Fondo salva-Stati, vince la Merkel ok del Parlamento al potenziamento

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BERLINO – Per un soffio e grazie al soccorso pur non indispensabile dell’opposizione democratica, Angela Merkel ha superato la prova del fuoco per l’Europa, ha vinto con il sì di quasi tutta la maggioranza di centrodestra il suo giorno più lungo, la battaglia europeista più decisiva. Nonostante i franchi tiratori il Bundestag ha detto sì al rafforzamento del Fesf, il fondo europeo salvastati. Poco dopo, venivano da otto ore di volo di distanza i forti dati positivi dell’economia americana: aumento del Prodotto Interno Lordo, calo dei sussidi di disoccupazione. Il fuoco incrociato ha sedotto i mercati: tutte le Borse europee tranne Londra e Atene hanno chiuso in rialzo, con Milano maglia rosa, a New York salivano Dow Jones e Nasdaq, e l’euro si attestava a quota 1,3627 sul dollaro.
Voto tedesco e dati Usa hanno segnato la giornata. Il Bundestag, cioè la determinante Camera bassa (la seconda, Bundesrat, è la Camera delle regioni, rilevante ma meno di un Senato) ha promosso la scommessa di Angela Merkel: mettere in gioco con garanzie e finanziamenti made in Germany al Fesf più soldi dei contribuenti tedeschi, per salvare la moneta unica senza la cui sopravvivenza il sistema-paese Germania stesso, ha ammonito “Angie”, crollerebbe. Sui 440 miliardi a disposizione immediata del Fesf Berlino da sola ne coprirà  ben 211. E in futuro tutti prevedono che il conto salirà . Poi venivano da Washington dati positivi: il Prodotto Interno Lordo Usa sale dell’1,3% nel secondo trimestre, e secondo fonti Fed potrebbe chiudere l’anno con una crescita del 2% per cento e salire al 3% nel 2012. Mentre le richieste di sussidi di disoccupazione sono scese di 37mila unità  a 391mila, e in Germania la disoccupazione è calata al 6,9%, minimo storico dalla riunificazione.
Segnali positivi dalle due locomotive del mondo libero, festeggiati dai mercati: Milano ha chiuso a più 2,01%, Francoforte a più 1,10, Parigi a più 1,07, Madrid a più 1,32. Negative in Europa solo Londra esterna all’eurozona (meno 0,4) e Atene epicentro della crisi del debito sovrano, a meno 1,53. Oltre Atlantico in salita anche il Dow Jones e il Nasdaq.
Contestata a casa, in crisi d’immagine, Angela Merkel coglie infine una vittoria sul fronte interno nel segno dell’europeismo. Maggioranza risicata, dietro le apparenze: dopo ore di acceso dibattito sotto la cupola vetrata costruita da sir Norman Foster, su 620 deputati federali hanno votato per il sì in 523. Ma di questi, solo 315 erano legislatori dei tre partiti di maggioranza, cioè la Cdu della Cancelliera, la Csu partito fratello cristianoconservatore bavarese, i liberali della Fdp. Più del minimo richiesto (311), ma meno del totale dei seggi del centrodestra. Il resto della valanga di sì l’hanno portato socialdemocratici (Spd) e Verdi per salvare Europa e Germania stessa. La somma degli 85 voti contrari e delle tre astensioni è ben superiore al totale dei deputati della Linke, la sinistra radicale, populista e antioccidentale. Undici democristiani e quattro liberali hanno tradito, cavalcano umori di paura. «Ma l’autorità  della cancelliera esce rafforzata», ha detto Peter Altmaier, l’uomo-chiave del gruppo parlamentare cdu che ha lavorato giorno e notte per piegare i ribelli. «Abbiamo tirato un sospiro di sollievo, gli occhi del mondo erano puntati sulla Germania», ha fatto dire “Angie” al suo portavoce Steffen Seibert. Dall’alleato d’oltre Reno, il presidente francese Nicolas Sarkozy, impegnato anche lui in difficili manovre di tasse e tagli a casa, sono arrivate alla «donna più potente del mondo» le congratulazioni più veloci. Congratulazioni anche dal presidente Napolitano: «La Germania ha confermato la sua vocazione europeista».


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