Francia, Hollande incassa il sì di Ségolène

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Parigi – Sinistra molle contro sinistra dura, un carattere rotondo e incline al compromesso contro uno spigoloso e battagliero, un’allure da notabile contro una veste da militante: Franà§ois Hollande e Martine Aubry si sono sfidati ieri sera in tv a tre giorni dal ballottaggio che deciderà  il candidato socialista alle presidenziali. Più che le proposte, in fondo non molto dissimili, contavano le personalità : domenica, i simpatizzanti socialisti non sceglieranno tanto una linea politica quanto l’uomo o la donna che riterranno capace di battere Nicolas Sarkozy. E dovranno scegliere fra due persone divise da un’inimicizia trentennale, fatta di gelosie, ripicche, dissensi politici, incompatibilità  di carattere. Ieri sera i due hanno cercato di smussare gli angoli, di evitare gli attacchi personali troppo taglienti per poter cantare l’inno dell’unità  dopo il ballottaggio. Non sempre ce l’hanno fatta: la Aubry ha di fatto tacciato il suo rivale di essere molle, lui ha risposto senza mezzi termine: «Non rappresento la sinistra molle, ma una sinistra solida, sincera e credibile».
Hollande è arrivato nello studio televisivo forte dell’appoggio che gli ha dato la sua ex compagna, Ségolène Royal. Un sostegno che potrebbe essere decisivo per conquistare la maggioranza assoluta, ma che non va sopravvalutato: sui blog e nei forum, molti sostenitori della Royal hanno espresso la loro amarezza per questa scelta. Segno che i singoli candidati non hanno il potere di consegnare il loro pacchetto di voti a uno dei duellanti.
I due finalisti si sono così applicati a convincere quel 30 per cento di simpatizzanti socialisti che domenica scorsa hanno votato per i candidati eliminati, in particolare quel 17 per cento che ha votato per Arnaud Montebourg, paladino della demondializzazione, che ha smentito di aver scelto di schierarsi con Hollande, come scrive oggi Libération. Ma è difficile che la scelta degli incerti sia stata facilitata dalle schermaglie sugli sgravi alle imprese, dalle proposte per riformare il sistema bancario o dalla sostanziale unità  di vedute sulle pensioni.
Hollande e Aubry sono stati attenti a non attaccarsi troppo, a non fornire armi alla destra. E di colpo non hanno offerto ai simpatizzanti socialisti spunti decisivi per scegliere sulla base delle proposte. L’unica vera differenza, dunque, resta la personalità . Hollande, pur essendo come la sua concorrente uscito dall’Ena (la grande scuola che forma gli alti funzionari), è più vicino al mondo dei notabili di provincia: è “rotondo”, favorevole a mettere tutti d’accordo, in qualche modo più rassicurante. Non a caso al primo turno ha raccolto consensi soprattutto nei centri più piccoli e nelle zone rurali. La Aubry, è non è certo una sorpresa, è apparsa più spigolosa, più incalzante. Il primo è un politico nel senso più tradizionale del termine, la seconda una tecnocrate che crede nell’azione politica. Gli elettori di domenica prossima, probabilmente, sono rimasti con i loro dubbi: il dibattito di ieri sera non ha fatto emergere un vero vincitore. Un esito che non dispiace certo a Hollande, che resta il favorito.


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