Dall’interinale un aiuto ai senior

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La mobilità , nel mercato del lavoro, è un eufemismo. È un’espressione morbida per rappresentare una realtà  pesante: chi si trova in quella situazione sta scivolando su una china che, molto spesso, porta alla perdita del posto di lavoro. Se poi è un ultraquarantenne, la speranza di rientrare in gioco alle condizioni precedenti è praticamente nulla.
Ricollocare quindi un lavoratore in mobilità  in fase di sostanziale staticità  del mercato delle professioni, come è ancora il periodo attuale, risulta impresa ardua. Il canale della somministrazione (l’ex interinale), però, oggi si sta rivelando un ottimo veicolo per offrire nuove chance ai lavoratori più deboli. Nel solo primo trimestre di quest’anno, infatti, sono stati 13.644 i lavoratori in mobilità  che hanno ritrovato un impiego grazie alla somministrazione, il 49%in più dell’ugual periodo del 2010.
 Il dato è appena stato raccolto da Assolavoro, l’associazione delle agenzie del settore, e si accompagna ad altri che rendono più benigna l’aspettativa di ricollocazione per chi è in mobilità  Sempre rispetto al primo trimestre dell’anno scorso, infatti, il numero di «missioni» (i contratti stipulati) è cresciuto del 63%, assestandosi a quota 16.107 (in media ogni lavoratore ha fatto più di una missione). Anche il totale delle giornate lavorative è significativamente aumentato (+48%) e ha portato la durata media di ogni missione a 69 giorni, il 19%in più rispetto al 2010. Ma il dato più significativo è quello che riguarda le fasce d’età  normalmente a scarso potenziale di reimpiegabilità : i somministrati con più di 44 anni sono stati 2.798, il 56%in più del primo trimestre dell’anno scorso.
«Senza il canale della somministrazione — commenta il presidente di Assolavoro, Federico Vione — i lavoratori più maturi in mobilità  avrebbero avuto serie difficoltà  a ricollocarsi. E ciò è stato possibile grazie alla sperimentazione avviata con la Finanziaria 2010» . Il riferimento è alla deroga che ha permesso di «affittare» il personale in mobilità  senza rispettare le causali previste dalla legge Biagi, le quali permettono la somministrazione solo «a fronte di ragioni di carattere tecnico, produttivo, organizzativo o sostitutivo» . In altre parole, possibilità  di impiegare ad interim in qualunque situazione aziendale e, quindi, di aprire varchi più ampi per il personale in mobilità . Resta comunque aperto l’interrogativo circa l’effettivo reinserimento nel mercato di questa tipologia di lavoratori.
La somministrazione, infatti, è a tempo determinato e, quindi, possono risultare effimere le percentuali di ricollocamento se alle missioni interinali non seguono in tempi ragionevoli quote significative di stabilizzazioni. «Anche se non abbiamo ancora raccolto dati sulle conferme a tempo indeterminato — rassicura Vione— siamo ragionevolmente ottimisti in quanto è molto probabile che i lavoratori somministrati abbiano proprio le professionalità  richieste dalle aziende, perché si tratta di persone esperte e competenti, messe al margine solo a causa della crisi» .


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