“La Knox molestata in carcere” da Londra accuse all’Italia

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LONDRA – Dal delitto di Perugia continuano a sprigionarsi misteri, sospetti e veleni. Neanche 24 ore dopo il rientro in patria, Amanda Knox viene tramutata da accusata in accusatrice da uno scoop, vero o presunto si vedrà , di un tabloid inglese: il Sun, che sbatte in prima pagina la rivelazione secondo cui la guardia carceraria Raffaele Argirò tormentava la giovane imputata durante “chiacchieratine” serali in un ufficio della prigione, “era ossessionato dal sesso, voleva sapere con chi l’ho fatto, come lo facevo, ero scandalizzata e sorpresa dalle sue provocazioni”, avrebbe scritto la ragazza in un memoriale dietro le sbarre. Ma l’ispettore penitenziario Argirò smentisce tutto e gli avvocati italiani di Amanda negano che la loro cliente si sia lamentata di lui o abbia anche solo fatto il suo nome. Forse anche per questo, nel corso della giornata, il Sun fa un’apparente retromarcia: mentre al mattino, nell’edizione cartacea, riportava il nome dell’agente carcerario e ne pubblicava la foto, più tardi nell’edizione online fa scomparire nome e immagine, riferendo le accuse a un’anonima guardia. Una bufala giornalistica? Un malinteso? O c’è qualcosa di nuovo? In ogni caso sembra la dimostrazione che il processo di Perugia era, e probabilmente rimarrà  almeno ancora per un po’, qualcosa di più di un procedimento giudiziario: un circo, dove media e giustizia si mescolano in un tutt’uno in cui è spesso difficile separare verità  da fantasia. Ecco cosa il Sun, nella corrispondenza da Perugia di Bob Graham, un giornalista free-lance, riporta dal memoriale attribuito ad Amanda sui suoi rapporti con Argirò: «Mi accompagnava a tutte le visite mediche, due volte al giorno, e la notte mi chiamava al terzo piano in un ufficio vuoto per una chiacchieratina. Quando gli ripetei che non sapevo nulla dell’omicidio di Meredith, provò a farmi parlare di lei e io gli dicevo sempre che era mia amica. Oppure cercava di provocarmi facendomi parlare di sesso. Quando me ne resi conto provai a cambiare argomento. Ero sorpresa e scandalizzata. Sembrava che volesse mettermi alla prova, per capire la mia personalità , per capire se ero un’assassina, come lui supponeva. Voleva sapere con chi ero andata a letto, forse per dare alla polizia i nomi di altri sospetti». Il Sun riporta una parziale smentita del secondino, che dice: «Davo solo una mano nelle indagini, era lei a parlare per prima di sesso». Ma interpellato ieri da Repubblica, Argirò, ispettore di polizia penitenziaria, ex-vicecomandante del carcere in cui era rinchiusa Amanda e attualmente vicecoordinatore del nucleo traduzioni della medesima prigione, smentisce categoricamente, sostenendo di avere solo dato «carta e penna» alla ragazza dopo l’arresto, invitandola a scrivere come erano andate le cose e lei gli avrebbe a quel punto raccontato di avere passato la sera del delitto «a casa di Raffaele, guardando un film e facendo sesso». Tutto qui. Negano pure Carlo Dalla Vedova e Luciano Ghirga, difensori dell’americana: «Amanda non si è mai lamentata del comportamento dell’ispettore Argirò e nel memoriale che ha scritto in carcere non fa mai il suo nome».


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