Nuovo sfratto per i rom che occuparono S. Paolo

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 ROMA.Dopo la promessa di una casa e di un lavoro, per i rom che durante la Settimana Santa occuparono la basilica di San Paolo a Roma, ieri mattina sono arrivate le forze dell’ordine. Non erano ancora le otto quando per gli ospiti del centro di accoglienza di via di Torre Branca è giunto l’obbligo di fare i bagagli. Non per andare a vivere in una casa, però, bensì per essere «traslocati» nel centro di accoglienza di via Salaria 971. Lo stesso centro che, per mesi, «abbiamo rifiutato come soluzione valida» ci racconta un capofamiglia mentre trasporta un enorme sacco di plastica pieno di vestiti e giocattoli per bambini. Lo stesso centro di cui l’Associazione 21 luglio, nel maggio scorso, aveva denunciato le «condizioni precarie e lesive dei più basilari diritti dell’essere umano che, peraltro, è gestito dal Comune a fronte di ingenti risorse finanziarie».

Risorse che andranno ad alimentare ancora una volta il business dell’emergenza nomadi: nel caso di via Salaria, le casse dell’Arciconfraternita. Così, senza alcun preavviso, tanto che nemmeno gli operatori della cooperativa Un sorriso che gestisce il centro ne erano a conoscenza, quindici famiglie, in tutto 54 persone, hanno dovuto fare le valigie. E alla lista mancano le altre 15 famiglie che si sono recate in Romania per le «vacanze».
Mentre polizia e vigili urbani si organizzano per lo sgombero, le donne cercano di far fare colazione ai propri bambini. Altri, guardati a vista dalla forze dell’ordine, caricano valigie e sacchi di plastica stracolmi. Molti di loro sono preoccupati perché non sono riusciti a portare con sé tutte le proprie cose. «Non siamo sicuri di poter tornare per recuperarle» racconta una donna intenta a trascinare un pesante borsone. I bambini salutano gli operatori che li hanno seguiti nei mesi scorsi e che «non rivedremo più». Un uomo, uscito di casa con la bicicletta prima dell’avviso di sgombero, scopre che tutte le sue cose sono state caricate sui pullman e che dovrà  trasferirsi dall’altra parte di Roma. Presente sul posto, il Presidente della Commissione Politiche Sociali e Famiglia di Roma Capitale, Giordano Tredicine, esprime invece soddisfazione per l’operazione.
A non essere d’accordo gli attivisti dell’associazione Popìca che hanno seguito le famiglie fin da quando abitavano in un insediamento di fortuna, non molto lontano da via di Torre Branca. «Pur facendo parte di quello che avrebbe dovuto essere un percorso partecipato, con Caritas e a altre cooperative, non siamo stati informati dello sgombero che riteniamo che sia stato effettuato contro la volontà  delle persone ospiti di via di Torre Branca». Ed è stata proprio l’associazione Popìca a divulgare un documento firmato il 18 maggio scorso da Caritas, Popìca e dalla Cooperativa Un Sorriso, in cui, tra i punti, figura l’intenzione di fornire strumenti adeguati al raggiungimento autonomo di un abitare degno, di un reddito dignitoso di istruzione e servizi sociali. Niente di più lontano di quanto accaduto ieri.


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