Roma, odissea in quattro ospedali “Non ha niente”. Ma lui muore

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ROMA – È stato aperto un fascicolo in procura per la morte di Giorgio Manni, l’uomo deceduto venerdì a Roma, al Policlinico di Tor Vergata, dopo essere stato respinto per cinque volte da quattro diversi ospedali. Il calvario del muratore di 51 anni, agli arresti domiciliari per droga, comincia lo scorso 4 luglio, quando per un problema respiratorio e un forte dolore ai reni, in ambulanza arriva al pronto soccorso di Subiaco. Da lì viene dimesso con la seguente prescrizione: «Quattro punture al giorno per una lombosciatalgia resistente alle terapie mediche». La situazione non migliora e l’8 luglio Manni torna all’ospedale di Subiaco. I camici bianchi, a detta dei familiari della vittima «seccati», lo invitano a non intasare il pronto soccorso e a proseguire la terapia. Le sue condizioni peggiorano, perde 15 chili in una settimana e ha sempre più difficoltà  a respirare. Così, sei giorni dopo torna in ospedale, stavolta quello di Tivoli.
È la mattina del 10 luglio e lui riceve sempre la stessa risposta: «Lombosciatalgia resistente alla terapia». I parenti non si fidano più e da Tivoli, lo stesso giorno, corrono al Policlinico Umberto I di Roma. E per la quarta volta viene dimesso. L’odissea volge all’epilogo: l’11 luglio va al Cto di Roma e il 12 luglio in codice rosso, cianotico, arriva al pronto soccorso di Subiaco. Inutile il trasferimento al policlinico Tor Vergata; sottoposto a un intervento d’urgenza per un versamento polmonare, muore venerdì.
«Mio fratello urlava “sto morendo, sto morendo non riesco più a respirare, perché non mi ricoverano” – ha raccontato la sorella, Teresa – E noi ci sentivamo impotenti. Ora vogliamo che sia fatta chiarezza». «Per cinque volte – rincarano la dose i parenti – è stato rimandato a casa dagli ospedali a cui aveva chiesto aiuto. Ha implorato di essere ricoverato perché aveva grossi dolori all’altezza dei reni e non riusciva a respirare. Ma in quattro diversi ospedali di Roma gli hanno risposto che poteva curarsi a casa». Oggi sarà  eseguita l’autopsia.
Intanto, oltre alla magistratura romana, a far luce su quanto accaduto ci sarà  la commissione di indagine voluta dalla regione Lazio e l’istruttoria disposta dal presidente della Commissione d’inchiesta sul Servizio sanitario nazionale, Ignazio Marino. E mentre il direttore generale del Policlinico romano di Tor Vergata, Enrico Bollero, si difende – «Non potevamo fare più di quello che abbiamo fatto» – anche il Presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sugli errori in campo sanitario e i disavanzi sanitari regionali, Leoluca Orlando, è intervenuto, richiedendo una relazione alla presidente della Regione, Renata Polverini, sulla morte di Manni.


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