Messico, Grand Hotel carcere

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Il fronte della guerra fra criminalità  e Stato in Messico si allarga. Oggi, come mai era accaduto prima, anche le carceri non possono essere più considerate luoghi sicuri per far scontare la pena ai detenuti.

Come accaduto un paio di giorni fa nella casa circondariale di Nuevo Laredo, a pochi chilometri dal confine con gli Usa. Sette detenuti sono stati uccisi in seguito a una violenta sparatoria scoppiata poco dopo l’inizio di una rivolta, architettata appositamente per permettere la fuga di altri 59 loro compagni. Tutti evidentemente legati alle bande criminali della zona che si contendono le rotte per il contrabbando della droga. Una fuga studiata a tavolino e che ha richiesto l’intervento di qualcuno che non stesse dietro le sbarre.

Qui si aprono due fronti sui quali l’amministrazione messicana dovrà  cercare di riflettere e agire in modo veloce: la situazione carceraria e la corruzione.

Le carceri del nord del paese sono in pessime condizioni. Negli ultimi anni sono diventate sovraffollate per via dei tanti arresti messi a segno fra le gang e i cartelli della droga. Una situazione insostenibile come sottolineano le autorità  di Nuevo Lardo che snocciolando i numeri dell’ultimo week end di terrore fanno sapere che il carcere ospitava 1.200 detenuti, tanti rispetto alla sua capacità  di accoglienza. Non è difficile quindi immaginare come questa situazione fosse sull’orlo dell’esplosione. Come in effetti è avvenuto.

L’evasione di 59 persone, però, mette a nudo una grande negligenza da parte delle autorità  nelle gestione delle carceri. Troppo alto il livello di corruzione di secondini e non. Così alto che le carceri ormai sono considerate quasi degli hotel dai quali è possibile entrare e uscire senza grandi problemi. L’enorme disponibilità  di denaro contante agevola la corruzione e consente di sovvertire il sistema e traslarlo nelle mani della criminalità .

E nell’ultimo caso in particolare il ruolo dei secondini sarebbe stato determinante tanto che sembra che la fuga dei 59 delinquenti sia avvenuta solo grazie ai loro servigi. Per la cronaca è fondamentale sapere che sei addetti alla sicurezza del carcere sono scomparsi nel nulla. Potrebbero essere stati uccisi per vendetta ma l’ipotesi più probabile è che dopo aver aiutato i criminali si siano resi irreperibili. Magari si staranno godendo il sole in qualche spiaggia privata di qualche lussuoso hotel del Paese.

Ma il dramma in Messico, oggi a tutti gli effetti considerato un narcostato, sembra impossibile da arginare. Da gennaio a oggi nelle carceri del nord del Paese sono evasi grazie alla collaborazione dei secondini non meno di 400 detenuti. Fra loro anche spietati killer dei cartelli, oltre a criminali di alto rango. E nel dicembre scorso sempre dal carcere di Nuevo Laredo fuggirono 140 detenuti per quella che viene considerata la più grande fuga di massa dalle galere del nord del Paese.

E i dati che vengono forniti dalle autorità  lasciano a bocca aperta: secondo il calcolo delle denunce, infatti, negli ultimi 15 giorni le rapine a esercizi commerciali sarebbero aumentate quasi del 300 percento. La violenza e la legge del più forte sono la quotidianità  di quest’area del Messico.

 


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