà  all’8,4% e nel 2012 sarà  all’8,3%. “La prognosi sulla salute del mercato del lavoro non può essere sciolta – dice il CsC – e questa non è una peculiarità  italiana”. La Cig, rileva il CsC, “insieme agli strumenti di flessibilità  dell’orario lavorativo, ha molto attenutato la perdita di posti di lavoro”: la diminuzione della domanda di lavoro avrebbe coinvolto 1,1 milioni di persone. Alla fine dell’anno prossimo, spiegano gli economisti di viale dell’Astronomia, la domanda di lavoro “sarà  ancora inferiore di 840mila unità  rispetto all’avvio della caduta e i posti mancanti risulteranno pari a 453mila. Parte della differenza sarà  costituita da 190mila unità  assorbite dalla Cig, da cui é più difficile tornare all’impiego se si è over-50 o residenti al Sud. Non può essere diversamente con una produttività  che dovrà  recuperare ancora il 2,7% rispetto al picco pre-crisi e un clup che é del 6,3% più alto”. L’occupazione, per il CsC, “potrà  aumentare solo con crescita forte, altra valida ragione per varare presto le riforme già  chiamate in causa dal binomio inscindibile risanamento-crescita”.


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