Sul supertreno per Shanghai dove la Cina corre a due velocità 

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A 300 chilometri l’ora la Cina si fa più piccola. Il Paese-continente, esteso quanto l’Europa, da ieri ha accorciato le distanze o, meglio, i tempi di percorrenza. Pechino Shanghai in 4 ore e 48 minuti: le due città , separate da un’antica rivalità  e tanto spazio quanto ne corre tra Milano e Reggio Calabria (1.318 chilometri), ora sono più vicine grazie al Treno dell’Armonia, come è stato battezzato l’equivalente dello Shinkansen giapponese o del Tgv francese: «Hexiehao» , tre caratteri che hanno gonfiato d’orgoglio il governo.
«È una conquista per la Repubblica Popolare — dice il premier Wen Jiabao salendo sul treno inaugurale—. La chiave per ammodernare la nostra rete dei trasporti» . Il Treno dell’Armonia parte in perfetto orario dalla stazione di Pechino Sud, che per design e imponenza ha più l’aspetto di un aeroporto. Dentro, una folla brulicante si accalca verso i binari: famiglie con bambini, giovani professionisti, figli di operai e contadini, che nemmeno immaginano quale Cina ha preceduto questa dei treni superveloci. Almeno fino a quando il proiettile che nei filmati pubblicitari è trasformato in un dragone saettante non lascia la capitale alle sue spalle. Questione di un attimo. Il display che aggiorna in tempo reale la minima variazione della velocità  fa appena in tempo a segnare «300 km/h» e fuori dal finestrino ecco affacciarsi la Cina che non ti aspetti più ma che è lì da sempre: campagne immense coltivate a sorgo e riso, villaggi di case basse e tetti ricurvi, separate da strade di terra infradiciata dalla pioggia, uomini e donne piegati sui solchi, in mano la zappa e niente più. Qua e là  un bue tira un aratro o un carretto. Fuori dai centri urbani la sovrappopolazione, cifra del Paese dai grandi numeri, si trasforma nel suo opposto: «Solo gli anziani e pochi giovani senza arte né parte restano in campagna: del resto, chi vorrebbe vivere lontano dalla civiltà ?» , dice uno studente che non stacca un istante il viso dal finestrino.
Ogni tanto, la linea sopraelevata dei binari attraversa un’autostrada, altro esempio di inserto futuristico fuori contesto, in apparenza estraneo come un trapianto nella vita contadina, da sempre (o almeno fino alle riforme e all’apertura) fondamento della società  cinese. Oggi però contano di più le statistiche, possibilmente da record. La ferrovia superveloce ne è un catalogo: con l’apertura del tratto che unisce le due capitali, quella politica e quella economica, ha proiettato la Cina al primo posto nella classifica dei Paesi che dispongono dell’alta velocità , oltre 4 mila chilometri. Anche l’impegno finanziario è stato gigantesco: il governo ha investito l’equivalente di 23 miliardi di euro e conta di raggiungere Hong Kong entro il 2012 con uno sforzo analogo, peraltro destinato a rimanere in perdita per un tempo ancora imprecisato.
Dunque, tra un anno o poco più, da Pechino si potrà  andare nell’ex colonia britannica in otto ore (contro le 24 circa di oggi). Come dire, attraversare tutta la Cina da Nord a Sud nello spazio di una giornata lavorativa, potendo utilizzare il telefono, i computer e tutti gli aggeggi elettronici che permettono la connessione perenne (vietata in aereo). Qian Feng, 33 anni, reporter per la radio tedesca Ard, è arrivato mercoledì a Pechino da Shanghai (13 ore di treno «normale» ) e ora sta rientrando in meno della metà  del tempo: «Il salto tra ieri e oggi è incredibile— dice—. E, certo, osservare la Cina che si estende qui fuori fa impressione: per il divario di stile di vita e possibilità » . Qian chiarisce: «Il treno superveloce fa un effetto strano, perché amplifica questa sensazione di contrasto. Ma le province povere ci sono sempre state: chi vive a Shanghai lo sa com’è la vita in campagna, soltanto che non la vede scorrere, come un film, al di là  del finestrino» . Meno di cinque ore: Hebei, Shandong, Jiangsu, una dopo l’altra le province orientali mostrano il passato recente, quello dimenticato da chi vive e lavora nei grattacieli.
«È la parte a sud di Shanghai la più progredita» , precisa Zhou Xiadong, 50 anni, un funzionario del ministero dei Trasporti che ha preso il treno «così, per vedere com’era il viaggio inaugurale» . L’alta velocità , aggiunge, «permetterà  di unire ancora di più il Paese, incrementandone lo sviluppo: in fin dei conti, anche in Francia o in Italia ci sono zone più arretrate rispetto ai centri urbani più importanti» . Qiao Taiyang, 63 anni, seduto nella zona «Vip» , a 1.750 yuan la poltrona -200 euro (contro i 100 euro della prima e i 44 della seconda classe) -non ha dubbi: «Questo treno è una meraviglia» . Qiao è un ex generale dell’aviazione e dice di «sentirsi benissimo a viaggiare come un aereo incollato al terreno» .
Sta andando a Shanghai per festeggiare i 90 anni del Partito comunista, fondato il 1 ° luglio 1921 da sognatori che immaginavano di costruire una Cina moderna, certo, ma forse non così. Eppure, Zhu Xuenong, 80 anni, operaio in pensione, seduto accanto alla moglie Liu Zhaodi, 70, non ha nostalgia per il passato egualitario: «In questi decenni i cambiamenti sono stati sconvolgenti. Prima però non era vita: troppo dura» . Sorride mentre il treno entra nella stazione di Shanghai. Spaccando il secondo. Paolo Salom


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