Grossman: “Abbiamo bisogno di pace la guerra non è il nostro destino”

Loading

PARIGI – «La guerra non è il nostro destino». Con un accorato appello, lo scrittore israeliano David Grossman continua a pensare che esista uno stretto cammino verso la pace, anche adesso che i venti di guerra si sono rimessi forti a soffiare. «Oggi ci sembra terribilmente difficile immaginarlo perché significherebbe trovare dei compromessi dolorosi» racconta Grossman in un’intervista a Libération in occasione dell’uscita del suo nuovo romanzo. I focolai dell’estremismo sono ancora alti, come dimostra il nuovo attentato ad Eilat, ammette lo scrittore. «Ovviamente – continua – ci sarà  sempre il rischio di avere nuovi fanatici da una parte e dall’altra che faranno di tutto per uccidere la pace nascente».
Insieme ad Amoz Oz e Abraham Yehoshua, Grossman è tra i più impegnati intellettuali pacifisti di Israele. «Se saremo abbastanza intelligenti, coraggiosi e fortunati per arrivare alla pace, il mondo sarà  sorpreso di veder come israeliani e palestinesi possono lavorare insieme e utilizzare i loro talenti per cominciare una vita normale. Dico normale – aggiunge lo scrittore – anche se non ho mai vissuto una vita normale». Grossman è convinto che occorra dare ai palestinesi l’occasione di emanciparsi dall’ombra di Israele, crescere senza paura, ritrovando una propria dignità . «Allora potranno mettere tutte le loro energie per costruire la loro nazione, e così anche noi».
Nel colloquio con il giornale francese, lo scrittore ricorda come la violenza sia impregnata nella società  israeliana da oltre due secoli. «Non siamo peggiori di altri popoli, qualsiasi nazione intrappolata in questa situazione farebbe la stessa cosa. Cominci a dividere il mondo tra buoni e cattivi, c’è una demonizzazione dell’altro e un’idealizzazione di te stesso». Grossman ha partecipato alle manifestazioni del movimento degli “indignati” ebrei e arabi contro gli sfratti di Sheikh Jarrah, un quartiere di Gerusalemme Est. «C’è un costante arretramento della democrazia. Un gruppo di ebrei messianici ha sequestrato lo Stato intero. Una piccola minoranza detta il nostro sistema di valori, la nostra politica, il nostro avvenire. La mentalità  delle colonie ha invaso tutto il paese». Ora che la minaccia torna ai confini, Grossman chiede di trovare una via d’uscita. «Non ho fiducia nella buona volontà  dei paesi arabi. Ma l’esercito non può essere l’unico mezzo per restare qui».


Related Articles

La doppia sconfitta di al Qaeda

Loading

Le opinioni del sociologo dell’Islam Renzo Guolo, e del professor Fuad Allam

Prima di venire militarmente colpita con l’eliminazione del suo leader storico, al Qaeda è stata politicamente messa fuori gioco dalle rivoluzioni democratiche del mondo arabo.
Per il presidente Obama, che dopo l’uccisione di bin Laden ha parlato di “un mondo più sicuro”, si apre ora la possibilità  di uscire dall’Afghanistan come vincitore e più in generale di chiudere la decennale fase storica di una politica estera americana basata sulla guerra globale al terrorismo, per aprirne una nuova incentrata sui processi rivoluzionari dei paesi arabi del Nord Africa e del Medio Oriente. Abbiamo chiesto un’opinione al professor Renzo Guolo e al professor Fuad Allam.

A cuatro meses de Ayotzinapa. Reclamos de justicia e impunidad

Loading

Ya han pasado cuatro meses desde los hechos violentos de Iguala del 26 y 27 de septiembre de 2014

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment