La lettera segreta della Bce Il governo: ci siamo adeguati

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ROMA — I diretti destinatari, Silvio Berlusconi e Giulio Tremonti, non commentano. La lettera «segreta» inviata il 5 agosto scorso dalla Bce al governo e pubblicata ieri dal Corriere della Sera, si dice a Palazzo Chigi, è ormai acqua passata. Non se ne è parlato neanche nel corso del vertice del Pdl nella residenza romana del premier, ieri pomeriggio, sostengono. Del resto, si fa intendere, quello che chiedevano Jean-Claude Trichet e Mario Draghi per la finanza pubblica, è stato sostanzialmente fatto. In ogni caso la rivelazione dei contenuti della missiva non modifica i piani del governo, in primo luogo la predisposizione del piano per la crescita, l’altro punto, insieme all’anticipo del pareggio di bilancio, sollecitato dalla banca centrale di Francoforte.

«Alcune delle liberalizzazioni chieste dalla Banca centrale Europea le abbiamo già  fatte, altre sono allo studio nei tre decreti che stiamo preparando e che saranno pronti tra una o due settimane», dice il ministro dello Sviluppo Economico, Paolo Romani. «Il governo si muove sulle liberalizzazioni, sulle infrastrutture, eventualmente le privatizzazioni e sicuramente la semplificazione» aggiunge il ministro.

«Se confrontiamo i provvedimenti presi dal governo da maggio ad agosto — osserva il titolare della Funzione Pubblica, Renato Brunetta — corrispondono al 90-95% delle indicazioni date dalla Bce». Anche per quanto riguarda il costo del pubblico impiego, che la Bce chiedeva di ridurre «anche tagliando gli stipendi». «Noi abbiamo bloccato la contrattazione proprio per far convergere la dinamica retributiva realizzando, senza alcuna riduzione, le indicazioni della Bce».

Maurizio Sacconi, ministro del Lavoro, è addirittura felice che il testo della lettera sia stato divulgato. «Perché dimostra che l’inserimento dell’articolo 8 nella manovra, non era un mio puntiglio. Avevo ragione, nella lettera c’è l’indicazione dell’articolo 18. Tutti quelli che pensavano non fosse vero, hanno potuto constatare che le richieste della Bce erano e sono coerenti con quello che abbiamo fatto» ha detto Sacconi.

Per il responsabile economico del Pd, Stefano Fassina, la lettera «conferma la drammatica condizione di commissariamento dell’Italia determinata dall’inadeguatezza del governo». Il Pd, inoltre, ha chiesto l’audizione in Parlamento di Mario Draghi, ma chi c’è rimasto davvero male è Vasco Errani, presidente della Regione Emilia-Romagna, che lo ha giudicato «un intervento fuori dal proprio ruolo, una lettera assolutamente esorbitante».

Diverse le reazioni dei sindacati. Per Cgil e Ugl le misure richieste da Francoforte e poi adottate dal governo, di fatto, hanno finito per scaricare i costi della crisi sui più deboli. Secondo la Cisl, la lettera della Bce conferma invece che c’è bisogno di far ripartire la crescita, mentre Luigi Angeletti, segretario della Uil si dice pronto a sottoscriverne in pieno il testo.


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